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Ravenna, 6
Febbraio 2007
"Ci sono 3032 ex parlamentari che ricevono una pensione fra i 3 e i
10mila euro lordi al mese Costo totale?
147milioni di euro
nel 2006".
Dopo
la telecronaca dei funerali dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, la
nostra tivù ha voltato pagina e ha mandato in onda la pubblicità con il
bel faccione di Valentino Rossi che invita tutti alla velocità. Povero
Valentino!
Anche lui è una vittima inconsapevole di questo brutto sistema che
lo costringe a “vendersi” e a fare pubblicità per far quadrare il suo
magro bilancio mensile. E mi vengono in mente anche Totti e Gattuso,
suoi compagni di sventura, anche loro costretti a far pubblicità per
poter arrivare decentemente alla fine del mese. Poveracci, davvero!
L’ispettore di polizia Filippo Raciti, invece, non ha mai fatto
pubblicità alla tivù e di fronte al suo stipendio i grandi campioni
dovrebbero provare, quanto meno, un brivido di vergogna. E qui voglio
citare l’incipit di un articolo apparso su Il Giorno, Il Resto
del Carlino e La Nazione di sabato 3 febbraio a firma di
Mario Caligiuri a commento dello stato di inagibilità di certe caserme
dei nostri Carabinieri: “Ma vi sembra possibile? Un carabiniere scrive
Caligiuri - che guadagna poco più di mille euro al mese deve mettersi
sull’attenti quando passa un parlamentare che solo di pensione ne
guadagna sproporzionatamente di più? Non ci sono i soldi per aumentare
gli organici delle forze dell’ordine, che gli italiani apprezzano come
dicono tutti i sondaggi, mentre si trovano milioni di euro per stipendi,
giornali e prebende di chi dice di rappresentarci?”.
Il professor Caligiuri fornisce anche delle cifre, che dovrebbero
essere sbattute senza misericordia sulle prime pagine di tutti i
giornali: “ci sono 3032 ex parlamentari che ricevono una pensione che
oscilla da 3 a 10 mila euro lordi” e che il tutto “ha comportato, solo
nel 2006, un enorme buco previdenziale di 175 milioni di euro”. Ma forse
questa è solamente, come si dice, la punta dell’iceberg. E ciò “alla
faccia delle forze dell’ordine e dei milioni di pensionati a 500 euro al
mese”.
Mi vengono fatte queste considerazioni mentre ho davanti agli occhi
lo sguardo stupito del figlioletto di Raciti nel gran bagno di folla
all’interno della chiesa dove sono celebrati i funerali del suo babbo.
Ma non posso separare quella immagine dalle accorate parole della figlia
e dalla compostezza della moglie che ha dato a tutti noi una lezione
straordinaria di stile. La dignità non si compra e questo bisogna dirlo
a tutti quelli che si dannano l’anima per guadagnare soldi e ancora
soldi e fortissimamente soldi. Bisogna dirlo ai nostri campioni
miliardari, ai nostri parlamentari e a quanti sono responsabili di un
sistema che permette un tale stato di cose. C’è qualcosa che non torna
in questo strano sistema, in questo mondo popolato da un esercito di
padri Zappata, quelli cioè che predicano bene ma razzolano male. Oggi
l’indignazione ha frenato la corsa del pallone sull’erba degli stadi. Ma
quando riprenderà a ruzzolare ci si dimenticherà di tutto. Ne sono quasi
sicuro.
Siamo un paese fatto così, un paese dove ci sono le leggi, ma dove
si fatica ad applicarle. “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”
(Purgatorio, XVI, 97). Se lo chiedeva il sommo Dante. E dunque è una
vecchia storia.
Apro la tivù e fra un programma e l’altro mi saluta il sorriso di
Pippo Baudo, che in questi giorni dall’alto della sua autorità ha dato
suggerimenti perfino al Papa su come fare il Papa. Così parlò Pippobaudo
I, che manda oggi questo messaggio al popolo italiano: “Mai come quest’anno
si è sentita tanta voglia di Sanremo!”. Ed ha proprio ragione.
Da dodici mesi, esattamente dall’ultima edizione dello scorso anno,
non sapevo darmi pace e la notte non dormivo pensando al prossimo
festival della canzone. Contavo i giorni.
Ma ora che finalmente Sanremo è alle porte, tiro un sospiro di
sollievo e sono davvero felice.
Mai come quest’anno sono stato così felice e mai come quest’anno ho
avvertito così tanta voglia per questo Sanremo.
Una voglia palpabile, che si mescola con l’aria di questo tiepido
inverno e che sicuramente fa onore al nostro paese. E’ bello, cari
amici, sentirsi italiani, specie quando il nostro petto è infiammato da
sentimenti di così alta nobiltà. La luna in queste notti illumina stadi
deserti. Attorno allo stadio di Catania ci sono ancora i segni di una
battaglia senza senso. Ho di fronte agli occhi le lacrime che le
telecamere indiscrete sono andate a scovare sui volti della gente, per
condir meglio lo spettacolo del dolore.
Mai come quest’anno, davvero, si è avvertita nell’aria così tanta
voglia di Sanremo.
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
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