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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40- 41- 42- 43- 44 - 45 - 46- 47- 48- 49- 50
Firenze, 4 Febbraio 2013


...ed io faccio
il Silenzio Elettorale

Penso che, a meno che non succeda qualcosa di imprevedibile, smetterò di scrivere ‘riflessioni’ su quanto accade nel campo della politica almeno fino ad elezioni avvenute e probabilmente anche per qualche tempo dopo; in fin dei conti si tratta solo di una ventina di giorni o poco più, ed il tempo richiesto per il dopo è dovuto al fatto che ognuno (vincitore o sconfitto) sosterrà di aver avuto brillanti risultati. Semmai, se ne capiterà l’occasione, userò l’intervallo per dire la mia su argomenti di carattere generale.
Il motivo principale di questa decisione è molto semplice: in questo momento qualunque fazione politica è, direi quasi, costretta a sparare ‘balle’ sui propri eventuali programmi di governo in modo da trattenere i propri sostenitori e contemporaneamente di cercare di attrarre qualche indeciso. Il bello è che, poiché tutti in un modo o nell’ altri promettono le stesse cose (lavoro ai giovani, aiuto ai più poveri, modifica o eliminazione dell’IMU ecc.), è del tutto inutile che seguitino a darsi reciprocamente dei bugiardi.
Il punto chiave per ogni programma è quello di come trovare i soldi per realizzare i propri ‘sogni’, e qui è dove le strade si possono differenziare ma, secondo me, quelle possibili, somma, sottrai e dividi, sono solo due: o si prende poco ai poveri che sono tanti e praticamente indifesi o si cerca di prendere molto ai ricchi che però sono non solo pochi ma anche in grado di difendersi molto bene.
La prima strada, di solito più redditizia, è quella praticata da millenni, e direi anche con continuo discreto successo, dalla Chiesa (elemosine, oboli, questue, indulgenze a pagamento ecc.) nonchè fin qui da tutti i nostri governi; la seconda strada è quella desiderata da alcuni partiti e sindacati i quali, ritenendo, anche a ragione, che chi ha fatto in un modo o nell’altro molti quattrini non possa avere le mani del tutto pulite, pensano che sia lì il punto giusto dove colpire con ipertasse e multe da levare il pelo.
Il difetto della prima strada è che ridurre all’insopportabile il potere di acquisto dei cittadini implica di fatto una paurosa contrazione dei consumi e di conseguenza la chiusura di piccole e piccolissime attività commerciali ed artigiane un tempo a dir poco autosufficienti e fonti, anche se limitate, di lavoro; il difetto principale della seconda strada consiste nel ridurre o addirittura togliere a chi, più o meno correttamente, ci sa fare la possibilità di agire (sto qui parlando, senza fare nomi, di grandi o piccoli finanzieri, di proprietari di emittenti televisive nazionali o locali, di industriali, di grandi costruttori, di titolari di compagnie aeree o di navigazione, di petrolieri, compratori d’oro e compagnia bella) e questo porterebbe inevitabilmente a licenziamenti di massa o a ricorsi alla cassa d’integrazione insopportabili per lo stato.
Come si vede, entrambe le soluzioni, se applicate rigorosamente, porterebbero al disastro e così immagino che, chiunque debba governare l’Italia, dopo le prossime elezioni, si vedrà costretto a scendere a robusti compromessi anche con le proprie idee.
Tuttavia mentre la prima strada non appare aggirabile, la seconda invece darà la possibilità al vincente di dividere i ‘cattivi’ in due fasce: quelli dalla parte giusta e quelli dalla parte sbagliata circa dimezzando praticamente così i rischi sopra menzionati.
Quindi inutile seguitare a ‘riflettere’ su quello che avverrà durante e dopo la corrente ondata di bugie. Ho tuttavia un suggerimento per le elezioni future oltre le, direi quasi, presenti: perché non abolire del tutto le campagne elettorali o, meglio per stimolare un po’ la lettura, ridurle solamente ad inserzioni a pagamento sui vari quotidiani ma, ovviamente, a carico delle fazioni speranzosamente prive di finanziamenti statali?
C’è però un secondo motivo che mi induce ad un po’ di silenzio; ed è un grave errore che ho commesso nell’ultima riflessione: ho infatti invitato gli elettori a votare per chi volevano ma esclusivamente per gli ultimi delle liste. Ma, proprio ieri sera, un’ufficiale pubblicità televisiva elettorale mi ha ricordato che, in realtà, nessun elettore, in accordo con gli attuali dettami, ha la possibilità di dare preferenze e deve rimettersi alle scelte del suo partito. Quindi invito chi mi leggesse ad accettare, oltre alle mie scuse, il consiglio di ritenere valido quanto suggerito in precedenza per elezioni di là da venire con la speranza che qualcosa possa nel frattempo essere cambiato.
Ma non tutto il male è venuto per nuocere, infatti sono finalmente arrivato a capire perché, nonostante le reciproche accuse di boicottaggio rispetto al varo di una nuova legge elettorale, né il governo Monti (in accordo con i ‘partitini’ di centro) né le due principali fazioni fin qui contendenti in realtà volessero cambiare le cose. Si trattava di riuscire a mantenere pressoché inalterata, come personaggi principali, la propria rappresentanza parlamentare. E ci sono riusciti.
Così dovremo sorbirci almeno per un’altra legislatura sempre le stesse facce (nonché i loro discorsi usualmente autocelebrativi) che, indipendentemente dalla fazione, vi dico la verità, mi sono venute veramente a noia.

Attilio Taglia










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