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Firenze, 21 Agosto 2013

Miserevoli
lotte intestine & Co.

Tutto posso credere tranne che il giudice che ha condannato Berlusconi sia uno sprovveduto; mi spiego: anche in questa misera Italia dove quasi tutte le ‘carriere’ (e m’inchino di fronte ai titolari di quel ‘quasi’) sono fatte a ‘spinte forti’ (politiche, religiose, di massonerie, di lobbies varie e perfino di mafie) credo che nessuno possa giungere a livelli tanto elevati se non ha una rilevante dose personale di ‘gnegnero’. Quindi il fatto che abbia rilasciato la criticabilissima intervista al “Mattino” deve essere spiegato in altro modo.
A me sono venute in mente tre diverse ipotesi: la prima, che cito solo come eventualità alla quale però non credo, è che, al momento e/o forse per stress, il giudice fosse temporaneamente ‘incapace di intendere e di volere’; la seconda, forse un po’ più giustificata dal fatto che alcune testate ‘di parte’ attribuiscono al ‘nostro’ un robusto debole per la pecunia, è legata al poter ritenere che il giornale gli abbia fatto, per dirla col ‘Padrino’, “un’offerta che non poteva rifiutare”; la terza possibilità, per me la più credibile, è che invece il giudice abbia obbedito ad ‘ordini superiori’ e che quindi si possa pensare che la sua ‘esternazione’ fosse già prevista ed organizzata almeno altrettanto quanto possa apparire realistico ritenere che la ’sentenza’ fosse già stata scritta da tempo.
Il motivo per cui ritengo che questa terza spiegazione sia la più plausibile consiste nel ritenere che gli ‘organi superiori’ della Magistratura si siano creati in tal modo la possibilità, in caso di necessità dettate dalla politica o dagli eventi, di ‘riprendere in mano’ la sentenza, peraltro a mio avviso assai ‘fumosa’, per riformarla. Inoltre andrebbe in questa direzione anche il fatto che, sempre per le solite testate citate sopra, il giudice aveva dei motivi di rancore personale verso l’imputato, e ciò, se vero, farebbe affiorare qualcosa di simile ad una specie di ‘conflitto d’interessi’ alla rovescia.
Ora, con i tempi di solito impiegati per le procedure di revisione, si andrebbe certamente oltre la prescrizione del reato con buona pace di tutti e, soprattutto,del Presidente della Repubblica che, in questi giorni, penso si stia arrovellando per trovare il verso, stavolta davvero per il bene dell’Italia, di fare andare avanti il ‘suo’ governo salvaguardandolo dagli attacchi provenienti principalmente dal suo partito d’origine dilaniato da miserevoli lotte intestine.
Già, quel PD (che ora sta cercando di far insorgere il PdL sulla questione dell’IMU sulla prima casa in modo da addossargli la colpa per la tanto desiderata caduta del governo Letta nell’illusione tutta bersaniana di fare un nuovo governo di pura sinistra con l’apporto del M5S) che, nell’ultima importante riunione ha, al solito, deciso di non decidere ma fissando peraltro la data (quale?) delle prossime primarie che non si sa (ma forse non sono stato attento io) se saranno ‘aperte’ o ‘chiuse’, se serviranno ad eleggere il segretario del partito o il candidato ‘premier’ o tutti e due.
Quello che ritengo quasi certo è che il PD non rinuncerà a far pagare qualche euro a quanti, iscritti o solo simpatizzanti, vorranno esprimere la loro opinione, confermando così, per via indiretta, la sua propensione a ‘mettere le mani’ nelle tasche della gente e, senza ‘distinzione di reddito’ stavolta.
L’unica cosa che mi è sembrato di poter ‘leggere tra le righe’ è che la ‘nomenklatura’ del partito è forse finalmente riuscita a far avviare Renzi nel viale del tramonto; almeno, per me, ha avuto il suono di epitaffio il commento della Finocchiaro:
“Renzi lo vedo bene come premier, non come segretario”.
E capisco anche il ragionamento che c’è dietro la frase, e cioè che un premier può essere facilmente ‘abbattuto’ (come, nelle speranze della parte rigida del partito, entro breve Letta) mentre un segretario no. E soprattutto poi un segretario che abbia in mente di ‘rinnovare’ il partito per renderlo più ‘agile’ mettendo mano in qualche modo alla da lungo tempo promessa ‘rottamazione’.
E quindi per il sindaco di Firenze non vedo altra soluzione, per tornare in gioco, che lo sfruttare al massimo, da qui a quando avranno luogo le primarie di qualsiasi specie siano, le sue doti di comunicatore che sono tutt’altro che scarse. In effetti solo stravincendo con una maggioranza ‘bulgara’ può sperare di poter cominciare ad ‘aprire una breccia’ nel rigido conservatorismo di chi ora ha in mano le redini del partito. Se poi dovesse essere di nuovo sconfitto di misura (ma non saprei da chi) allora, se vuole rimanere coerente e portare avanti le sue idee, non vedo altra strada che la nascita di un nuovo partito che raccolga i voti di quanti in Italia (e sono certo che non sono pochi) desiderano una sinistra realmente moderna ed al passo coi tempi.
A parte un breve accenno finale nella ‘riflessione’ precedente (n° 76), in questo periodo ho accuratamente evitato di esprimere giudizi sulla vicenda Berlusconi anche perché, non avendo le idee chiare in proposito, seguitavo, anche involontariamente, a rimuginarci sopra senza apparentemente troppo costrutto. Ma ora la mia nebbia si è un po’ diradata e credo di poter svolgere alcune considerazioni.
Innanzitutto, secondo me, il PdL ed alcuni suoi esponenti hanno sbagliato ad insistere per ottenere la ‘grazia’ dal Capo dello Stato, infatti ritengo che la grazia implichi la certezza della colpevolezza cosa questa non così evidente o provata, inoltre credo che sia del tutto inutile rivolgersi a corti europee le quali, data la solida aura di brigantaggio che certa nostra sinistra è riuscita a costruire a tutti i livelli intorno alla figura del cavaliere, si guarderanno bene dal modificare quanto ‘faticosamente’ stabilito dai loro colleghi italiani: la sola che può ‘impunemente’ restituire credibiltà al condannato (ed a se stessa) è la nostra Corte di Cassazione riprendendo in mano il processo (come accennato all’inizio di questo scritto) ma non credo lo farà.
Secondariamente, nel caso che la sua ‘interdizione’ vada avanti, consiglierei a Berlusconi di dare le dimissioni da senatore con un bel discorso ai ‘cari colleghi’ prima di qualunque votazione in merito per tornarsene poi a casa ad orchestrare ‘privatamente’ il già iniziato rilancio di “Forza Italia”: che tale iniziativa abbia poi successo mi resta molto incerto ma, mettendomi nei panni del cavaliere, direi che valga tentare.
La terza considerazione riguarda la successione alla leadership: ho da sempre avuto grossi dubbi sulle dinastie, a partire da quelle cinesi ed egizie per giungere fino ai giorni nostri, anche perché a forza di ‘scendere’ nella stessa famiglia va a finire che ne viene fuori una testa ‘tarlata’, e quindi mi è andato a genio il secco rifiuto a dedicarsi alla politica opposto oggi dalla figlia Marina pur corteggiata e richiesta e forse anche adatta; ma il problema resta anche se il PdL, in fatto di possibili leaders, mi sembra abbastanza avvantaggiato rispetto al PD. Ma tornerò in una prossima ‘riflessione’ sulla cronica assenza, nella politica italiana, di persone aventi la ‘taglia’ da leader.
Ora voglio esprimere la mia gratitudine alle ‘mamme’ che sparano dritto ed agli schermidori, femmine e maschi, per avermi fatto rivivere, con le loro medaglie, almeno qualche momento di orgoglio nazionale. Cosa quest’ultima che non può certo riuscire (per tornare un attimo alle dinastie) ad un principe di Savoia che non solo reclamizza sigarette elettroniche cinesi, tira là, ma le trova anche sexy.

* * *

Avevo appena terminato di ‘buttar giù’ la riflessione precedente, e della quale, anche alla luce delle nuove notizie e commenti giuntimi fin qui, non cambierei una parola, quando un notiziario serale ha riportato la presa di posizione del Presidente della Repubblica circa la vicenda Berlusconi e le sue conseguenze. Pur avendo fatto quasi esclusivamente studi scientifici (liceo scientifico e poi Facoltà di Scienze Mat. Fis. Nat.), e basandomi quindi solamente sulle misere conoscenze di politica e giurisprudenza ‘orecchiate’ da pensionato, non ho potuto fare a meno di giudicare ineccepibile la nota di Napolitano la cui preoccupazione principale mi è parsa giustamente quella di far andare avanti l’attuale governo in modo che il paese possa cercare di ‘accalappiare’ i deboli segni di ripresa apparsi in questi giorni; una volta ‘blindato’ il governo ha quindi quasi ‘ordinato’ ai partiti di non esasperare i toni, ed ha poi, con l’evidente saggezza politica accumulata, ‘dato un colpo al cerchio ed uno alla botte’ garantendo per gli uni la certezza della pena ed offrendo per gli altri uno spiraglio verso un atto di clemenza.
Come già spiegato, mettendomi nei panni di Berlusconi, io non vedrei di buon occhio la richiesta di grazia e, nella ridda di ipotesi che fioriscono ovunque circa il futuro comportamento del cavaliere, quella che a me sembra, per lui, la strada più percorribile è quella suggerita originariamente dal “Sole 24 Ore”e cioè la scelta di scontare la sua pena (9 mesi e forse meno) lavorando in una struttura di utilità sociale. In tal modo mostrerebbe, anche seguitando a protestare, magari anche a ragione, la sua innocenza (quanti innocenti sono stati, vedi Tortora, o sono tuttora in galera?) , il suo sottomettersi, da bravo cittadino, al giudizio della Magistratura e, nello stesso tempo, si procurerebbe uno spiraglio verso una soluzione favorevole circa la vertenza sulla sua ‘agibiltà politica’. Quello che deciderà, sulla scorta dei consigli dei figli, degli avvocati e dei sondaggi, e quali ne saranno le conseguenze credo possa essere indovinato solamente da abilissimi ‘lettori del pensiero’ ai quali, peraltro, non do fiducia; devo però riconoscere che, in fatto di previsioni su eventi a venire, Berlusconi ha sbagliato sempre molto poco.
Apro adesso una brevissima parentesi: alla fine della riflessione n° 74 suggerivo che il tentativo del PD di affossare il governo Letta avesse come scopo fondamentale non tanto quello di attaccare Berlusconi o il presente capo del governo quanto quello di minare la stabilità di Napolitano: mi sembra che quanto sta avvenendo, principalmente nel PD, avvalori fortemente la mia ipotesi. Fine della parentesi.
Torno ora a quanto rimandato alla fine della riflessione precedente e cioè alla perniciosa carenza, nel panorama politico italiano, di persone che mostrino l’attitudine a poter diventare dei leaders. So che sto per entrare nel terreno assai scivoloso del ‘culto della personalità’ ma, dagli esempi che si possono trarre dalla storia, tutti i veri leaders ne erano solidamente provvisti: avevano cioè, oltre alle doti di comunicatività sia verbale che di atteggiamento necessarie per attrarre il proprio ‘popolo’, una solida (giusta o sbagliata che fosse) idea politica e la sicurezza sui modi con cui realizzarla, nonché quel tanto di spregiudicatezza necessaria per tirare avanti per la propria strada; il tutto congiunto abbastanza spesso a qualche dote di attrattiva personale (come, per esempio, il fatto di piacere alle donne, o mutatis mutandis agli uomini, indipendentemente dall’avvenenza). E’ indubbio che tutto questo si chiama ‘personalità’; ma allora come mai dal popolo italiano, ritenuto mediamente piuttosto intelligente, non riescono a venir fuori individui che si possano classificare ‘dotati’ in tal senso?
A mio modo di vedere questo dipende dalla scuola in generale prima e dalle ‘scuole di partito’ dopo. La scuola in generale tende purtroppo, a causa di residui di ‘sessantottismo’ ad un appiattimento verso il basso. Posso pienamente condividere che un insegnante debba agire in modo da ‘tirare su’ il maggior numero possibile dei suoi allievi, ma questo non deve essere fatto, come sono quasi certo accada ora, a spese degli allievi più intelligenti anche se magari un po’ troppo ‘vivaci’ per noia: per tenere ‘attivi’ questi ultimi un bravo insegnante, mentre ‘alleva’ i più lenti, deve saper trovare il verso di impegnarli, magari addirittura sfidarli, a fare qualcosa che possa attrarre la loro attenzione e stimoli le loro capacità. Così agiva, ricordo bene, il mio eccezionale maestro di quarta e quinta elementare (anni 41-42) che solo molto dopo venni a sapere era socialista e che, al sabato mattina (tutti in divisa) teneva avvinta tutta la classe (oltre trenta allievi) leggendo molto rapidamente le ‘dovute’ tiritere patriottico-propagandiste per passare poi a suoi libri sulle gesta di eroi mitologici o storici.
Ecco, secondo me, dovrebbe essere ancora quello il metodo da usare, esteso a tutti i livelli, per consegnare al paese il meglio della propria gioventù che oltretutto, oso dire, dovrebbe, finchè si mantiene tale, andare avanti a spese dello Stato. So benissimo che quanto sopra ha, per certe fazioni, il gravissimo ed inviso difetto di chiamarsi meritocrazia; inoltre ha forse anche la pecca di portare avanti molti ‘secchioni’ che tuttavia, pur senza sprazzi di genialità, saranno sempre utilissimi come abili e preparati esecutori di ordini. Ed aggiungo che, se i nostri governanti non si affrettano a indirizzare la scuola (e non solamente lei) su basi del genere, nel giro di non molti anni l’Italia sarà costretta ad arrancare faticosamente pur di tornare a raggiugere livelli da terzo mondo.
Quanto poi alle scuole di partito, dove un certo numero di giovani ritenuti adatti vengono in qualche modo attratti, le ritengo soprattutto sorgenti di ‘appiattimento’ alle discipline interne, magari arcaiche, di quanti potrebbero, avendo ingegno ed idee anche parzialmente innovative, mettere a rischio la stabilità di certe cariche interne. Quello che è certo è che da queste scuole è assai improbabile che possa venir fuori un vero ‘leader’. Ed infatti, nelle ultime elezioni, chi, senza un vero leader, aveva la vittoria in tasca ha dovuto segnare il passo di fronte ad avversari, aventi però autentici leaders guarda caso non provenienti da scuole di partito. Ora dei due aventi le caratteristiche di leaders (Berlusconi e Grillo, i due ‘clowns’ secondo mezza Europa) uno è ‘azzoppato’ per legge e l’altro, basandosi quasi esclusivamente sul web, non so quanto potrà ancora andare avanti; ma resta il fatto che sono uomini aventi ‘personalità’ fuori dal normale, cosa che, purtroppo, per ora non sembra potersi permettere il PD il quale, proprio per questo e se non corre rapidamente ai ripari, potrebbe anche andare incontro ad una nuova sconfitta elettorale nelle prossime elezioni che non prevedo troppo lontane.
Mi ha fatto un po’ inorgoglire il fatto che in questi giorni D’Alema abbia suggerito a Berlusconi di seguitare a guidare la sua fazione dall’esterno: esattamente la stessa cosa che io avevo suggerito nella riflessione n°73 del 14/7/13. Questo dimostra anche che almeno alcuni (ma non esageriamo) dei nostri politici possono raggiungere, circa quanto accade, i sublimi livelli interpretativi di un incompetente.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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