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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - Firenze, 18 Giugno 2012

...ed allora avanti!

  Anche se vivo in Toscana da settantatre anni e parlo (e forse anche scrivo) in toscano, forse quei primi sei anni vissuti nella Romagna dove sono nato mi hanno lasciato ancora dentro qualcosa del “solatio, dolce paese”.
Ci sono notevoli differenze anche storiche fra i, diciamo così, cugini emiliani e romagnoli (per non parlare dell’abisso fra tortellini e cappelletti), ma la Regione è ancora una e quindi il continuo sentire che da quelle parti, che considero ancora un po’ mie, la terra seguita a sussultare mi ha fatto l’effetto di un’offesa quasi personale.
Ma non posso prendermela con gli imprevedibili avvenimenti geologici o col fatto che l’Africa, oltre ad una relativamente silenziosa ma comprensibile invasione dal di sopra, ci prenda a spintoni anche dal di sotto, e così cerco di scaricare il mio nervosismo ruminando anatemi sulla lentezza e la discriminazione dei soccorsi nonché sulla miriade di laccioli burocratici che di fatto tendono ad inibire iniziative non solo utili ma spesso addirittura indispensabili.
La gente di quelle parti però non è tale da star lì a piangersi addosso; al contrario non può stare ferma a guardare ed è piena di iniziative e di voglia di lavorare per ritornare presto nelle condizioni della florida quotidianità cui è abituata.
A loro non posso che dire di agire infischiandosi di chiedere permessi (che oltretutto, e sicuramente dopo molto tempo, verrebbero probabilmente negati) e di dimostrare ancora una volta che l’“arte di arrangiarci” che abbiamo nei cromosomi funziona tuttora meglio di macchinose istituzioni, pur utilissime, ma impastoiate da ottusi funzionari e magari anche da regolamenti ambigui.
Eventuali successive difficoltà legali non potrebbero che essere ridotte al silenzio dai risultati del “presto e bene”.
Inoltre li invito, se sarà loro possibile, di tenere gli occhi ben aperti e di cercar di evitare che i finanziamenti per le ricostruzioni, che mi auguro saranno sostanziosi, arrivino già assegnati ad appalti prestabiliti, dati magari anche a ditte dai nomi altisonanti (indice questo di già avvenuta spartizione di sostanziose mazzette e di lavori eseguiti in ultraeconomia).
Ed allora avanti!
Credo di poter affermare che, nonostante le attuali forti difficoltà economiche, si vada dimostrando che tutti gli altri italiani siano con voi e che ammirino, e forse addirittura invidino, la vostra forza ed il vostro coraggio.

Attilio Taglia










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