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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Firenze, 18 Marzo 2013


I Giochi confusi
della politica
all'Italiana

E così, per ora, Bersani ha vinto la sua battaglia accontentando con la presidenza della Camera la porzione più a sinistra dei suoi sostenitori e piazzando, con un iniziale smantellamento dell’urlata ma incerta indipendenza M5S, una sua persona di tutto rispetto alla presidenza del Senato.
A questo punto, comincia a sorgermi un dubbio: non sarà forse che il ‘boom’ di Grillo dopo le primarie PD sia stato supportato (e magari anche finanziato) dalla rigida osservanza direi quasi staliniana della ‘nomenklatura’ del PD allo scopo di tagliare le gambe alle idee troppo innovative del Sindaco di Firenze e dei suoi fans?
Questa sarebbe stata un’abilissima mossa politica per mantenere il rigido conservatorismo tipico di un partito che, purtroppo solo a parole, si definisce progressista; in fin dei conti quella di crearsi una concorrenza, anche se fittizia, è una prassi abbastanza consolidata nel commercio ed ha sempre dato discreti frutti. Ma, se questo mio dubbio ha un qualche fondamento di verità, allora tutta la spinta innovativa del M5S sarebbe solo un modesto miraggio apparso, nel deserto della nostra politica, agli stanchi viandanti italiani resi creduloni dalla lunga astinenza da vivande politiche appetibili.
Mi spinge un po’ a queste considerazioni l’impressione che, a soli pochi giorni dalla elezioni, almeno una parte dei sedicenti ‘innovatori di tutto’ sia già succube della ‘sirena romana’, cosa questa evidenziata sia dalla votazione nel ballottaggio per la presidenza del Senato che, soprattutto, dalle improvvise dimissioni ‘per motivi personali’ di una senatrice appena eletta. Ora, a quanto riportato da diverse fonti, i ‘motivi personali’ sarebbero invece dovuti ad una lotta interna per le poltrone causata in Lombardia dal fatto che troppe ‘cariche’ sarebbero toccate ai fedeli della Brianza rispetto a quelli milanesi rimasti all’asciutto.
Il mancato rispetto del voto popolare è roba tipica dei venerandi partiti cui siamo abituati e quindi quanto sopra mi sembra documenti abbastanza bene che, purtroppo, non c’è niente di nuovo sotto il sole.
Credo però che sia ancora troppo presto per dire sinteticamente: <Addio Renzi> anche perché i giochi sono tutt’altro che fermi e le redini sono in mano al Presidente della Repubblica il quale, sento affermare, non vedrebbe di buon occhio un governo a guida Bersani (mi appare logico che Lui preferirebbe una riedizione, magari aggiornata, dell’attuale governo, di sua ispirazione, con supporto PD-PdL).
Sento anche sussurrare che ci sarebbero in corso negoziati, ovviamente sotterranei, in questo senso; comunque credo che un mandato iniziale al presente leader del PD sia inevitabile, ma quello che avverrà dopo non è per me nemmeno immaginabile anche se alcune voci autorevoli si sbilanciano in apparentemente abbastanza fondate previsioni. Solo che bisogna far presto, oltre che per gli impegni internazionali già presi, anche perché c’è un’altra grande scadenza cui non bisogna arrivare impreparati: l’elezione, se l’attuale non si sentisse di mantenere la sua carica per un altro settennio, del nuovo Presidente della Repubblica.
In una precedente riflessione (n°51) dedicata alla fantapolitica ho già detto, senza scherzare troppo però, chi vedrei benissimo alla presidenza della Repubblica e mantengo qui la mia opinione anche se, per gl’imprevedibili spostamenti dell’elettorato, quella signora non fa più parte del nuovo Parlamento. E spero vivamente che coloro che decideranno i candidati possano tener conto di questo mio suggerimento.
Ma, a proposito del rinnovo di cariche importantissime, vorrei accennare brevemente, e da assoluto incompetente di questioni attinenti alla religione, alle impressioni che ho avuto circa il modo di parlare e di comportarsi del nuovo Pontefice (Vescovo di Roma si dice lui).
Il modo con cui si è rivolto alla folla appena eletto, con quella apparentemente innata semplicità, mi ha ricordato subito Giovanni XXIII cioè quel grande Papa che, eletto anche lui da vecchio (magari con la speranza di un papato di breve durata), in realtà ebbe il tempo di dare inizio ad un seppur poi troppo lento rinnovamento della Chiesa; il suo lavoro venne poi portato avanti da chi gli successe.
Ma ora, a mio modo di vedere, c’è bisogno di un altro ed anche più profondo rinnovamento. E la scelta del nome Francesco, mai usato in precedenza, mi lascia bene sperare anche perché mi pare indice di un reale distacco dal potere temporale, inoltre, nella mia ignoranza, quello è il nome dell’unico Santo cui io sia portato a riconoscere tale dignità; mi piace anche moltisssmo il suo sogno di una Chiesa povera ed al servizio dei poveri e spero che riesca ad avverarlo. Ma qui si imbatterà in grosse difficoltà e vorrei purtroppo ricordargli che un suo predecessore, che aveva iniziato a percorrere una strada simile, si ammalò in maniera irreversibile solo dopo pochi mesi di guida della Chiesa.
Sia quindi molto cauto, ma a Lui lunga vita e gran successo nella sua difficile missione.
Amen.

Attilio Taglia










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