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Firenze, 27 Febbraio 2015

Tre Mesi Dopo...

Questo è un articolo che l'Autore ha cominciato a scrivere il 27 Novembre del 2014 ma è riuscito a completarlo soltanto oggi. Scoprite perché leggendolo fino in fondo.

In questi giorni di tipico ‘autunno caldo’ con manifestazioni, cortei, assemblee varie e vigorose minacce di sciopero generale ho visto sbandierare cartelli con quella che, per me, è una delle massime idiozie sindacali: “Renzi sta con i padroni”. E con chi pretenderebbero che stia, con chi non è in grado di creare nuovi posti di lavoro?
Oggi, per risollevare l’Italia (ammesso che ci si possa riuscire) serve soprattutto rimettere un po’ di soldi in tasca agli italiani ed a chi è in grado di creare nuovi posti di lavoro abbassando ogni tipo di imposta e non inventandone surrettiziamente di nuove come il ventilato,e poi sembra rientrato, canone RAI in bolletta; e sono certo che, poi, gli italiani metteranno nuovamente in moto i loro cervelli e si toglieranno dagli impicci chiunque ci sia al governo.
Ho già detto (rfl. n° 124) che i sindacalisti di oggi hanno dimenticato l’insegnamento di Giuseppe Di Vittorio che difendeva col pugno di ferro gli interessi dei lavoratori ma guardandosi bene dall’attaccare senza motivo chi fosse in grado di creare o fornire quello che andava protetto con ogni mezzo: il “lavoro” appunto; ho messo la parola lavoro fra virgolette perché sia ben chiaro che, per me, si tratta di un bene superiore. Invece l’apparente cecità degli attuali sindacalisti ritengo possa essere causata dal velato tentativo di iperproteggere la propria ‘vecchia guardia’, in altre parole il cercare di tener lontani quei giovani che, più informati e non ossequienti, potrebbero minare le antiche regole di lotta al ‘padronato’. Ma forse tali ‘guide’ non hanno ancora metabolizzato il fatto che è passato più di mezzo secolo e che, nel frattempo e con la velocità con cui cambiano le cose, la società è radicalmente cambiata e che quelli che allora erano gli ‘operai’ da difendere da qualche datore di lavoro disonesto oggi, con casa, posto di lavoro e stipendio, fanno parte a pieno titolo della media borghesia vessata dalle tasse.
Comunque, se non vado errato, il grande sciopero tanto pomposamente fissato per il 5/12 (data la cui serietà aveva fatto almeno sorridere quasi tutti) è stato spostato (forse per riuscire ad attrarre, tanto per far gente, qualche altra sigla sindacale che mi auguro non abbocchi) di sette giorni in modo da non uscire dalla regola del ‘ponte’. Ma quello che non riesco a comprendere è soprattutto quale sia, al giorno d’oggi, la validità di uno sciopero: che ci siano per strada mille, duemila, diecimila scalmanati più o meno urlanti ed agitanti bandiere rosse, gialle ,verdi o blu ritengo serva a ben poco più che a dar ossigeno ai telegiornali che possono far scorrere un po’ di tempo con commenti, di solito innocui, più o meno di parte. Così non si difende il “lavoro”, si dà solo modo ai soliti teppisti che si infiltrano in ogni manifestazione dotati di caschi o passamontagna (non hanno il coraggio di agire a viso aperto) di incendiare qualche cassonetto e di cercar di litigare con le forze dell’ordine.
E così il ‘jobs act’ è passato alla Camera ma l’evento ha causato tali ‘mal di pancia’ nella sinistra PD che diversi commentatori di svariate testate danno già per scontata la scissione del partito. Io credo che ciò abbia ben poca probabiltà di avverarsi principalmente perché ritengo che certi vecchi volponi della politica appartenenti a quella parte, anche se ossessionati da arcaiche ideologie, abbiano ormai capito che un partito di ultrasinistra, comprendente ovviamente Vendola e compagnia bella, abbia ben poche probabiltà di affermazione elettorale. E quindi sarà per loro assai meglio restarsene seduti dove sono, ossia in un partito per ora di maggioranza, a dire la loro, magari urlando che un atteggiamento socialdemocratico è di ‘destra’, almeno fin che il popolo seguiterà ad eleggerli.
Mi ha portato a questa conclusione anche il deludente risultato delle elezioni in Emilia-Romagna ed in Calabria laddove si sono sì insediati due presidenti PD i quali però, fra astensionismo e voti ottenuti, possono contare su percentuali di fedeli elettori inferiori al 25% ed addirittura ancora più basse nel caso della ‘roccaforte rossa’ Emilia-Romagna.
Però, anche se per immediata convenienza gli appartenenti alla sinistra PD non scinderanno il partito, questo non vuol dire che non useranno ogni loro possibilità per ostacolare il lavoro del governo, tutt’altro: se battuti anche al Senato cercheranno di usare il sottobosco della burocrazia, fra decreti di attuazione ecc., per almeno ritardare l’effettiva entrata in vigore delle leggi utilissime per l’Italia ma che tanto li sconvolgono. Quindi il Presidente del Consiglio dovrà porre molta attenzione e tenere gli occhi ben aperti per evitare possibili trabocchetti provenienti dal suo partito.
E questo mi porta a spendere qualche parola sull’ex...

* * *

Avevo scritto quanto sopra la sera dello scorso 27 novembre in attesa di completarlo il giorno successivo ma sfortunatamente in quel pomeriggio mi si è rotto il femore destro e, cadendo per terra, per completare l’opera, mi si è fratturato anche l’omero destro.
Non sto a dilungarmi sulle mie vicissituedini ospedaliere: il fatto è che oggi, circa alle ore 11 di tre mesi dopo, sono riuscito, pesticciando un po’ col girello e poi sedendomi sulla seggiola a rotelle, a raggiungere il computer e così eccomi di nuovo. Ma non mi faccio troppe illusioni: sono in dimissione protetta in attesa di esami esterni dopo di che dovrò di nuovo passare dal letto di casa a quello dell’ospedale per vedere di giungere a capire, se possibile, quale sia la vera causa di quanto mi è capitato e prendere gli opportuni provvedimenti.
Di quanto avvenuto durante il mio lungo periodo di permanenza a letto ho solo vaghi ricordi ma alcune cose mi hanno colpito come, per esempio, il rientro delle due benefattrici italiane rimaste a lungo prigioniere bendate nelle mani dei fondamentalisti islamici.
Innanzitutto mi ha un po’ indisposto l’osservare come abbiano ostentatamente tenuto il cappuccio sulla testa e lo sguardo a terra scendendo dall’aereo ricevute dalle autorità; e lo stesso comportamento hanno tenuto a casa durante le interviste televisive: sempre sguardo a terra tranne, per un attimo, un sorriso di una delle due subito smorzato. In conclusione, non vorrei aver riportato a casa, a caro prezzo a quanto si dice, due convertite all’Islam, mediante lavaggio del cervello, durante la loro sufficientemente lunga prigionia.
Durante un precedente rientro a casa ho assistito dal letto al colpo di mano di Renzi che ha portato all’elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica.
Hanno descritto il nuovo Presidente come uomo semplice e di poche parole: una specie di acqua cheta insomma ed in effetti il discorso fatto alla presenza dei rappresentanti di tutte le forze politiche, tranne Salvini e Grillo, mi è apparso semplice, schematico e completo. Ma, a mio modo di vedere, Renzi deve stare ben attento a non sgarrare perché, secondo il vecchio proverbio, le acque chete rovinano i ponti.
A proposito di Renzi, ho sentito ieri sera che viene contestato dalle opposizioni, compresa quella interna al suo partito, a causa dell’eccessivo uso di decreti legge pur di portare avanti le riforme ritenute utili per il paese: devo dire che, secondo me, fa bene a tirare avanti per la sua strada purché non si innamori del potere trasformandosi in un piccolo dittatorello socialdemocratico: non credo che un atteggiamento del genere piacerebbe all’elettorato italiano.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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