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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


n. 1 - 2 -3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - Firenze, 12 Aprile 2012

Sulla Libertà...

  In una nota precedente ho già detto che deve essere limitata da certe regole di convivenza, altrimenti si confonde la libertà con la licenza, citando, al riguardo, i dieci comandamenti. Ma ci sono altri mille vincoli e laccioli che, a volte senza che ce ne accorgiamo, soffocano il nostro istinto; posso citare tutte le regole legate all’educazione formale a partire dal dover stare fermi sui banchi di scuola fino all’altamente sconsigliabile parlare a voce troppo alta, soffiarsi rumorosamente il naso, sbadigliare durante un consesso noioso oppure grattarsi in pubblico.
Altre limitazioni derivano da certi tipi di attività, ad esempio fino a qualche tempo fa, prima che si diffondesse l’uso dei condizionatori, gli impiegati di banca dovevano portare giacca e cravatta anche in piena estate; altro divieto per me assai discutibile è quello che impone alla donne di non entrare in una chiesa con braccia e gambe poco coperte (non dico in bikini o addirittura in topless, ma certi creazionisti bisognerebbe ricordassero che anche il corpo umano è, per loro, un dono del Creatore) infatti un abbigliamento un po’ ridotto magari solo per il caldo non credo abbia niente a che vedere con la vera fede.
A questo proposito vorrei avere una definizione esatta del “comune senso del pudore” perchè di questo si tratta, ma credo che sia una questione di lana caprina come il distinguere il limite fra la virtù parsimonia ed il peccato avarizia.
Altro vincolo terribile è quello di non poter dire apertamente ad un superiore che sta dicendo idiozie, oppure non poter mandare a quel paese, che so, un vigile urbano che, certo della sua intoccabilità, si comporta invece inurbanamente.
Adesso che sono vecchio mi sono talmente abituato a buona parte dell’educazione formale che non mi sembra più neppure una limitazione, quanto all’abbigliamento mi vesto come mi resta più comodo e, siccome sono da tempo pensionato e non ho più superiori, dico e, come qualcuno avrà già notato, scrivo quello che mi passa per la testa senza preoccuparmi troppo di quel che pensa la gente; tanto, al massimo, potrà darmi del vecchio rincoglionito, cosa probabilmente abbastanza vera ma della quale, per dirlo alla romana, “non me ne potrebbe fregà de meno”.
Piuttosto, a proposito di libertà, torno a citare il mio diletto Giorgio Gaber che, nel breve monologo che precedeva l'omonima canzone, si chiedeva come potesse fare a liberarsi della libertà.
Infatti la libertà è una divinità schiavizzante e quello che sembrava un gioco di parole è invece una cosa seria; mi rendo conto ora, avendo da diversi anni ottenuta quella a me possibile, che, se per qualche ragione mi fosse chiesto di rinunciare anche ad un briciolo di quanto ho raggiunto, prima di decidere ci penserei talmente a lungo da far desistere il richiedente.
E credo che sia così per chiunque a meno che, per avere dei pasti ed un letto, non si preferisca stare in prigione.

Attilio Taglia










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