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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


n. 1 - 2 -3 - 4 - 5 - Firenze, 27 Febbraio 2012

Giovani in Paradiso

  Muore presto colui che al cielo è caro.
Non ricordo di chi fosse questa massima che forse, alla lettera, non era neanche così, ma il succo è quello; mi documenterò. Non credo che quanto affermato possa accadere realmente ma, se fosse vero e potrebbe darsi di sì dato che i vecchi hanno senz’altro avuto abbastanza tempo per qualche peccatuccio, mi si aprirebbero nuovi orizzonti.
Intanto, avendo scaricato i vecchi da qualche altra parte, il Paradiso sarebbe popolato principalmente di “elementi” giovani e, finalmente, certamente spensierati; questo renderebbe l’ambiente più allegro e, ritengo, con musiche meno lagnose; inoltre, per un nuovo arrivato, sarebbe molto interessante seguire i dibattiti fra i giovani di qualche migliaio di anni fa e quelli di oggi. Ma io, essendo vecchio, non posso aspirare ad una pacchia del genere, tuttavia l’idea di un allegro Paradiso di giovani mi sembra buona (forse bisognerebbe suggerirla ad un pubblicitario vaticano).
Ed è lì che vedrei sistemati tutti i giovani delle stragi del sabato sera, i quali, è una mia opinione, non sono stati poi tanto sfortunati quanto si potrebbe ritenere. Infatti, pochi istanti prima che la loro luce si spengesse, erano lieti, magari soddisfatti per avere fatto l’amore da poco oppure semiinebetiti da misture delle più inebrianti droghe e quindi senza pensieri. Poi, immediatamente più niente. Non più preoccupazioni per finire gli studi o, peggio, per trovare lavoro; non più il grigiore di una vita con un lavoro privo di soddisfazioni e magari complicata da problemi economici o da difficoltà famigliari o di salute. Eliminate inoltre le quasi inevitabili sofferenze per giungere allo stesso risultato cui sono rapidamente giunti.
E’ questo che dovrebbero pensare, per alleviare un poco la loro tristezza, genitori, parenti ed amici senza piangersi troppo addosso; infatti, anche se comprendo il dolore, il vero motivo per cui si piange non è per “loro” ma perchè si è creato un vuoto nella nostra sfera affettiva e ci sentiamo abbandonati e soli. Quindi piangiamo su di noi. E’ un altro degli aspetti di quell’egoismo, che è la forza motrice della maggior parte delle nostre azioni (la maggior parte perché alcune di esse non dipendono dalla nostra volontà).
Un altro aspetto ancora dell’egoismo ci ha regalato, parlo di noi italiani, una delle nostre più importanti caratteristiche: l’arte di arrangiarci.
Questa non so bene se sia un grosso pregio od un grosso difetto: difetto perché ci fa essere indisciplinati, troppo personalisti ed insofferenti di qualsiasi forma di obbedienza a cominciare dalle leggi, pregio perché aiuta a trarci d’impaccio nelle occasioni più disparate e perché ci fa aguzzare l’ingegno in caso di difficoltà.
Il fatto di industriarsi di fronte a rischi e pericoli credo sia comune a tutto il genere umano. Ma noi siamo degli specialisti: ci hanno “educato” secoli e secoli di invasioni e di dominazioni dalle cui angherie bisognava difendersi. E così abbiamo tirato fuori, da un lato, la mafia che inizialmente era una società di uomini d’onore e, dall’altro, il “geniaccio” italiano che anche in questi giorni ci sta aiutando per la sua vena di innovazione. E qui mi ritorna in mente la famosa battuta che Orson Welles inserì di sua iniziativa nella sceneggiatura del “Terzo uomo”; non la ricordo esattamente ma diceva all’incirca così: Gli italiani hanno avuto secoli e secoli di dominazioni, lotte intestine, tirannie ed hanno tirato fuori il rinascimento; gli svizzeri hanno avuto secoli e secoli di ottimi governi e di pace ed hanno tirato fuori l’orologio a cucù.
Oltre all’evidente elogio, questa frase significa anche che periodi troppo lunghi di tranquillità in cui ci si sente protetti e sereni possono generare una certa inerzia mentale.
Allora, da questo punto di vista, lunga vita ai governi italiani!

Attilio Taglia










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