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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Il Rovescio della medaglia...

  Mi sembra che l’antico detto “Ogni medaglia ha il suo rovescio” si presti particolarmente bene per un tentativo di interpretazione dei dati sulla disoccupazione che, dagli schermi televisivi, vengono continuamente aggiornati al peggio. Mi ha indotto a questa riflessione una notizia di alcuni giorni fa relativa alla scoperta, da parte della Guardia di Finanza, di un’azienda di non ricordo dove che, con abili giochi di ditte satelliti magari esistenti solo sulla carta, riusciva ad assumere personale al nero evadendo contributi ed IVA per, mi sembra di ricordare, alcuni milioni di euro. E questo è certamente esecrabile, ma il rovescio della medaglia mi fa pensare che, intanto, c’erano delle persone stipendiate, magari male, ma che avevano accettato il lavoro; una seconda considerazione mi fa ritenere che, grazie ai procedimenti truffaldini, l’azienda riusciva a produrre, e magari a prezzi concorrenziali, garantendosi un buon fatturato.
Lo so che è un discorso insostenibile al giorno d’oggi ma, se ben ricordo, buona parte del famoso “miracolo economico” del dopoguerra fu dovuta sia al lavoro nero che a quello minorile (gran parte dei bambini, finite le scuole elementari se le finivano, andavano a lavorare, imparavano un qualche mestiere e si tenevano lontani dai facili guadagni offerti dalla malavita) e le minori retribuzioni, estremamente esigue poi durante i cosiddetti apprendistati, furono forse il vero motivo che consentì all’artigianato di qualità ed all’industria di rinnovarsi, di investire in nuovi progetti e risollevare la nazione. Inoltre, allora, molta gente lavorava ancora nei campi e, anche trascurando quella forma di collaborazione, poi osteggiata dai politici, ma che funzionava e si chiamava mezzadria, le aziende agrarie, di dimensioni tali da garantire l’autosufficienza, avevano diecine di operai fissi (oggi si dice a tempo indeterminato) e, spesso, anche un buon numero di avventizi (a tempo determinato). Oggi, proprio perchè le aziende non possono più appesantire i già difficoltosi bilanci con assunzioni costosissime in quanto aggravate da onerosi carichi contributivi, le macchine hanno sostituito gli uomini e nei campi si vedono solo trattori. E,per lo stesso motivo, credo si svilupperà sempre di più in ogni dove la robotica che avrà il vantaggio di sollevare il genere umano dalle fatiche ma, a sua volta, creerà ulteriore disoccupazione. Resta comunque il fatto che mi pare proprio che ci vorrebbe di nuovo un’altro, magari anche più modesto, miracolo economico.
Tutti, e per tutti intendo cittadini, sindacati, partiti eccetera, richiedono a gran voce il taglio della spesa pubblica ma, se ci mettiamo un po’ a ragionare sulle origini di questa spesa, non possiamo fare a meno di notare che essa è dovuta principalmente ad un enorme eccesso di stipendi e che, per esempio, sevirà a ben poco eliminare il 50% delle macchine blu se non si elimina anche la stessa percentuale di autisti, meccanici ed addetti vari ad esse connessi.
Ma, a sentir parlare di licenziamenti o prepensionamenti, ecco inalberarsi sindacati e partiti perché, dicono a ragione, anziché creare occupazione si verrebbe a creare il suo inverso. Secondo me questo è però lo scotto da pagare inizialmente per risollevarsi: basandosi cioè non sul numero ma sulla competenza e la voglia di lavorare di chi rimane; in altre parole facendo prevalere, guarda caso, la meritocrazia a discapito di parentele, amicizie o arruffianamenti vari. Una volta fatto questo potrebbe senz’altro ripartire la crescita.
Grandi vantaggi si potrebbero ottenere poi razionalizzando e ipersnellendo la macchinosa burocrazia che costringe qualsiasi impresa, piccola o grande, a rovinose perdite di tempo. Ma anche qui, probabilmente, si perderebbero posti di lavoro poiché tanti spaccacavilli, inutili creatori di difficoltà, dovrebbero fare fagotto.
Cercherei invece di provare a dare fiducia a chi vuole iniziare una qualche attività senza intralciargli la strada con assurde pretese e laccioli burocratici rimandando gli opportuni controlli a quando sarà riuscito a farsi una strada; insomma proverei a far ripartire la libera iniziativa che sicuramente, data l’ingegnosità degli italiani, creerebbe nuovi posti di lavoro. Ma qui ci si urta con un’altra difficoltà che non è altro che quella legata ad un altro rovescio della medaglia: purtroppo l’istruzione obbligatoria, alla quale tuttavia non si può rinunciare e che forse, per cercare nuovi talenti, andrebbe estesa addirittura alle secondarie superiori, ha avuto anche il grande difetto di creare in molti giovani, ed in molte famiglie alle loro spalle, la deleteria illusione che lo studio dia dei diritti superiori; e così nessun giovane vuol più fare il falegname o il muratore o l’elettricista o l’idraulico e questo anche sapendo che questi mestieri, fra lavoro vero e proprio e “cortesie” ad amici e conoscenti permettono introiti da far invidia, per esempio, a qualsiasi insegnante laureato. Ma il vero sogno dell’italiano medio è il “posto” cosa del tutto indipendente dal “lavoro”.
Sento borbottii anche per quanto riguarda i prospettati tagli alla sanità sorgente di mille sprechi, ma anche qui mi risultano cose abbastanza strane anche se scontate; infatti, almeno fino a qualche tempo fa, molte ASL erano dirette da ex politici lì sistemati indipendentemente dalla limitata o addirittura inesistente preparazione medico-amministrativa necessaria. E forse, dietro a loro si erano infilati anche molti altri protetti. Il problema in questo caso sarà che tali personaggi risulteranno inamovibili e magari ci andranno di mezzo infermieri o medici del tutto indispensabili o specialità farmaceutiche importanti ma di prezzo elevato. Comunque, per un risanamento, si dovrà necessariamente creare altra disoccupazione.
Ho sentito poco fa di un accordo fra Monti e la Merkel salutato con grande ottimismo. Qualcuno ha anche parlato entusiasticamente di un nuovo asse Roma-Berlino.
Speriamo.
Ma in questo caso preferisco starmene zitto sul possibile rovescio della medaglia. Ho ancora netta memoria del precedente asse dallo stesso nome poi esteso anche a Tokio.

Attilio Taglia










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