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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Firenze, 20 Novembre 2012

Una riscoperta dell'Italia?

Ascoltando notiziari, ma principalmente parlando con la gente, sento nell’aria una grande incertezza: le persone non si fidano più dei partiti tradizionali travagliati da lotte intestine a causa delle varie ‘primarie’ di incerto esito e, se alcuni millantano grandi certezze, credo lo facciano solo per farsi coraggio; sento anche affiorare, a parte le vistose manifestazioni, un certo malcontento nei confronti del governo che, se da una parte ci ha ridato un po’ di credibiltà internazionale, dall’altra sembra impossibilitato a far ripartire i consumi e quindi le produzioni. Secondo me la verità è che nessuno sa più da che parte voltarsi per evitare improvvise sodomizzazioni pronte ad arrivare da ogni parte. Oltre agli aumenti di gas, elettricità ed acqua il Governo che seguita imperterrito ad imporre nuovi balzelli per vedere di raggiungere un pareggio del bilancio che mi appare si allontani, piuttosto che avvicinarsi, a causa della sempre crescente spesa pubblica. Ho sentito parlare di oltre 4000 esuberi, fra dirigenti ed impiegati, nella pubblica amministrazione, ma anche tutta questa gente di troppo non verrà effettivamente allontanata ma prepensionata o trasferita, altrimenti la disoccupazione avrebbe dei balzi strepitosi. Chi sa dirmi dov’è il grande risparmio? E lo stesso mi appare accada per le amministrazioni provinciali che non vengono eliminate ma accorpate in modo da seguitare a sistemare quasi tutti i nulla-facenti (cioè principalmente parenti, amici, conoscenti dei vari capi politici locali) in sicuramente pletorici consigli neo-provinciali. E, altrettanto quasi certamente, se verrà mandato via qualcuno, si tratterà di quelli che lavoravano davvero che dovranno essere eliminati per non fungere da scomodo termine di paragone.
Ho sentito una sola voce, di non ricordo chi, che proponeva qualcosa che forse sarebbe più utile di questo accorpamenteo delle province che mi sembra scontenti tutti o quasi: «Perchè non eliminare invece le Regioni?»; cioè non le regioni geografiche che, come le principali province (cioè escluse quelle di recente costituzione da riaccorpare, stavolta sì , alle originali) esistono da sempre, ma tutti quei Consigli politico-amministrativi costruiti, con la scusa del decentramento di alcune funzioni statali, non troppo tempo fa per sistemare dirigenti politici ormai divenuti di secondo piano o addirittura scomodi. Essendo le regioni molte meno delle province le persone da risistemare sarebbero molte meno e forse il compito più facile. Ma non c‘è da illudersi: nessuno (se non ci riesce questo governo) riuscirà a far tornare il peso di tanti amici e conoscenti sulle spalle dei vari partiti da cui provengono e specialmente se, come spero, ne smetterà realmente il finanaziamento, già bocciato dagli italiani e poi reintrodotto di soppiatto con un cambio di dizione.
Certo è tuttavia che i partiti (sto parlando di quelli principali e non dei gruppuscoli nati esclusivamente per ‘succhiare’ al petto di mamma Italia) devono necessariamente trovare dei finanziamenti da qualche parte altrimenti, se dovessero basarsi unicamente sui contributi di iscritti e simpatizzanti oltre ai proventi delle ‘feste’ politico-commercial-paesane, dovrebbero certamente rinunciare alle loro pletoriche organizzazioni, ai loro congressi in costosissimi alberghi, alle dirette o indirette pubblicità televisive, alla stampa di manifesti, al finanziamento di spostamenti collettivi di adepti in occasione di ‘adunate’ romane per questo o quel motivo (devo però ammettere che, specialmente per quest’ultima fonte di spese, i partiti o i sindacati non hanno quasi mai grandi esborsi in quanto i partecipanti alle manifestazioni viaggiano quasi sempre, come mi disse tempo fa un tassista evidentemente abbastanza pratico, in ferrovia a titolo gratuito, cioè a spese dello Stato, a causa di controllori opportunamente distratti: «E poi» aggiunse «quando sei là qualcuno che ti offre un panino lo trovi sempre»).
E quindi, terminati gli aiuti da paesi stranieri, come Russia ed USA, e, credo anche, dagli emirati arabi (vera causa a suo tempo del primo rifiuto del nucleare) non restava, e non resta loro che appoggiarsi a potenti gruppi finanziari per il sostentamento; ricordo che qualche anno fa questa prassi destò le ire di un appartenente a Rifondazione Comunista il quale, dalle pagine del Corriere della Sera, dopo aver affermato che il suo partito non avrebbe mai appoggiato “i banchieri del centrosinistra” nominò personaggi e gruppi bancari. Naturalmente il politico troppo franco venne subito cacciato dal partito che però da lì iniziò il suo declino. Ma il problema resta e non credo sia di facile soluzione a meno che i partiti stessi non si diano robustissimi ridimensionamenti che, opportunamente resi noti, forse potrebbero addirittura aumentare il loro consenso.
Proprio agli inizi del suo mai abbastanza celebrato “Storia della America” Van Loon scriveva:
E’ una legge controllata tanto dai professori di economia politica quanto dai giudici delle nostre corti di polizia, che coloro che hanno per un certo tempo pranzato in un grande albergo, non ritornano volentieri al riso e fagioli dei ristoratori popolari. Naturalmente, in caso di impellente bisogno finiscono per accontentarsi della lista semplice di quegli umili locali; ma, prima di giungere a così manifesta disfatta, lottano con i denti e con le unghie per conservare quell’alto livello di vita cui sono abituati.
Questo credo che sia il vero problema che affligge tutti gli italiani, non solo il Parlamento, la Magistratura, i governanti, i partiti, i sindacati eccetera; e proprio contro questo problema che si manifesta l’impotenza dell’attuale compagine governativa che, tuttavia, a causa della elevatissima competenza dei membri, ritengo la migliore possibile e spero possa continuare il suo lavoro anche dopo le prossime elezioni anticipate o meno; infatti, senza condizionamenti di parte, mi sembra che entrambi i possibili schieramenti tendano più a perderle queste elezioni che a vincerle in modo da lasciare nelle peste la parte avversa.
Ma la frase di Van Loon non è poi così negativa come appare alla prima: infatti serviva da introduzione ai veri motivi che portarono alla scoperta dell’America.
Forse che le attuali gravi condizioni siano foriere di una riscoperta dell’Italia?

Attilio Taglia










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