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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40- 41- 42- 43- 44 - 45 - 46- 47- 48- 49- 50- 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59
Firenze, 7 Aprile 2013


Quelli... che credono
di essere ‘über alles’...

Ero ancora molto piccolo quando la mia tata Emilia mi ammaestrò con un detto toscano che non mi è più uscito dalla testa:
“Il bisognino aguzza l’ingegnolino”.
Credo che questo sia profondamente vero e penso se ne possano trovare infiniti esempi eseguendo approfondite ricerche storiche. Siccome non ho voglia di mettermi a spulciare libri ed enciclopedie (neppure quelle comode su Internet) mi limiterò a riportare alcuni esempi che mi sono tornati alla mente.
Così, anche per entrare forse nella leggenda, ecco dalla miseria e dalla schiavitù in Egitto venir fuori Mosè e poi, niente po’ po’ di meno, dall’oppressione di Erode venir fuori Gesù. Successivamente, e per venire a tempi più vicini ed al nostro paese, dal buio e dalla miseria del Medio Evo sorgono Cimabue, Giotto e Dante e prende il via tutto il Rinascimento.
Venendo ancora più vicini, anche se non in Italia, ecco che , da apprendista nella bottega di un modesto rilegatore di libri, prende il volo il grandissimo Michael Faraday.
Per ora non mi vengono in mente altri esempi legati a tutti i tempi ed a tutte le svariate attività della mente umana, ma avviciniamoci ancora nel tempo e veniamo alla Germania appena uscita, messa al tappeto, dalla prima guerra mondiale; durante il misero periodo della Repubblica di Weimar, se ben ricordo, le signore andavano a far la spesa con le carriole piene di banconote il cui ridicolo potere d’acquisto era causato da un’orribile inflazione: era quindi, per quel paese, un brutto periodo di miseria ma da quello venne fuori una pioggia di premi Nobel come Hahn, Eisenberg, e, un po’ più tardi, Pauli e Schrödinger.
Va bene che in quel periodo crebbe anche Hitler del quale, tuttavia, tutto si può dire meno che non abbia saputo sfruttare al meglio a suo vantaggio (come d’altra parte il suo contemporaneo Mussolini) le risorse messe a sua disposizione dalla natura.
Tutto questo preambolo, ed in particolare quest’ultimo riferimento alla Germania, allo scopo di mostrare la veridicità del detto della tata e per avere una base con cui contrastare quanti, nel nostro paese, se la sono presa per la forse non felicissima battuta di un comico televisivo tedesco (di cui non ricordo il nome che comunque non saprei né scrivere né pronunciare) secondo il quale “Il Papa parla italiano perché è la lingua dei poveri”.
Ora non voglio con questo cercare di entrare in quanto ne possa pensare la Chiesa: per me qualsiasi Papa può dire quello che vuole e nella lingua che meglio crede; voglio solo far comprendere ai miei connazionali che, in realtà, per quanto sopra, il comico tedesco ci ha fatto, forse involontariamente e solo per amore della battuta, un grande complimento. Ha infatti affermato che, in questo momento anche se forse non immediatamente, siamo nelle migliori condizioni per tornare ad esprimere la nostra innata genialità.
Ma, d’altra parte, se il detto della tata è vero come sembra che sia, è assai probabilmente vero anche anche il suo contrario e cioè che il benessere e la fiducia nella sicurezza del futuro possono far tendere le persone a rilassarsi completamente tanto non hanno nulla da temere. Ciò può condurre alla fin fine anche ad una pericolosa dose di inerzia mentale.
Ed è per questo che sono portato a ritenere che, anche nella ricca Germania di oggi, sia il comico che la sua battuta siano stati apprezzati principalmente da quanti, placidamente semisdraiati in comodi divani e con un bel boccale di ottima birra accanto, ne condividano le idee ed i significati non essendosi ancora convinti che nessuno al mondo possa definirsi ‘über alles’ e soprattutto credere di esserlo.

Attilio Taglia










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