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Firenze, 19 Maggio 2014

Cosa c'è
dietro le rivelazioni
sul complotto?

Mi ha colpito quanto riportato da Friedman sul ‘Corriere’ di alcuni giorni fa circa la possibile esistenza, a suo tempo, di un complotto europeo, rivelato nel libro di un grosso politico americano vicino al presidente USA, per ‘esautorare’ l’ex (rifl. n° 101).
Lì per lì ho immediatamente pensato all’esborso necessario per un ‘assist’ del genere in questo momento; poi, riflettendoci un po’ sopra, ho ritenuto che, in ogni caso, non avrebbe dovuto venir fuori con tale clamore e su quel giornale; ed ho cominciato a chiedermi quale potesse essere il vero motivo di una rivelazione di tale portata: una possibilità era quella che si trattasse di tutto un ‘rigiro’ abbastanza fasullo al quale far seguire una successiva e politicamente ancor più efficace clamorosa smentita. Ma, ieri o ieri l’altro (in questi giorni non do molto ascolto ai notiziari in quanto eccessivamente infarciti di più o meno velata propaganda elettorale, cosa che rende assai più difficile giungere alla verità delle notizie) ho sentito da qualche parte che anche Luttwak afferma le stesse cose. Ed ho cominciato a credere che possa esserci del vero.
Già, ma a che pro tirarlo fuori proprio a pochi giorni dalle elezioni europee?
Così, da malfidato quale sono, esclusa la possibilità che potesse trattarsi di un ‘assist’ all’ex, ho cominciato a ritenere che la notizia dovesse piuttosto servire da ‘monito’ per qualchedun altro.
In altre parole che il tutto abbia avuto ed abbia tuttora il fine di ‘mormorare’ a Renzi: “Occhio, perché quello che abbiamo fatto a lui possiamo ripeterlo per te”. E devo dire che ho interpretato come ulteriore prova di questo mio modo di vedere anche l’improvviso ‘tonfo’ di tre giorni fa della borsa di Milano con improvviso ritorno (poi in parte recuparato) dello spread a quote proibitive quasi a sottolineare in solido l’importanza del monito.
In effetti le esternazioni del nostro Presidente del Consiglio, tese a richiedere tanti voti per il suo partito in modo da poter avere più voce per cercar di procedere ad una riforma dell’attuale situazione europea, devono aver assai infastidito diversi pezzi grossi europei. E questo abbastanza a ragione in quanto, se si pensa bene, nelle dichiarazioni di Renzi in proposito si può intuire una certa tendenza a ricalcare, mutatis mutandis, la politica europea dell’ex.
Io sono un convinto europeista soprattutto perchè ritengo che, se non si riesce a trasformare la parte occidentale dell’Eurasia dalla congrega di stati e staterelli che da secoli sono quasi continuamente in guerra fra loro (trascinandosi dietro anche il resto del mondo) in un qualcosa di simile agli USA, inevitabilmente nel giro di non troppe diecine di anni quanto ora si chiama Unione Europea verrà ‘stritolata’ dal tridente Africa, Russia, Cina.
Ma per giungere a qualcosa del genere il percorso non è né facile, né breve,infatti bisognerebbe cominciare a pensare, per esempio, ad un esercito, una marina, un’aviazione europea in grado di difendere i confini ed i cieli; ad eleggere un presidente ed un reale governo europeo dotato di pieni poteri e di quanto necessario alla politica comune ecc. ecc.. Ma forse una delle cose più difficili da fare sarebbe il cercar di ‘sedare’ opportunamente gli eccessi di nazionalismo presenti nella Comunità che, a causa dei perenni litigi, sono tuttora ben radicati in molti animi; ci si potrebbe riuscire credo solo evidenziando e facendo entrare nella testa della gente un superiore interesse comune (in fin dei conti non lo posso dire con certezza ma non credo che i texani abbiano molto in comune con gli abitanti del Massachussets).
Ma lasciamo l’Europa e veniamo brevemente alle vicende di casa nostra: a parte l’ex, che, anche se fa finta di no ‘sparando’ roba degna del famoso ‘Maestro Bombardone’ delle pubblicità di anni fa, mi sembra dia per scontato un discreto calo di voti alle prossime europee preparandosi invece alle non lontane politiche, tutti gli altri si fronteggiano con foga cercando di strapparsi reciprocamente voti.
Particolarmente vivace lo scontro Renzi-Grillo, che sanno benissimo di ‘pescare’ nello stesso stagno, arrivando a scambi di parole che rasentano il vilipendio; ma anche l’ex non ‘ci va di scartino’ paragonando il comico genovese ai più sanguinari dittatori del passato. Ed effettivamente, con il malcontento che in questo momento impera nel nostro paese, Grillo fa paura perchè, se ci si pensa bene, quasi tutte le dittature hanno avuto origine proprio nel malcontento. Tuttavia, poiché checché ne dicano Grillo e Casaleggio sono convinto che il risultato delle elezioni europee avrà ben pochi effetti imediati sull’andamento della politica italiana, dirò anche una grossa corbelleria ma quasi quasi ritengo che una affermazione dei cinque stelle, discreta ma non tale da impensierire il PD, sarebbe quasi da auspicare; e questo perché dalla dimostrazione della loro insipienza nei successivi consessi europei gli italiani che li hanno votati avrebbero modo di capire il proprio errore prima delle prossime elezioni politiche.
Quello che però mi preoccupa di più in questo momento è il sentore che avverto di un calo di popolarità del leader PD; calo imputabile alla marea di insoddisfatti che gli generano sia i ritardi alle riforme concordate che le riforme stesse in quanto modificate, a causa principalmente dell’opposizione che ha internamente al suo partito, e rese in tal modo indigeste perfino al NCD che pure fa parte della maggioranza; senza contare poi il voltafaccia nei suoi confronti dei sindacati ai quali non va giù la pur più che necessaria riforma del lavoro che ritengono minare il loro potere forse ancor più dell’annunciata richiesta di trasparenza e pubblicazione dei bilanci.
Su questo calo mi auguro profondamente di sbagliarmi ed incoraggio vivamente Renzi a proseguire, magari addirittura con maggiore coraggio e meno democristiana pazienza, nella sua opera di rinnovamento del paese. Voglio anche ricordargli, ma sono convinto lo sappia già, che l’esperienza di una vita mi ha insegnato che un nemico dichiarato è molto più affidabile ed affrontabile di un falso amico.
E chi ha orecchie per intendere intenda.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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