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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Firenze, 10 Marzo 2013


Ehi PD, non capisci
che Grillo è
tutta un'altra storia?

Quasi un anno fa (rifl. 14 del 23 Aprile 2012) avevo scritto che, secondo me, faceva più vera politica Grillo di quanti lo accusavano di fare soltanto dell’antipolitica.
A quanto pare il consenso popolare ottenuto da quel movimento nelle recenti elezioni (per me, tuttavia, di proporzioni inaspettate) sembra confermare che ero nel giusto. Tuttavia non arrivo ancora a farmi una ragione del vero perché di tale successo e più leggo commenti ed ascolto giudizi in proposito più le idee mi si confondono. Dato tutto ciò vado convincendomi che forse è del tutto inutile cercare spiegazioni e che sia meglio accettare il dato di fatto senza volerlo far rientrare per forza nelle regole correnti.
Quando succede qualcosa del genere nel campo della ricerca scientifica è solitamente il segnale che c’è qualcosa di nuovo che può portare anche ad inaspettati risultati positivi purché non ci s’intestardisca a volerlo interpretare secondo parametri prestabiliti. In fin dei conti tutte, e ribadisco tutte, le leggi sono valide solo fino a prova contraria o fino a che qualche nuova legge più generale le comprenda come caso particolare.
Ora, secondo me, il voler far rientrare il ‘grillismo’ nel frusto panorama partitico italiano fatto di compravendite di cariche, di ‘inciuci’ eccetera è un grosso errore (e, salvo novità, è quello che sta commettendo Bersani): bisogna invece che i nostri beneamati partiti, ed in questo momento principalmente il PD, afferrino e mettano immediatamente in pratica la spinta al rinnovamento, già suggerita a quest’ultimo dalle ‘primarie’, ed oggi ingigantita dal successo popolare dei ‘fuori legge’.
So benissimo che per i partiti questo avrebbe un prezzo elevatissimo in termini di eliminazione di fidi ‘notabili’ (nonché delle loro clientele) piazzati in burocratici posti chiave nei ministeri, nelle regioni, nelle province, nei comuni, nelle ASL, nella RAI, negli oltre mille enti statali più o meno inutili (quando la Germania sembra ne abbia circa sessanta) e magari anche nelle grandi aziende, nelle banche, nelle assicurazioni e dovunque ci sia giro di danaro anche non direttamente pubblico.
Ma ritengo che questo ‘ripulisti’ (altro che rottamazione!) sia, in questo momento, l’indispensabile prezzo da pagare per cercare di tornare ad essere credibili agli occhi del popolo e per poter riuscire a dare, credo in questo caso anche col sostegno grillino, un governo a questo paese in un momento di estremo bisogno. Mi fa bene sperare lo sdegnato rifiuto opposto, fin qui, da Grillo a scambiare i propri voti con il seggio di presidente della Camera così come mi fa piacere che i nuovi eletti del M5S rifiutino, a quanto sento dire, di essere chiamati ‘onorevoli’; in questo non posso che essere d’accordo con loro: abbiamo già avuto anche troppi esempi di ‘onorevoli’ troppo poco tali; anzi, quasi quasi sarebbe opportuno estendere il cambio di definizione a tutti i componenti della nuova Camera tornando, magari, al semplice termine ‘deputato’.
Ma ora vorrei soffermarmi un momento sul ‘Grande Capo’: ho sentito dire che sarebbe ricchissimo con proprietà in mezzo mondo, buon per lui e sicuramente anche per noi dato che, per questo, non avrebbe bisogno, come da prassi piuttosto seguita fin qui, di ‘rubare’ uno stipendio ai poveri italiani; ed in effetti non si è fatto neppure eleggere in Parlamento.
Alcuni esperti commentatori hanno stigmatizzato questa scelta che, in effetti, ha un po’ il sapore del voler togliere le castagne dal fuoco con le zampe del gatto ma, a mio modo di vedere, così come il rifiutarsi di partecipare a dibattiti televisivi, non è altro che una preferenza dettata da una sicura conoscenza dei propri limiti, cosa questa che non può che essere a suo favore: il poter saper scegliere con sicurezza il momento più opportuno per fare, o non fare, certi passi è forse la caratteristica più importante di un uomo politico. La scelta di non comparire potrebbe comunque anche essere stata dettata, un tantino presuntuosanmente, dall’osservazione che, nella storia, assai spesso i veri artefici degli eventi erano coloro che manovravano ‘dietro le quinte’.
Auguro in ogni modo a Grillo di riuscire nell’intento di ‘ripulire’ (magari con proposte più credibili di quelle che sento ventilare dagli ’esperti’ chiamati ad ‘educare’ i nuovi eletti) tutta la politica italiana ma devo avvertirlo di due cose: innanzitutto, poiché molti in Italia non sanno perdere, sono quasi certo che la sua ricchezza (posto che sia reale) cadrà presto sotto l’occhio vigile della Guardia di Finanza nonché susseguentemente della Magistratura; secondariamente lo invito a stare molto attento a quanto circola per l’aria: non vorrei che, in qualche soffitta non ancora abbastanza dimenticata, un vecchio mazzuolo si distaccasse dalla panoplia dove riposava accanto alla sua amata falce, e, vorticando, si dirigesse, con collodiana memoria, verso la sua testa.

Attilio Taglia










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