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Firenze, 14 Dicembre 2013

...e Renzi ha avuto
la maggioranza
"bulgara"

Ora, dopo la sua affermazione ‘bulgara’ alle primarie del PD, tutti i commentatori si affannano a dare consigli a Renzi, chi in chiave speranzoso-incoraggiante chi in chiave pessimistico-disarmante. Io, che forse sovrastimavo il potere della nomenklatura del PD ed ero incredulo circa le sue possibilità di affermazione (rifl. n°83, dove annotavo anche i suoi compiti più difficili in caso di successo) devo ammettere di essermi sbagliato almeno parzialmente, infatti sono ancora molto preoccupato circa i freni e laccioli che potranno essere messi in atto per ritardare o addirittura impedire la realizzazione dei propositi da lui manifestati per riformare il partito e trasformarlo da partito delle tasse in partito delle riforme (e riformando conseguentemente l’Italia).
Ma, fra i vari commenti che ho letto, in nessuno ho sentito fare un piccolo ragionamento, forse banale quale io mi posso permettere, basato su un semplice ‘conto della serva’ ma del quale il Sindaco di Firenze dovrebbe avere continua memoria specialmente ora che è agli inizi. Mi spiego meglio: ammettiamo (cosa che mi sembra abbastanza probabile) che gli iscritti al PD siano stati circa il 60/70% del totale dei votanti ed ammettiamo anche che fra questi Renzi abbia preso altrettanti voti quanto la somma degli altri due contendenti; se sommiamo le percentuali piuttosto che i voti (circa 15% Civati + circa 18% Cuperlo = circa 33%; + 33% di Renzi = circa 66%) per arrivare a 100% manca un 34% che assommato all’altro 33% relativo agli iscritti porta quasi esattamente alla percentuale (67%) tributata a Renzi alle primarie.
Quindi, se questo calcolo ha una qualche veridicità, circa la metà dei voti del sindaco fiorentino proviene da simpatizzanti, da gente magari nemmeno di sinistra ma speranzosa in un irrimandabile rinnovamento della sinistra italiana per il bene del paese. E sono questi ultimi, anche se per qualche logica di partito dovrà scendere a qualche compromesso, che non dovrà mai tradire se vorrà veramente riuscire a coronare col successo i suoi propositi.
Alcuni giorni fa, in un editoriale sul ‘Corriere’, Panebianco gli consigliava di cercare di ‘agguantare’ le leve dell’enorme potere economico del suo partito citando fra l’altro l’esistenza, in qualche posto ben protetto, di un ‘tesoro scomparso’ del PCI: ecco, se anche potesse mettere le mani su quello potrebbe contare su un supporto economico sempre utile per le battaglie politiche perché, come è ben noto in Toscana ma anche quasi ovunque in Italia: “Senza lilleri ‘un si lallera” e invece c’è molto bisogno che lui cominci a “lallerare”, ed in fretta.
E domani sarà ufficialmente il leader del PD con Cuperlo presidente (mossa quest’ultima che ritengo politicamente efficace per cercare di ‘rabbonire’ un po’ D’Alema, superato da un renziano anche nella ‘sua’ Puglia, e per iniziare a mettere un po’ da parte la Bindi ed altri sottocapi che lo hanno sempre avversato).
Ma non si illuda che la ‘vecchia guardia’ si appiattisca ai suoi ordini senza opporre resistenza, cosa questa già preannunciata dal solito D’Alema il quale (anche se poi, pascolando il cane, sembra abbia detto di no) probabilmente organizzerà una corrente (comprendente tutti quelli che nella vignetta di Giannelli sul ‘Corriere’ di alcuni giorni fa erano costretti a scendere dall’autobus giunto al capolinea) tendente a destabilizzare il nuovo leader. E si ricordi che, fra quelli che non lo vedono tanto di buon occhio, ci sono anche Letta (che infatti si è affrettato a bloccare per decreto il finanziamento ai partiti anche se poi tale decreto dovrà essere convertito in legge, poi dotato di regolamento di attuazione ecc. e quindi campa cavallo) ed il Capo dello Stato (così ‘attaccato’ alla durata di questo governo non solo pencolante ma abile solamente, se ora non cambia immediatamente e diventa realmente ‘del fare’, a promettere e realizzare, quelli sì, rinvii) da farmi perdere un po’ della stima che avevo in lui.
Certo che se ora, grazie alla spinta innovativa, il Parlamento riuscirà rapidamente, in barba a tutte le resistenze dei partiti così attaccati a quel porcellum ora fuori legge, ad approvare una nuova legge elettorale, un accordo, magari sottobanco, Renzi-Grillo-Berlusconi (che, non ci illudiamo, è più che mai vivo e vegeto), dovrebbe portare rapidamente a nuove elezioni e sarà interessantissimo vedere chi, fra i tre grandi comunicatori, la spunterà: il mio terrore è che possa ripetersi la situazione attuale nella quale, si voglia o non si voglia, non ci sono stati vincitori ed il paese è andato in rovina.
Riuscirà ‘uno’ (detto alla latina, cioè ‘uno solo’, altrimenti siamo alle solite) dei nostri eroi a tirarci fuori dalle sabbie mobili in cui stiamo affondando?

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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