«Passato è Celentano, odo augelli far festa...»
Sì, cari amici, è proprio così. Passato lo show di Celentano, nel nome di "via l'uno sotto l‚altro", arriva Benigni, che prima di apparire sui teleschermi si premura addirittura di indirizzare una lettera a tutti gli italiani. La lettera inizia così: "con immensa allegria e col cuore che cinguetta come un fringuello appena nato, domani in diretta su Raiuno, staremo un paio d'ore insieme..."
Beh, devo dire che cinguetterei anch'io se mi intascassi l'assegno che sicuramente gli staccherà la nostra Rai. Tutti cinguetterebbero.
Ma la cosa che mi ha stupito è quella lettera indirizzata a tutti gli italiani. La lettera inizia proprio così: "Cari Italiani...".
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Ma dai! Il fatto è che abbiamo perso il senso della misura e mentre i padroni del video stanno perdendo il senso della misura, i padroni della Rai stanno perdendo il senso del buonsenso. Basta essere famosi per entrare automaticamente nella casta dei privilegiati. Clamoroso anche il recente caso di Valentino Rossi, che parla agli italiani attraverso il telegiornale. Ma la legge non è uguale per tutti? E quanti "signor Rossi" ci sono in Italia che avrebbero qualcosa da dire o da recriminare? Perché loro non possono usufruire di certi spazi che invece sono regalati a quanti, con tutti i denari che intascano, potrebbero pagarsi mille avvocati per difendere i loro interessi?
Ragazzi, non ci siamo più!
La fama e il successo inducono deliri di onnipotenza e compiono il miserello miracolo di trasformare tutti in predicatori. Celentano predica, Benigni predica... Ma una volta le prediche non erano di competenza dei preti?
Il Molleggiato se l'è presa con gli architetti e non è certo la prima volta che qualcuno si scaglia contro questa categoria. Il grande Gustave Flaubert nel suo "Dizionario dei luoghi comuni" scrive: "Architetti. Tutti imbecilli. Fanno le case e si dimenticano sempre le scale".
Magari esagera un po', ma è pur sempre un giudizio di Flaubert, che Celentano non conoscerà nemmeno.
Probabilmente lo confonderà con Flobert, il fucile da caccia, contro la quale il Molleggiato si scagliò durante un altro suo pubblico intervento predicatorio scrivendo anche senza accento la terza persona del verbo essere. E finché le prediche ci giungono da pulpiti del genere possiamo stare tranquilli.
Ma torniamo a Benigni e ai suoi monologhi danteschi che vengono scambiati per cultura nazionalpopolare. Non credo, infatti, che il pubblico che ha ascoltato Benigni, una volta spento il televisore prenda in mano la Divina Commedia e vada a rileggersi un canto. Sono più disposto a credere che il pubblico di Benigni ricordi soltanto le battute contro Berlusconi. Sarà cultura anche questa ma non è sicuramente una cultura dantesca. E a proposito di Dante voglio ricordare che qui nella mia città (Ravenna) è in atto da settembre la lettura integrale della Commedia. Già questa lettura era stata proposta da Vittorio Sermonti grazie a un'idea di Walter Della Monica, che riuscì a organizzare nell'arco di tre anni cento serate dantesche in San Francesco, la basilica dove nel settembre del 1321 si svolsero i solenni funerali del Poeta. E oggi l'esperienza continua, in silenzio e in un clima discreto e ogni lunedì, alle sei di sera, alcune persone si ritagliano un po' di tempo per andare ad ascoltare la lettura e il commento di un canto organizzati dal Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna. Ma nessuno ne parla. La cultura fatta seriamente, infatti, non fa notizia.
In compenso la nostra televisione oggi ha dedicato servizi ai flirt della Naomi Campbell per illuminare d'immenso le nostre povere anime. E pensare che anche Naomi è nata in un 22 maggio, come me e come Richard Wagner (1813), Arthur Conan Doyle (1859), Giacomo Matteotti (1885), Laurence Olivier (1907) e Charles Aznavour (1924), che troverete citato nel mio ultimo libro Una canzone al giorno edito dal nostro Luciano Simonelli.
E a questo punto mi è venuta in testa un'idea: perché anch'io non scrivo una lettera agli italiani?
Cari italiani, in questi giorni è uscito il libro Una canzone al giorno. È un viaggio fantastico attraverso il mondo delle sette note, che rimbalzano allegre su un pentagramma delimitato dal 1955 e dal 1965. Vi troverete di tutto, perfino scienza e filosofia. E qualche quiz per saggiare la vostra memoria.
Ma la lettera non sarà sufficiente.
Sto pensando, infatti, di scrivere alla Rai per chiedere uno spazio del telegiornale. Se lo hanno concesso al signor Rossi lo concederanno senz'altro anche a me. Sennò la "par condicio" diventerà "dispar condicio". E in Italia, si sa, siamo tutti uguali. O no?
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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