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L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.


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Firenze, 22 Dicembre 2012

Benigni,
la gruppolarizzazione del PDL
e le Secondarie...

L'altra sera, incuriosito, ho ascoltato con attenzione il lungo monologo di Roberto Benigni iniziato con le solite battute su Berlusconi alcune delle quali abbastanza vivaci da tornare a farmi ridere; in questa specie di prologo alla parte fondamentale del recital l’attore mi è piaciuto particolarmente, anche perché avevo già detto qualcosa del genere, quando, in maniera semiseria, ha affermato che forse il cavaliere aveva pensato di rimettersi in gioco proprio per fare un piacere personale a lui e, aggiungo io, a quanti campano di gossip e satira politica. Ma quello che mi è piaciuto soprattutto (oltre alla esilarante successione dei “qualcuno più in alto di lui”) è stata l’accorata difesa elogiativa di alcuni principi della nostra Costituzione che, inframezzata da qualche battuta politica per tenere viva l’attenzione, devo ammettere, mi ha molto favorevolmante sorpreso. Io l’avevo letta ormai molti anni fa e non vi avevo ‘sentito’ tutti i significati ora sottolineati, anche se forse un po’ troppo ‘piamente’, dall’ineffabile comico (ma si può usare per lui la definizione di comico?) toscano. E’ stato quindi un piacevole ed utilissimo ripasso.
Devo però sottolineare che, per me, Roberto Benigni ha perso grande parte di quella verve ironica e dissacrante che aveva agli inizi della carriera (Televacca, le trasmissioni con Arbore ecc.) e questo, se ben ricordo, ha avuto inizio dopo il suo matrimonio, quasi avessero cominciato a gravare sulle sue spalle, modificando l’estemporaneità giovanile, i pensieri della famiglia. Oppure fin da allora ha cominciato a rendersi conto che, in questo paese, senza il benevolo supporto della SMC (anche Società di Mutuo Conforto ma principalmente Santa Madre Chiesa), non si può aspirare ad alti traguardi neppure dichiarandosi simpatizzanti della sinistra. Ed ecco forse il perché dei frequenti riferimenti alla parole di Cristo nella sua rivisitazione della Costituzione. Comunque è stata una trasmissione piacevole e, penso, di grande successo.
Finita la trasmissione ho dovuto allontanarmi per motivi strettamente personali e, quando sono tornato alla televisione circa un quarto d’ora dopo, era iniziata “Porta a porta”e, non avendo rilevato la presenza di film che mi interessassero, ho pensato che, per una volta, avrei anche potuto soffermarmi e dare un’occhiata al salotto di Vespa. E così ho avuto una conferma, uno strano punto di vista che mi ha lasciato sconcertato nonchè una purtroppo spiacevole quanto inaspettata notizia.
La conferma riguarda la ‘gruppuscolarizzazione’ del PdL che, avendo ben in vista uno striscione acclamante all’unità, in realtà si sta dividendo in tante parti alla guida di vari sottocapi, invidiosi uno dell’altro, che avrebbero preferito candidarsi a quelle primarie poi ‘sventate’ dal Berlusca. E’ quello che è sempre successo storicamente al farsi da parte di un generale: i colonnelli cominciano a litigare fra loro e l’esercito va allo sbando.
Il punto di vista (o la sua assenza) che mi ha lasciato sconcertato è stato quello del fondatore, di cui non ricordo già più il nome, di una nuova unità politica che vorrebbe raccogliere i ‘moderati’ (che non si sa più bene chi siano) centristi: penso sia uno che vuole emulare un po’ Renzi ed un po’ Casini che però, nonostante i ripetuti inviti sia del conduttore che di altri presenti, non ha mai voluto precisare se occhieggia a destra o a sinistra trincerandosi abilmente dietro nuvole di parole e propositi generici.
La notizia spiacevole ed inaspettata riguarda invece le seconde primarie del PD (non sarebbe stato meglio chiamarle subito secondarie?) per la formazione delle liste elettorali. Ho detto secondarie perché, a mio modo di vedere, saranno, da come sono state impostate, di importanza forse addirittura meno che secodaria. Quello che mi ha infastidito sono state le regole imposte per la partecipazione alle votazioni per i posti rimasti liberi dopo quelli occupati in testa alle liste dai prediletti dell’attuale dirigenza del partito: ogni cittadino che vuole presentarsi per essere votato può farlo, a parole anche se non è iscritto al partito, purché presenti a proprio supporto almeno 500 firme di iscritti al partito della sua provincia. In altre parole non vogliamo ci provi nessuno che non sia sicuramente dei nostri.
In altre parole ancora queste secondarie, propagandate come esempio di alta democrazia, in realtà ne sono la negazione ed il loro formalismo si richiama direttamente ai vecchi metodi stalinisti per eliminare la concorrenza. Ho già scritto (riflessione 42) che forse Bersani potrebbe essere il cavallo giusto se non fosse impastoiato dal resto della sua dirigenza, ma dovrà dimostrare prestissimo di essere alla guida di un partito realmente progressista e democratico e non rigidamente conservatore e democratico solo di nome ma non di fatto. Come già le primarie avevano fatto sospettare e queste secondarie purtroppo confermano.

Attilio Taglia










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