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Firenze, 17 Settembre 2013

È Renzi che rischia di essere asfaltato

Un trafiletto apparso il 13 Settembre nella versione ‘on line’ (Prima pagina) del “Fatto Quotidiano” mi ha fatto drizzare le orecchie: vi si affermava che ora Renzi poteva contare anche sull’appoggio di un importante uomo politico siciliano (del quale, non essendomelo segnato subito, non ricordo più il nome) e dei suoi ‘collaboratori’; poi si affermava anche sommessamente che tale personaggio fosse ‘in odore di mafia’.
Questo mi ha fatto immediatamente sospettare un subdolo attacco strisciante, fatto di insinuazioni, al sindaco di Firenze da parte della ‘nomenklatura’ del suo stesso partito.
D’altra parte la cosa si può anche comprendere: Renzi stesso ha più volte esposto, e seguita a confermare, la propria volontà di ‘svecchiare’ il partito del quale, salvo intoppi rappresentati dai continui tentennamenti e rinvii propri della presente leadership, si appresta a prendere la guida probabilmente addirittura a furor di popolo (dato e non concesso, per ora, che al popolo, e non solamente al decrescente numero di tesserati, sia consentito di sprimersi liberamente).
Ho cercato di individuare, o anche di immaginare, alcune altre trappole e laccioli che sono e/o saranno messe sulla strada di colui che credo sia per gli italiani il ‘leader in pectore’ del PD prima che la presente nomenklatura sia costretta a cedere le armi; così mi ha insospettito il notevole numero di repentine ‘conversioni al Renzismo’ da parte di personaggi del PD e, fra questi, primi fra tutti, Franceschini e Marino che, secondo me, sono stati affiancati al ‘nostro’ più che altro per controllarne da vicino i movimenti; quanto agli altri che sono accorsi, secondo Panebianco, ‘ad aiutare il carro del vincitore’ ritengo che in gran parte si siano accodati più per appesantire che per spingere.
Altro tentativo di rallentamento, come accennato sopra, i continui rinvii per quel che riguarda la data delle primarie (per la leadership delpartito o, come desiderato da chi ora guida il PD, solo per la premiership dello Stato?) e del congresso del partito; per quest’ultimo, a quanto ho sentito dire, si parlerebbe del 24 Novembre data cioè abbastanza lontana e tale, in caso avvenga la tanto sospirata caduta del governo Letta a causa della vicenda Berlusconi, da avere il tempo per un nuovo rinvio del congresso nonché di rimescolare le carte e consentirsi di andare a nuove elezioni senza cambiare legge elettorale cercando così di seguitare ad assicurare la ‘seggiola’ sempre ai soliti.
Apro una parentesi: non credo che, qualunque sia la conclusione della battaglia al Senato pro o contro Berlusconi (della quale oltretutto non arrivo a capire bene il costrutto dato che nel giro breve il cavaliare sarà senz’altro ‘sospeso a divinis’ dalla magistratura), i ministri in quota PdL commetteranno la stupidaggine di dimettersi dal Governo, così come non credo che Monti e Casini, che già cercano alzando la voce di atteggiarsi a prossimi leaders del centro-destra (il ruggito dei topi) avranno possibilità in caso di prossime elezioni; ed addirittura Casini, come già Fini, rischierà di non essere eletto. Azzardo anche un’altra previsione: se il PD riuscirà ad affossare Renzi non garantirei che possa andare oltre il 10% alle prossime elezioni qualunque sia la legge elettorale: ritengo infatti che gli italiani si siano ormai quasi completamente emancipati dal votare secondo le discipline di partito come dimostrato anche dall’esito delle ultime elezioni. Fine della parentesi.
Torniamo a Renzi: se effettivamente, e come sembra probabile, riuscirà nel suo intento di essere eletto alla guida del PD per trasformarlo si troverà ovviamente di fronte ad enormi difficoltà: la prima delle quali, secondo me, riguarderà il passaggio di mano da quelle attuali ad altre più giovani, competenti ed ed efficienti delle redini dell’enorme potere economico del partito (Coop, Unicredit, Unipol, Monte dei Paschi salvo se altro); la seconda riguarda invece lo ‘snellimento’ dell’apparato burocratico del partito laddove si tratterà di mandar via persone avvezze ad avere come unico lavoro quello di andare a riscuotere mensilmente lo stipendio, persone che, ovviamente, si appelleranno ai loro presenti e potenti protettori. Insomma, dovrebbe fare nel partito la stessa cosa che dovrebbe subito fare per l’Italia qualora divenisse, a furor di popolo, anche premier. E quest’ultima cosa, cioè lo smantellamento del Partito della Spesa Pubblica (rifl. n° 76), investirebbe di brutto anche anche proprio il suo partito che ha (rifl. n° 74) numerosissimi aderenti in quella organizzazione trasversale. Ma forse quest’operazione di smantellamento, se eseguita dal di dentro, potrebbe farlo riuscire laddove anche Monti, che all’inizio aveva un potere enorme, dovette arrendersi lasciando che la spesa pubblica seguitasse ad aumentare di più dell’aumento del gettito fiscale dovuto a nuove imposte. In caso di successo credo che Renzi potrebbe senz’altro diventare il salvatore dell’Italia e forse l’eroe italiano del 2000.
Ma non dovrà meravigliarsi se a remargli contro sarà principalmente il suo partito anche se sotto la sua guida (non si può fare impunemente piazza pulita a meno che non si possa contare su un enorme appoggio popolare); ed a quest’ultima cosa mi sembra si stia dedicando, con abbastanza successo, il sindaco di Firenze che sembra ricevere ovazioni ovunque si rechi a parlare; però deve stare attento: non deve cedere,forse ancora troppo ingenuamente, da bravo toscano, al piacere della battuta che può essere piacevole lì per lì ma che può anche ritorcerglisi contro quando ripresa dai suoi avversari politiici.
Tanto per fare un esempio, per me è stata assai infelice la sua battuta sull’asfaltatura degli avversari: prima di tutto perché evidenzia una totale mancanza di rispetto per l’avversario, cosa questa che non piace agli italiani, e secondariamente perché, come dimostrato da numerosi precedenti storici alcuni dei quali recentissimi (vedi smaacchiature), non porta bene cantare vittoria prima del tempo; è meglio affidarsi al vecchio consiglio di Trapattoni: “Non dire gatto se non l’hai nel sacco” od anche al vecchio adagio dei giocatori di biliardo che ammonisce di non segnare i punti finché le palle non sono ferme.
Quindi consiglio a Renzi, se davvero vuole riformare il PD (e l’Italia di conseguenza), come prima cosa di evitare di essere ‘asfaltato’ dal suo partito e secondariamente di non fidarsi troppo dei sondaggi (a lui favorevolissimi) perché ancora le palle sono tutt’altro che ferme, anzi seguitano a girare vorticosamente a miriadi di italiani e nessun sondaggio può prevedere i cambi di umore di tali persone.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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