Una Francesina condizionò l’impero ottomano Alla fine del settecento, una giovane e nobile fanciulla, Aimèe Dubuck de Rivery, cugina della Joséphine futura moglie di Napoleone, si imbarcò per tornare dal convento francese dove aveva studiato alla Martinica dove risiedeva la sua famiglia, ma, dopo varie vicissitudini di viaggio, equipaggio e passeggeri della nave furono catturati da corsari algerini che , come spesso succedeva, fecero omaggio della giovane e bella fanciulla al sultano Abdul Hamid I. Doveva avere notevoli capacità di adattamento e di realismo la ragazza, che nel 1783, diede alla luce un figlio, Mahmud, con gran gioia dell’anziano sultano che aveva già un altro figlio, ma che, grazie all’intelligenza e alle astuzie della francese che divenne la favorita, venne trascurato, così come sua madre. Mahmud venne allevato con grande amore e, per desiderio della madre, educato dai migliori precettori francesi. Ma, secondo una feroce consuetudine, uno dei due pretendenti al trono doveva essere eliminato e Aimèe riuscì a proteggere suo figlio anche assumendo guardie fidatissime. Quando il sultano morì, Mahmud riuscì a sfuggire per poco al suo assassino e, dopo vari sconvolgimenti a palazzo, venne riconosciuto sultano. L’affetto, l’ammirazione e la riconoscenza di Mahmud per sua madre, donna colta, fece sì che essa divenne sua ascoltata consigliera e, pur nei limiti dei costumi tradizionali, donna potente. Anche grazie a sua madre, il sultano è passato alla storia come un grande riformatore e la cultura francese venne conosciuta in Turchia. Anni dopo. Malgrado una violenta tempesta notturna, due incaricati del sultano riuscirono ad attraversare il Corno d’Oro, sbarcarono a Pera e bussarono alla porta di una grande casa porgendo un messaggio con il sigillo imperiale per chi la dirigeva e che, in ossequio al messaggio ricevuto, li seguì e fu accompagnato al palazzo del sultano fino in una stanza arredata con tapezzerie di seta e magnifici tappeti. Lì l’uomo vide su un letto una donna morente e a fianco un uomo stordito dal dolore, il sultano Mahmud. Che disse alla madre: «Desideravi morire con il conforto della religioni dei tuoi avi, che il tuo desiderio sia esaudito». L’uomo era il superiore del convento dei Cappuccini, frate Cristoforo, che nulla raccontò in convento della sua avventura notturna. Chi avrebbe potuto credere a un Cappuccino che raccontava di essere stato nell’Harem del sultano ? (Da «I signori del Corno D’Oro»  di Noel Barber - Mondadori)    Ettore Falconieri    twitter@falconierettore    Inserisci i tuoi commenti su - The Web Park Speaker's Corner su facebook Tutta la verità sull'Italia in un Pamphlet che altri editori avrebbero voluto pubblicare ACQUISTA! Ettore Falconieri, genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato Il RITORNO DEI LUPI (Lombardi), una novella filosofica e ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti (Archinto). In I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro (SeBook ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI». Nel 2009 Ettore Falconieri firma un nuovo eBook/ExLibris: «Non ci siamo annoiati» (Simonelli), la saga di una grande famiglia italiana nell'arco di quattro generazioni.