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Firenze, 26 Giugno 2013

Berlusconi ed Idem

Finalmente il Tribunale di Milano è riuscito a condannare Berlusconi: sentenza di primo grado, va bene, ma intanto può servire a far riorientare un certo numero di incerti circa la reale reità del nostro (con la ‘n’ non con la ‘m’ perchè per ora rimango saldamente ancorato alla mia incertezza). E subito si è scatenata la sequela di dichiarazioni di colpevolisti (Gad Lerner), ed innocentisti (Ferrara); quest’ultimo, in un’intervista al TG5, ha addirittura parlato di ‘giustizia talebana o da Ayatollah’ ed immediatamente mi ha fatto venire in mente una pubblicità televisiva di questi giorni in cui un’invitante Uma Thurman sussurra: “E che ti aspettavi?”.
Altri hanno sostenuto che, indipendentemente dal risultato finale, tutta l’azione non è stata degna della tradizione di un’Italia già culla del diritto; non avendo fatto studi di giurisprudenza, e quindi da ignorante, posso tuttavia concordare abbastanza con questi ultimi a patto però di aver bene in mente che siamo ben lontani nel tempo da quella culla e che, nel frattempo, sono cambiati usi, costumi, senso morale ecc. una volta dati per immutabili.
Divertente il commento di Sgarbi che sostiene che ora esistono anche ‘il reato di cena’ ed ‘il reato di telefonata’ e che andrebbe accusato di concussione anche Napolitano reo di aver telefonato a Letta di nominare ministro la Cancellieri.
Ma, lasciando ora da parte i vari commenti di qualsivoglia tendenza, quanto non mi piace di tutta questa vicenda è che si tratta di un processo indiziario ed i processi di questo tipo non mi vanno giù nemmeno (con la sola eccezione del capolavoro “La parola ai giurati” di Sidney Lumet) quando si tratta di ‘fictions’. D’altra parte il fatto che i palinsesti cinematografici e televisivi siano pieni di produzioni relative a situazioni processuali del genere si spiega col fatto che l’incertezza del risultato finale dà modo agli sceneggiatori di sbizzarrirsi in eleganti dibattiti che appassionano il pubblico tenendolo così incollato agli schermi fino ai remunerativi messaggi promozionali. E qui è successo lo stesso: l’aleatorietà sia dell’accusa che della difesa hanno avuto una risonanza mediatica (legata quest’ultima anche alla rinomanza dell’imputato) enorme e tale da estendersi a tutto l’orbe terracqueo con grande effetto pubblicitario.
A favore di chi andrà questo ‘battage’ ce lo dirà il tempo, ma indubbiamente ritengo che tale ‘ondata di piena’ possa creare qualche difficoltà ai giudici dei gradi superiori qualora dovessero ritenere poco fondate le accuse del presente dibattimento; e lascio ognuno libero di immaginare quale sarebbe il risultato di tale condizionamento.
Forse è per quanto sopra che mi è apparso subito che la notizia, praticamente contemporanea a quella del risultato del processo, delle dimissioni della Idem sia stata sapientemente ‘dosata’ in modo da fare un po’ da contraltare all’altra attenuandone possibili conseguenze nefaste.
In effetti mi è sembrato un po’ strano che una persona che si era detta fino a poche ore prima contraria ad abbandonare il suo posto si sia improvvisamente convertita ‘dopo averci pensato per giorni’.
Capisco che togliersi da sotto il sedere una poltrona da ministro non sia un’impresa facile per nessuno ma forse Letta è riuscito a convincerla a causa di “superiori interessi della politica” quali, per esempio, la precaria stabilità del Governo e compagnia bella. Quello che è certo è che il PD le dovrà essere eternamente riconoscente e, immagino, la sola riconoscenza non basterà, ma questo non mi riguarda.
Anche in questa vicenda c’è però qualcosa che non mi è piaciuto: intendiamoci, io non ce l’ho con la dimissionaria che, in fin dei conti, ha fatto quanto sono certo hanno fatto moltissimi altri italiani non esclusi altri parlamentari e politici in genere, quello di cui la incolpo, ed è grave per una campionessa come lei, è di essersi comportata in maniera del tutto antisportiva cercando di non ammettere la sconfitta. Sono infatti pienamente convinto che, se avesse rassegnato le dimissioni al primo sentore delle irregolarità, queste sarebbero state immediatamente respinte. Ma “errare humanum est”.
A proposito di sport però ho qualcosa da ridire anche su quella che mi sembra possa essere una forma di scusante ‘pretattica’ prima delle partite date per perse sulla carta, e così abbiamo ‘regalato’ Pirlo e De Rossi (fattosi ammonire secondo me ‘ingenuamente’) al Brasile. Devo però ammettere che alcuni giocatori avevano necessità di ‘tirare il fiato’ e che l’Italia dei giovani del secondo tempo mi è piaciuta molto e, se quel pallone che ha battuto nella traversa fosse passato dieci centimetri più basso... Ma ora ‘regaliamo’ Balotelli, e forse anche Pirlo, alla Spagna. E’ un accanirsi della malasorte?
Oppure il malore di Balotelli è partito ‘dall’alto’ ed è un piccolo omaggio riparatore al presidente del Milan?

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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