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Firenze, 11 Maggio 2013


Questa è la Storia, Baby!

E’ da giorni che rimugino dentro di me sul fatto che, a pensarci bene, già a partire dagli inizi del 1900 per arrivare fino ad oggi, la storia d’Italia è stata dominata dalle divisioni della sinistra. Quello che sto per scrivere è basato sulla debole memoria della storia studiata al liceo scientifico (anni 1947/1952) e, per il resto, sui ricordi di vita vissuta: pertanto posso anche aver preso grossi abbagli e, di conseguenza, quanto affermo essere privo di solide fondamenta anche se a me pare abbastanza logico.
E partiamo dal 1914: la divisione dei socialisti, allora unico partito di sinistra, fra interventisti e non interventisti dà modo a Mussolini, già direttore dell’ “Avanti”, di fondare il giornale interventista “Il popolo d’Italia” che, grazie anche alla successiva ‘vittoria mutilata’ ed al malcontento dei reduci si trasformò ben presto nell’organo di stampa del movimento (non ancora partito) fascista. Ma forse la vera spinta al fascismo la dette, eccoci di nuovo, la scissione del partito socialista, che avvenne a Livorno nel Gennaio del 1921, dalla quale ebbe origine il partito comunista; questo probabilmente terrorizzò i proprietari terrieri (allora fonte di gran parte del reddito nazionale) nonchè gli industriali i quali si affrettarono a dare supporto economico e quindi potere a chi si professava nemico di chi voleva dare ‘la terra ai contadini’ e ‘le industrie allo stato’.
E così si giunse alla ‘Marcia su Roma’ ed a tutte le sue conseguenze. Durante il ventennio tutti gli altri partiti furono silenziati (anche se, negli ultimi periodi, ricordo di aver ascoltato, un po’ di nascosto, discussioni molto sottovoce fra chi si definiva liberale e chi socialista). All’epoca io ero abbastanza imbevuto di propaganda fascista ma, poiché la curiosità non mi è mai mancata, ascoltavo e mettevo da parte nella memoria.
Ma veniamo al primo dopoguerra: alle prime elezioni, se ben ricordo, i partiti socialista e comunista si presentarono separati, la DC ebbe la maggioranza assoluta e, numericamente, i socialisti erano quasi il doppio dei comunisti.
Alle elezioni successive, nella speranza di riuscire a sconfiggere lo strapotere DC, Nenni (PSI) si lasciò convincere da Togliatti (PCI) a presentarsi all’elettorato unendo i due partiti nel Fronte Popolare che tuttavia venne ancora sconfitto ma la conta numerica mise in evidenza che ora i comunisti erano diventati molti di più dei socialisti.
È da allora che, secondo me, ebbe inizio il vero declino del PSI, indebolito ulteriormente anche dalla successiva scissione socialdemocratica; quel partito però, con un po’ più di coraggio iniziale e, successivamente, senza cedere agli intrallazzi che caratterizzano il potere, avrebbe potuto essere il vero ‘partito degli italiani’.
Ma questo non è successo e si arrivò così, con vari passaggi di governi più o meno imbelli di centro-sinistra ma sempre a base democristiana, all’affossamento della prima repubblica causato direi principalmente dalla famosa inchiesta ‘Mani Pulite’ nata forse per smascherare i giochi di potere della DC ma che ebbe poi come principale vittima il PSI.
Quindi, in un certo senso, ancora una lotta interna alla sinistra italiana.
Ed ecco dalle ceneri del PSI venir fuori un non politico che, cavalcando abilmente il generale momento di incertezza degli italiani e giocando sulle divisioni della sinistra nonché sul disorientamento dell’elettorato democristiano, s’inventa una forza politica che raccoglie un consenso tale da fargli vincere le elezioni e formare governi, sicuri dal punto di vista della maggioranza parlamentare, ma di notevole pochezza politica dovuta sia all’inesperienza dei neofiiti che al fatto di avere contro, oltre ovviamente alla sinistra, l’onnipresente burocrazia nonché la Magistratura che probabilmente era rimasta delusa dall’inatteso esito politico dell’inchiesta moralizzatrice.
Ma finalmente la sinistra sembra ricompattarsi con Prodi alla guida dell’ “Ulivo” che difatti alle elezioni riesce a prevalere sul centro-destra ed a formare un governo di centro-sinistra che però ha vita breve a causa delle solite divisioni intestine dei partiti costituenti quell’unione. Con alcuni altri governi dalla vita assai breve si giunge a nuove elezioni che, stante principalmente l’incapacità della sinistra (ormai intestarditasi nell’antiberlusconismo) di fornire agli italiani progetti politici innovativi credibili e con alta probabilità di realizzazione, vengono di nuovo vinte dal centro-destra con ampio margine. Ma, nonostante questo, anche il centro-destra, a causa principalmente di lotte interne per la leadership in vista di un ‘dopo Berlusconi’ (il leader infatti era già nel mirino della Magistratura) , non riesce a governare e, complice anche la crisi finanziaria mondiale, l’Italia seguita a scivolare verso un grave declino economico.
Fortunatamente il Presidente della Repubblica, prima di sciogliere le Camere, riesce ad inventarsi un governo di tecnici, supportato da centro-destra e centro-sinistra, destinato principalmente a trovare il verso di rimettere ordine nella nostra economia; cosa questa abbastanza riuscita anche se generando un impoverimento dei cittadini tale da innescare e far fiorire sonore forme di protesta che prendono corpo dividendo l’elettorato in tre tronconi principali più o meno equivalenti senza dare di fatto a nessuno, nonostante il premio di maggioranza, la possibiltà di governare.
Il resto è ‘in onda’ in questi giorni, con un nuovo governo di coalizione, sinistra-centro-destra, ideato e voluto dal (costretto a ricandidarsi e quindi rieletto) presidente della Repubblica che tenta in ogni modo di salvare l’Italia da un possibile disastro. Ma risiamo alle solite ed il futuro del paese dipende ancora una volta principalmente dalla remota possibilità che le due anime che da circa un secolo seguitano a dividere la sinistra trovino finalmente e definitivamente il verso di smettere di litigare dando così al paese quella stabilità di governo che è necessaria per riuscire a risollevarsi e farlo tornare al rango che gli spetta.
Ma riusciranno i nostri eroi (leggi il Partito Democratico) nell’impresa?
Forse potremo vedere un po’ più di luce dopo l’assemblea di oggi, sabato 11 maggio, ma non mi faccio troppe illusioni: ci sono troppi aspiranti leader intenti a farsi le scarpe ed a pensare più al proprio successo personale che al futuro del partito e soprattutto al bene del paese. Insomma, in questo momento che peraltro mi auguro duri ancora molto poco, oltre alle valide idee innovatrici di cui sopra, quello che mi sembra manchi alla nostra sinistra è una persona che abbia la stoffa ed il carisma del vero leader.
Forse Letta, specialmente se riuscisse nell’impresa di dare al paese in breve tempo quelle riforme che sono assolutamente necessarie, potrebbe diventarlo; ma, per ora, mi sembra ci siano in giro troppi cuochi che, come è arcinoto, guastano la cucina.
L’Italia però ha fame subito...

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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