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Firenze, 15 Gennaio 2014

Ucci, ucci,
sento odor
di pasticciucci...

Con la posta di oggi mi è giunta (da assicurato SAI fin dal 1966 quando la FIAT mi sostituì la 500 alluvionata con altra nuova già assicurata) una lettera dalla ‘UnipolSai’ contenente, oltre all’annuncio dell’avvenuta fusione, l’informazione che, per quanto mi riguardava, non c’erano variazioni notevoli tranne forse il fatto che mi avevano assegnato un PIN col quale poter ottenere rapidamente informazioni via rete.
Niente di particolare se non che, non essendo io molto pratico di computer, assai probabilmente non userò mai tale vantaggio (“you can’t teach old dogs new tricks” dicono gl’inglesi). Ma la cosa che mi ha più ‘stuzzicato’ la fantasia è stato l’indirizzo scelto per la sede bolognese della nuova società: Via Stalingrado, 45; e, non conoscendo la toponomastica di Bologna, mi è venuto in mente che (facendo parte quanto comincia per ‘UNI’ delle attività economiche della sinistra e quindi principalmente del PD) molto probabilmente tale via incrocia Viale Moscova all’altezza del Largo Cremlino dove è la sede della casa del popolo ‘Togliatti’ con annessa pizzeria ‘Bandiera rossa’ e circolo ‘Gramsci’.
Ma, lasciando da parte gli scherzi, quanto sopra mi è servito solamente per sottolineare ancora una volta lo strapotere economico del partito da poco guidato da Renzi che ha ora in mano anche quella che, non ne sono certo, potrebbe essere la più importante compagnia assicurativa ‘privata’ italiana; e, dato che, essendo ora al governo, credo possa dire autorevolmente la sua anche relativamente ai comportamenti di tutte le altre compagnie del genere è bene che gli italiani si mettano in mente che le spese assicurative avranno, se le cose non cambiano, sempre l’andamento tipico della funzione termodinamica entropia nelle trasfromazioni spontanee e cioè, come le tasse, potranno solo crescere.
Penso che forse proprio tale strapotere, con tutte le lobbies ad esso connesse, può rappresentare (anche se secondo certe voci, per esempio, la COOP si starebbe orientando al supporto del sindaco di Firenze) un grosso ostacolo alla spinta riformativa del Leader PD. E, torno a ripetere, il primo passo verso una estremamente auspicabile trasformazione evolutiva del paese deve necessariamente muovere dal cambiamento di mentalità di quella parte più rigidamente conservatrice della sinistra italiana verso un reale ed efficace progressismo; tutto il resto seguirà come il giorno la notte.
Però per realizzare qualcosa del genere ci vuole una persona (uomo o donna) estremamente ‘forte’ ed autorevole e non ne vedo non solo a sinistra ma in tutto il panorama politico italiano (e questo sembra mostrato anche dalla recente decisione di non affidare “Forza Italia” ad alcun ‘leader’). Infatti, come ho già scritto tempo fa (rifl. n° 83), anche se mi auguro di cuore che riesca negli intenti alla base della sua ‘ascesa’ politica, non riesco a riconoscere a Renzi la ‘stoffa del condottiero’ capace, per volontà e personalità e non solo per parlantina, di tirar fuori prima il suo partito e poi l’Italia dai guai.
Inoltre ‘annuso’ diverse trame interne contro il trentanovenne da aggiungere a quelle, giustificate ma forse meno temibili, dei suoi avversari politici ‘istituzionali’ come il sedicente redivivo Berlusconi. Il quale, forse sperando in una assoluzione da parte delle corti europee, e più probabilmente anche preoccupato dalla propria situazione economica (vedi dismissioni di ville, bilanci non più brillantissimi di Mediaset e Mondadori, guai nel Milan ecc.), diventa però proprio per questo più pericoloso, come successe venti anni fa quando, se ben ricordo, era quasi al verde e scese in politica vincendo tutto.
E non mi piace nemmeno questa specie di accordo Renzi-Letta per tirare avanti almeno un altro anno con questo governo imbelle: mi sa di stratagemma per tirare le cose per le lunghe in modo da logorare le iniziative innovative. E forse temo ancora di più quanto ‘ventilano’ alcuni importanti giornalisti, e particolarmente uno ‘grosso’ di importanza e di fatto, secondo i quali il Presidente della Repubblica mediterebbe di affossare l’inconcludente Letta ed il suo governo per sostituirli (forse con questo abbastanza in accordo col sindaco fiorentino che non vede di buon occhio il probabile rimpasto) con un governo nuovo a guida del più intraprendente Renzi sorretto, secondo un suo ‘pallino’, da una nuova e più coesa maggioranza di modello europeo costituita da un Centro-sinistra ed un Centro-destra pur sempre avversari ma collaborativi quando necessita secondo le vere regole della democrazia.
Il mio timore deriva dalla possibiltà che Napolitano intenda anche, da vecchio ed abilissimo politico quale si dimostra ancora, in tal modo allontanare, apparentemente promuovendolo ed incurante della sua popolarità, l’inviso ‘ragazzino’ dalla guida del proprio partito di origine rimettendo di fatto il PD nelle mani della vecchia nomenklatura, a lui più vicina per estrazione, la quale avrebbe così la possibilità di ‘triturare’ in Parlamento il nuovo Presidente del Consiglio a piacer suo e di tentare di ricostruire un’ Italia tipo prima Repubblica laddove, in barba alle stragrandi maggioranze DC, chi realmente faceva e disfaceva dietro le quinte era il PCI che, si voglia o non si voglia, riuscì a prevalere, se non in quello parlamentare, in quasi tutti i più importanti centri di vero potere del paese nonché nella scuola iniziando così il successo delle scalate al potere economico (ed a quello giudiziario), eredità ora dal PD, che, per tornare all’argomento di inizio di questa riflessione, il presente leader dovrebbe almeno tentare di riorganizzare per il bene del partito e della nazione.
Ma, forse mi illudo, mi accarezza la speranza che gli italiani di oggi, a qualsiasi fazione politica appartengano, insorgerebbero di fronte ad un giochetto del genere per cercare di far ripartire da capo la nazione su basi più ‘moderne’ e credibili.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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