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Firenze, 14 Novembre 2014

Come cani
che ringhiano
e mostrano i denti...

  Ritengo che, da quando è a capo del governo, questo sia per Renzi uno dei momenti più difficili:
1) non può ridurre la spesa pubblica poiché, si voglia o non si voglia, dovrebbe mandare a casa una grossa fetta di quel 40% di elettori che lo hanno ‘catapultato’ nella posizione che ora occupa (infatti a causa, a partire dal PCI, della continua silenziosa occupazione a ‘macchia d’olio’ di posizioni di qualsiasi importanza in qualunque branca della pubblica amministrazione il grosso degli ‘annidati’ appartiene alla sinistra) col rischio di risultati poco piacevoli in caso di quelle elezioni anticipate che, secondo diversi autorevoli commentatori politici, sembra voler perseguire;
2) forse ora, avendoci ripensato, si è anche reso conto del doppio rischio di quella che io chiamo la’deriva grillina’ che, se è stata utile per riuscire ad eleggere l’alto magistrato in quota PD, sarebbe forse esiziale per giungere presto ad una legge elettorale specialmente se dovesse essere ‘largamente condivisa’ e non addomesticata per il gradimento grillino, in effetti quest’ultimo addomesticamento ritengo porterebbe alla caduta del governo; l’altro rischio del fidarsi della natura ‘ondivaga’ dei grillini è quello di renderli forse ancora più competitivi (sempre a spese del PD) rischiando il sorpasso in caso di elezioni;
3) non ha i soldi per sopperire rapidamente alle impellenti necessità dei numerosissimi cittadini ormai allo stremo: forse ne otterrà un po’ da quella riforma del catasto che, secondo un ottimo editoriale sul ‘Corriere’ di ieri, non sarà altro che un’altra delle già numerose nascoste imposte patrimoniali che gravano sulle case e cioè su circa l’80% delle famiglie italiane (è da un paio di millenni che la Chiesa sa benissimo che si ‘becca’ di più a prendere poco alle moltitudini di poveri puttosto che molto ai non numerosi ricchi e da tempo sia pur sbandierando il contrario anche la sinistra italiana ha fatto suo questo modo di comportarsi);
4) è ormai in guerra con la CGIL (la quale ha indetto uno sciopero, per il venerdì 5/12, risibile come data, subito ‘bollata’ da commenti ironici di varia natura, ma forse utile per ‘racimolare’ almeno le adesioni degli amanti di scampagnate) e con l’ala sinistra del suo partito. In questa situazione, per poter andare avanti, mi sembra non avesse altra via che quella di chiedere aiuto al solito ‘nemico di sempre’, ed è quello che ha fatto convocando l’ex per un ulteriore colloquio.
Avevo scritto quanto sopra prima che i notiziari serali strombazzassero l’avvenuto ‘accordo’ fra i due; non conosco ancora i termini del medesimo ma immagino che, al solito, uno avrà ceduto da una parte e l’altro dall’altra e sia venuto fuori il solito compromesso, che alla fine scontenterà quasi tutti, ma che forse riuscirà a dare ancora un po’ di vita al governo con soddisfazione di Renzi ed a restituire un tantino di visibilità a FI per la gioia dell’ex.
Prima di passare a quello che forse è stato l’evento più inatteso e più che ampiamente commentato su giornali e notiziari televisivi da domenica scorsa in poi voglio tornare per un attimo su CGIL e FIOM: l’aggressività che mostrano mi ricorda molto il comportamento tipico dei cani che, se non addestrati, ringhiano e mostrano i denti, cercando di terrorizzare chi hanno di fronte, principalmente quando hanno paura. E mi chiedo cosa possano temere quelle che sono state, e forse sono ancora, le sigle sindacali più densamante ‘popolate’ del paese: l’unica risposta che mi posso dare è che, dopo anni e anni di supremazia, stiano perdendo adepti e non riescano più ad ‘accalappiare’ con facilità le nuove leve costituite da giovani che, ora, stanno molto attenti a quello che fanno e non si ‘buttano’ più ad occhi chiusi; e da ciò il terrore di essere in regressione. Un consiglio: cerchino di arrivare a capire quale sia il tipo di sindacalismo che serve oggi.
Ed eccomi all’evento inatteso: la convocazione di Balotelli in nazionale ha colto tutti di sorpresa tranne forse il sottoscritto (rifl. n° 123 del 19/10/14) il quale si è poi divertito abbastanza ad ascoltare i commenti degli ‘esperti’, già grandi detrattori dell’attaccante, dopo le recenti parole di Conte il quale, ha mantenuto, anche se attenuandole forse un poco, le premesse fatte all’atto della sua nomina ma ha aggiunto che il comportamento privato dei ‘suoi’ atleti non lo interessava. Ed ecco, particolarmente nelle trasmissioni televisive che ho visto, cominciare le retromarce verbali dettate forse dalla necessità, per alcuni commentatori, di ‘tenersi buona’ qualche persona in vista.
Nella riflessione di cui sopra avevo detto la mia basandomi essenzialmente sulla ‘pochezza’ del reparto d’attacco della nazionale di Conte anche se un po’ rinnovata e vincente; oggi poi, dato che sembra che Immobile (il miglior fico del bigoncio anche se forse spesso ossessionato dalla voglia di ‘strafare’ data la debolezza dei suoi colleghi di reparto) sia fuori forma, la scelta dell’allenatore appariva più che necessaria. Ritengo che Conte si renda ben conto delle difficoltà cui andrebbe incontro Balotelli qualora venisse deciso di farlo giocare: innanzitutto l’ostracismo di coloro, se ancora in squadra, che lo avevano ‘bollato’ a parole alla fine dei mondiali e che certo non lo aiuterebbero in campo correndo il rischio di rivalutarlo dimostrando così di essersi sbagliati (mi riferisco particolarmente a Buffon, De Rossi e forse anche qualcun altro dei ‘senatori’ della nazionale) e, secondariamente, il timore dei ‘nuovi’ attaccanti di essere spodestati dall’intruso; forse gli unici che potrebbero aiutare Balotelli in campo sono i centrocampisti più giovani e, di sicuro El Shaarawy, vecchio amico tornato di recente al goal con il Milan. Ma sono più che certo che l’uomo dagli occhi di ghiaccio (Conte, così come la brunetta dei Ricchi e Poveri ed Angela Merkel) non vorrà esporsi a certi rischi ed al massimo lo porterà in panchina per provare ad usarlo solo in caso di estrema necessità: in fin dei conti anche a lui, in caso di disfatta, potrebbe tornare utile, come già attuato dai senatori della nazionale subito dopo il mondiale, avere a disposizione un Calimero su cui scaricare le colpe.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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