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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38
Firenze, 13 Novembre 2012

Dal Ministro Fornero
all'Inno di Mameli

Mi ha fatto piacere che un ministro, e, niente po’ po’ di meno il ministro Fornero, abbia usato (come me in una riflessione del 21 Maggio poi ribadita il 9 Luglio) oltre che lo stesso concetto, anche la stessa parola “schizzinosi” nei confronti dei giovani italiani che si avvicinano al primo lavoro. Voglio qui rassicurare il ministro che non ho alcuna intenzione di citarla per plagio anche perché non credo che perda del tempo a leggere quanto scrivo: mi ha solo piacevolmente sorpreso che una persona di tale livello potesse avere, circa un problema così spinoso, la stessa opinione di un impreparato come me.
Però, alla luce di un colloquio avuto molto recentemente con un ottimo lavoratore, diplomato perito agrario, abilissimo giardiniere nonché, come dice lui, “cesellatore di zolle” e, naturalmente, ora disoccupato, ho dovuto almeno parzialmente riconsiderare il mio punto di vista almeno per quanto riguarda il campo dell’agricoltura.
Il perito, che si adatterebbe a qualsiasi lavoro, mi diceva che le aziende agrarie, anche grandi, si guardano bene dall’assumere caricando i già magri bilanci a forza di contributi vari, assicurazioni eccetera; infatti, quando hanno bisogno di personale (vendemmia, raccolta delle olive ecc.) basta si rivolgano ad opportuni “caporali” che portano con sé “squadre” di bulgari, romeni ecc. che lavorano a prezzi assai più sostenibili.
Non so se questo sia regolare, ma certamente porta via lavoro ai nostri giovani. Mi ha anche detto che, rispondendo ad un annuncio e recandosi presso chi offriva lavoro a 25 chilometri da casa sua, si era sentito proporre 2,5 euro l’ora ma per non più di cinque ore al giorno e non per tutti i giorni della settimana; fatti i suoi calcoli, non aveva potuto far altro che rinunciare. Sono però convinto che un’offerta del genere possa risultare appetibile per chi provenga da paesi extraeuropei più poveri di noi o dove la vita costa molto ma molto meno. Ritengo poi che questa specie di concorrenza sia attiva, nel nostro paese, anche in altri settori lavorativi oltre quello dell’agricoltura.
Sento tuttavia campagne televisive che cercano di indurre i giovani a dedicarsi al lavoro dei campi; e fanno vedere fiorenti nuove piccole aziende, dotate di mezzi tecnolgicamente avanzati, che si dedicano a colture particolari; si tratta ovviamente di aziende già in piedi da tempo e che hanno richiesto un robusto esborso iniziale. Di quest’ultimo aspetto nessuno parla mai, sembra quasi che uno possa andare in campagna magari con una vanga ed una zappa e possa cominciare subito a tirar fuori prodotti a iosa, o perlomeno quel tanto che gli permetta di campare.
Non è così; al solito può avere qualche probabilità di riuscita solo chi è già ricco in partenza.
C’è un altro aspetto di cui tener conto: con la revisione degli estimi catastali pioverà sull’agricoltura, che può nascondere ben poco in quanto case, campi e colture sono lì, visibili e misurabili, un’altra mazzata, dovuta alla sete di danaro dei comuni, che forse riuscirà finalmente, anche grazie al solerte contributo delle avverse condizioni meteorologiche, a metterla in ginocchio del tutto. Quindi, giovani, anche se lavorare in campagna è favoloso, fate molta attenzione: il terreno è assai sdrucciolevole.
Ed alla fine la montagna ha partorito il topolino: da qui in avanti tutti dovranno conoscere l’Inno di Mameli a memoria e la ‘meraviglia’, di cui ho già dato la mia opinione nella riflessione n° 8, sarà insegnata a tutti nelle scuole così, proclamavano i telegiornali, non si vedranno più atleti incerti o fingenti. E nessuno ha tenuto conto del fatto che un atleta possa non condividere l’ostinata retorica del brano e quindi astenersi dall’ostentazione.
Forse, da qui in avanti, questo diventerà un reato di opinione passibile, come accaduto recentemente, anche di galera. Ma forse la montagna, che in questo momento dovrebbe occuparsi di cose ben più importanti ed urgenti, ha voluto solamente far vedere almeno un risultato del suo faticoso lavoro.
E poi mi sembra che ci sia qualcosa di stonato nell’aver tirato fuori questa legge in questo momento; infatti mentre tutti (con l’eccezione della Lega) si proclamano convinti europeisti ecco venir fuori qualcosa, ed obbligatorio, di rigidamente nazionalista.
O mi sbaglio?

Attilio Taglia










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