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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Firenze, 14 Maggio 2012

Cominciata
la Gara Presidenziale...

  Abbastanza tempo fa (ormai, col trascorrere delle stagioni, la sensazione precisa del tempo che passa mi sta abbandonando) quando Fini e Casini cominciarono a distaccarsi dal “piccolo duce” Berlusconi, ebbi modo di dire ad alcune persone di mia conoscenza che era iniziata la guerra per la successione alla presidenza della Repubblica.
Non mi tacciarono di senile follia ma quasi; la mia previsione era però basata su un’analisi, che può anche essere ritenuta sbagliata, di quanto stava succedendo; infatti ricordo che allora pensai che l’unica giustificazione delle azioni dei due dovesse ricercarsi non tanto negli accampati motivi politici quanto nella comune volontà di eliminare dalla competizione un pericoloso concorrente. Ed infatti cominciò per entrambi la gara ad ingraziarsi il centrosinistra in modo da poter apparire, alla fine, sufficientemente “super partes”. Poi, congiuntamente, decisero di dar vita al terzo pollo (mi scuso, mi è scappata una elle in più) al quale, non avendo al momento niente di meglio cui attaccarsi, aderì immediatamente il nomade (per aver militato, pur di restare a galla, in svariate formazioni) Rutelli (altro, ritengo solo secondo lui, concorrente) con i suoi fidi (?). Ma tutti e tre dovranno poi confrontarsi col presidente del Senato, concorrente abbastanza silenzioso ma temibilissimo.
Questo per quel che riguardava il centrodestra, ma cerchiamo di vedere chi potrebbe concorrere dal centrosinistra.
E qui, mi si consenta di scartare a priori Di Pietro e Vendola, non vedo che due possibilità: la Bindi e D’Alema; la prima per me eccessivamente “pia” avrebbe però il vantaggio di essere la prima donna nel ruolo ed ora, in tempo di acuto femminismo, questo non sarebbe poco, ed il secondo da qualche tempo (volutamente?) lontano dalle cronache forse “cova” qualche astuta mossa per riguadagnare popolarità.
Devo ammettere che a lungo ho ritenuto D’Alema e Fini gli unici veri uomini politici presenti nella nostra nazione: l’uno per aver traghettato verso la democrazia i comunisti, l’altro per aver fatto la stessa cosa con i fascisti; poi entrambi, penso unicamente per amore del potere, hanno commesso errori tali da rendermeli un po’ più invisi: il primo, per aver affossato il governo Prodi, il secondo per aver di fatto impedito al governo Berlusconi di attuare alcune riforme di cui ora possiamo renderci conto quanto fossero necessarie e che l’attuale governo Monti cerca di nuovo faticosamente di portare avanti.
Il panorama non è quindi particolarmente allettante ma voci di non troppe ore fa indicano che qualcosa sta cambiando: innanzitutto Berlusconi ha detto che lui non intende concorrere per il Quirinale (sarà vero?) e, secondariamente, anche Casini sembra voglia tirare fuori dai medesimi abbandonando la sua creatura centrista (forse si è reso conto che due galli nello stesso pollaio non possono che danneggiarsi ed allora ha scelto di atteggiarsi a superiore). Nell’altro versante non mi sembra di sentire qualcosa degno di nota ma forse il fuoco è tenuto abilmente sotto controllo.
Devo dire che, da un certo punto di vista strettamente personale, la rinuncia di Berlusconi un po’ mi dispiace: l’idea di un Quirinale nei cui saloni ballano lietamente numerose escort poco vestite e corazzieri in divisa mi sembra più rappresentativa della vera natura degli italiani di quanto non lo sia un’atmosfera di paludato perbenismo.
Non mi chiedete chi sarà il nuovo Presidente: se fosse eletto direttamente dal popolo sarei quasi certo di una rielezione. Ma così non sarà.

Attilio Taglia










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