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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Firenze, 4 Giugno 2012

...e se aiutassimo
la ricerca di base?

  Nei giorni scorsi, affetto da una forma virale ora scomparsa, avevo dovuto, di necessità, sorbirmi un po’ più di televisione del solito ed ero rimasto colpito dalla più alta frequenza, negli spazi pubblicitari, di pressanti inviti ai telespettatori. Non che io abbia qualcosa di contrario agli spazi pubblicitari anzi ritengo che, quando sono veritieri (cosa tutta da verificare) possano essere anche utili (a me, detto fra noi, sono utili anche per riequilibrare, in un modo o nell’altro, le risorse idriche personali); semmai mi disturba un po’ che siano così frequenti anche sulla RAI che già percepisce il canone, ma di questo forse tornerò a parlare un’altra volta.
I pressanti inviti di cui parlavo sopra mi hanno anche richiamato alla mente i ragazzini, circa decenni, che nel primo dopoguerra, vestiti di stracci ed addestrati a fare “la faccia da pezzente” chiedevano le elemosine qua e là salvo poi rivederli allegri e sorridenti rincorrere una palla in qualche spiazzo poco lontano.
Sto parlando della destinazione dell’otto e del cinque per mille.
Secondo me, in questo particolare momento, chiunque ritenga di sentirsi italiano non dovrebbe avere nessuna esitazione ad assegnare il proprio otto per mille, trascurando piagnistei e querule richieste, allo Stato. E’ ovvio che si può non sentirsi italiani o essere di parere diverso dal mio, ma in questo caso forse non ci si è resi ben conto dell’attuale situazione economica italiana o si è dato credito a voci eccessivamente ottimistiche.
Forse si tratterebbe solamente di una goccia ma “gutta cavat lapidem” ed il gesto potrebbe essere anche interpretato come un altro segnale della volontà di cambiamento di questa nazione (fra l’altro mi sembra che anche i risultati delle amministrative, pur se limitati per numero di votanti, sottolineino questa volontà e sarebbe bene che i chiacchieroni dei partiti cominciassero a tenerne conto invece di limitarsi ad accusare di fare antipolitica chi, magari da poco competente, in questo momento fa più politica di loro).
Ma, venendo al cinque per mille, il discorso si fa forse ancora più complicato. Ho notato infatti che quasi tutte le richieste di assegnazione provengono da enti che promettono più o meno miracolose guarigioni o l’avanzamento delle ricerche per combattere vaghi morbi. Tutto insomma ruota intorno all’ambiente medico e questo mi fa “annusare” il tentativo di sfruttamento della debolezza dei veri malati, di coloro che si ritengono tali e di chi è terrorizzato dalla paura di ammalarsi.
Tanto per cominciare è bene levarsi dalla testa l’idea di guarigioni miracolose perchè, anche se ne avvenissero, sarebbero appunto miracoli cioè cose irripetibili e quindi esenti dalla necessità di finanziamenti; passando poi all’avanzamento delle ricerche nel campo medico, e sottolineando che già moltissime trasmissioni televivisive richiedono continuamente telefonate ed SMS di supporto a questo settore, credo che detto avanzamento non possa verificarsi senza il preventivo consolidarsi ed il progredire della ricerca scientifica di base.
Siccome le scienze di base sono solamente tre e cioè la regina matematica e le principesse fisica e chimica (tutte le altre scienze, si voglia o non si voglia, si basano su queste) è qui che veramente necessita il supporto finanziario e, poiché lo Stato è molto carente da questo punto di vista, avendone ora la possibiltà, è dove gli italiani (ripeto italiani) dovrebbero indirizzare il loro supporto.
Si può obiettare che la ricerca scientifica di base, e particolarmente quella fondamentale non applicata, non dà frutti immediati ed è vero: talvolta occorrono moltissimi anni prima che un risultato scientifico trovi la sua applicazione; tanto per fare un esempio esagerato ricorderò che i numeri primi, di cui già Euclide (circa 300 anni avanti Cristo) aveva accertato che erano infiniti, hanno trovato abbastanza recentemente applicazione nella salvaguardia delle nostre carte di credito.
Ma rimane il fatto che un qualsiasi ente, e quindi anche lo Stato, che non investe nella ricerca di base è, alla lunga, condannato alla decadenza: se ne sono accorti da tempo giapponesi e cinesi che dapprima si limitavano a copiare poi hanno capito che così si rimane sempre schiavi dei brevetti altrui ed hanno mandato i loro giovani ad affinarsi all’estero prima di tornare a guidare con successo la ricerca di base in patria con i risultati anche economici che sono sotto gli occhi di tutti.
Spero sia chiaro a chi vorrei che gli italiani dedicassero il loro contributo: cioè alla ricerca scientifica non medica, quest’ultima, già finanziata, come detto, in altro modo, beneficierà più che ampiamente successivamente del progresso acquisito nelle discipline base ed intanto anche il paese avrà modo di crescere autonomamente.
Mi auguro quindi che molti indirizzino il loro cinque per mille a quei dipartimenti delle Università loro vicine dove si svolge la fondamentale ricerca scientifica di base.
Capisco che tutti quelli che hanno paura di morire (perché di questo si tratta) trovino quanto sopra difficile da mandar giù ma dovrebbero pensare che, essendo assolutamente inutile temere qualcosa di inevitabile, la continua paura che hanno serve solamente a rendere meno gradevole anche quel poco di buono che si può raccattare dalla vita; siccome poi queste persone sono anche, e direi quasi necessariamente, superstiziose, le invito a ritenere (anche io mi provo a sfruttare le debolezze altrui) il contributo un potente talismano cacciaguai: con un briciolo di altruismo daranno speranza a sè ed aiuto certo, anche se non immediato, a tutti gli altri che vivranno ancora ed alle generazioni a venire.

Attilio Taglia










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