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Firenze, 8 Ottobre 2013

Aveva ragione
Giambattista Vico?

Il filosofo Giambattista Vico sosteneva che, nel loro evolversi, gli eventi storici, pur più o meno modificati dal passare del tempo, tendono a ripetersi (la famosa spirale del Vico). Mi auguro di sbagliarmi ma, data la situazione politica attuale, secondo me, ciò è quanto sta per accadere in Italia entro un futuro non troppo lontano.
Ma vediamo in maniera un po’ più dettagliata cosa mi porta ad una conclusione del genere.
Cominciamo innanzitutto a considerare il PdL che, da partito, si sta riconvertendo a movimento tornando al vecchio sportivamente esortante nome di ‘Forza Italia’, a questa nuova formazione sembrano aderire, magari ‘mugugnando’ un po’, tutti i parlamentari berlusconiani che forse si sentono scivolare da sotto il sedere le comode poltrone di Camera e Senato ma, per ora, non hanno alcuna convenienza a distaccarsi dalla casa madre anche perché c’è sempre da aspettarsi un colpo di coda del vecchio, ormai sbertucciato leone che tuttavia potrebbe dall’esterno (come Grillo) restare la vera guida del movimento. E tale colpo di coda può sempre avvenire, in campagna elettorale, sia per la potenza reclamistica che per il tuttora grande, inutile negarlo, ascendente personale del felino; ma tale possibilità dovrà necessariamente essere accompagnata da un’oculatissima scelta della persona che, in caso di successo, dovrebbe fungere ufficialmente da leader del centro-destra; e qui, per ora e soprattutto rifuggendo da tentazioni dinastiche, non vedo chi: mi correggo, forse la nuova formazione ha un giovane di sicuro talento di cui non faccio il nome ma non so quanto potrebbe accattivarsi la simpatia popolare.
E veniamo al PD che vedo sempre più sconvolto da rivalità interne ed al quale l’essere riusciti faticosamente a trovare un minimo di accordo utile ad indicare il lontano 8 Dicembre quale data del Congresso è parso un grande successo; a me tale relativamente lontana data è sembrata soprattutto un compromesso di rinvio utile a guadagnare tempo per organizzare ancora meglio il definitivo togliere al sindaco di Firenze qualsiasi possibilità di diventare l’inviso (alla nomenklatura) leader del partito.
Ma se il PD stesso riesce, come sembra, ad affossare il grande comunicatore Renzi, a chi si affiderà per arringare le folle?
Pur avendo a disposizione RAI3, La7 e qualche altra emittente locale non disporrà della ‘potenza di fuoco’ del principale avversario ed inoltre non credo possa contare un gran che sul WEB e quindi, pur essendo una potenza economica, risulterà molto inferiore come ‘reclamizzazione’.
Cerchiamo ora di dare un’occhiata in casa M5S: sono convinto che, nonostante qualche tentativo di ribellione da parte dei suoi eletti che mi appaiono sempre più ‘addomesticati’ dalla dolce vita romana, Grillo abbia tuttora un robusto seguito popolare che, specialmente in caso di imminenti elezioni, potrebbe anche aumentare a spese degli ‘incerti’ partiti circonvicini ma specialmente ancora, come in precedenza, a spese del PD. Tuttavia Grillo ha un grosso problema da fronteggiare ed è la desolante carenza di personaggi ‘credibili’ fra i suoi rappresentanti nei due rami del parlamento: in caso di sonante vittoria elettorale a chi degli attuali suoi potrebbe affidare i ministeri dell’interno, degli esteri e dell’economia? Dovrebbe forse andare alla caccia di esperti negli altri due partiti che ora sono di pari livello al suo movimento? Ma, avendo affermato e ripetuto la sua avversione al PD, non gli rimarrebbe altro che ‘buttarsi’ verso il PdL. E, se questo accadesse, ripeto in caso di imminenti elezioni, non vedrei alcuna compagine politica in grado di opporsi validamente al duopolio dei clown esterni e cioè, in ordine alfabetico, Berlusconi/TV e Grillo/Web.
Ed ecco perchè, in accordo col Vico prevedo, se non cambia radicalmente atteggiamento, una nuova sconfitta elettorale del presunto stravincente PD; ma staremo a vedere.

* * *

Avevo scritto quasi completamente quanto sopra oltre una settimana fa, poi, costretto da impegni dovuti alla salute, ho dovuto completarlo oggi. Ma nel frattempo sono avvenuti importanti eventi primo dei quali la, per me saggia, rinuncia alle dimissioni dei parlamentari e ministri del PdL (forse la ‘faccia feroce’ era stata fatta solo per ottenere qualcosa in più dall’asse Napolitano-Letta che ne è uscito assai potenziato); questo ha portato alla più che necessaria (anche se forse malvista da certa sinistra) riconferma del presente governo che, secondo me, è uscito assai rinforzato dalla temuta crisi ed ora deve darsi senza indugi al ‘fare’: in altre parole, quando entro breve Letta andrà a presentare all’Europa i nostri dati economici, non si presenti da bravo ubbidiente bambino ma sia preparato, forte dell’appoggio della maggioranza degli italiani, a pestare i pugni sul tavolo eventualmente, se necessario, avvertendo che l’Italia, per rilanciare il lavoro, l’industria e gli investimenti, sforerà per qualche tempo (come d’altra parte sta già facendo senza problemi la Francia) il famoso 3%.
Sembra anche che il PdL vada ricompattandosi sotto l’egida (a supporto B?) Alfano; senza commentare la validità della scelta, questo potrebbe dare al governo Letta-Alfano (se l’esagitato PD lo consentirà) una vita assai più lunga del previsto con probabili benefici per tutti gli italiani. Ma, a proposito di benefici e tanto per fare un esempio, perché non seguire in Italia l’usanza francese anche per quel che riguarda i libri di scuola? Là tali libri li passa la scuola (che li riutilizza l’anno successivo) senza alcuna spesa per le famiglie: se tale processo potesse essere applicato anche qui si darebbe un immediato consistente aiuto a moltissime famiglie.
Ma forse si darebbe un brutto colpo a certa editoria che, sono convinto, va avanti solo sui libri scolastici che, solo per qualche trucchetto editoriale, sforna ogni anno come novità a prezzo maggiorato. Tale editoria, probabilmente, fa parte del PdSP (rifl. n° 76) ed è quindi, purtroppo, praticamente inattaccabile.
Ma un ministro dell’istruzione con gli attributi potrebbe intanto emettere un’ordinanza di recupero a metà prezzo di tutti i libri usati di quest’anno per distribuirli ai meno abbienti l’anno prossimo: penso sarebbe l’inizio di una delle possibili spirali virtuose di cui non si ha sentore da troppo tempo.
Ma certamente, come anche su altre cose, m’illudo.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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