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Firenze, 22 Agosto 2014

Intorno a Ferragosto
pensavo che...

  In questo periodo in cui l’editore si è preso qualche giorno di meritato riposo io ho colto l’occasione per dedicarmi al mio sport preferito: il pigro relax in questa mini-oasi di pace in mezzo ai vigneti ed i boschi del Chianti; però, anche se non mancano altri tipi di selvatici (ogni tanto quando piove di pomeriggio, cosa abbastanza comune quest’anno, un leprotto viene a scorrazzare nel prato intorno a casa, due caprioli si tengono più alla larga ma, di notte, non hanno lasciato scampo ai germogli delle rose, e perfino una tartaruga di dimensioni medie si aggira nel fossetto che fiancheggia la carrareccia di accesso) quest’anno mancano completamente non solo rondini, rondoni ed affini ma anche i verdelli, fringuelli, cardellini che prima nidificavano allegramente nei vicini cipressi posti a segnale dei confini; ma forse a me manca soprattutto il canto notturno degli usignoli. Questi gli svantaggi, forse solo nostalgici, dell’agricoltura intensiva che, avendo di fatto eliminato i piccoli insetti e le graminacee selvatiche a forza di pesticidi e diserbanti, ha reso invivibile questa zona ai piccoli volatili.
Ma, mentre io mi stavo ‘abbeverando’ di aria buona, gli eventi hanno seguitato ad accadere ed alcuni mi sono apparsi degni di qualche commento: innanzitutto lo sciopero delle valigie all’aeroporto di Fiumicino causato dal timore della perdita del posto di lavoro dovuta alla fusione Alitalia-Etihad. Io riconosco ai lavoratori che si sentono minacciati il diritto di ricorrere a forme di protesta di qualunque genere purché legali ma non mi sento di avallare lo ‘sciopero per malattia’ del quale tuttavia non incolpo i lavoratori ma i medici che rilasciano certificati fasulli. A mio modo di vedere questi ultimi andrebbero senz’altro radiati dall’albo; ho sentito che la magistratura ha aperto un’inchiesta ma, trattandosi in questo caso quasi certamente di medici appartenenti ai vari sindacati (e quindi praticamente intoccabili) il tutto andrà a finire nel solito nulla di fatto.
Altro evento degno di commento mi pare l’esondazione nel veneto del torrente che ha causato la morte di quattro persone: subito si sono sentite voci che incolpavano del disastro i vigneti circostanti o l’accumularsi di presse di fieno che avrebbero ostruito il libero deflusso delle acque. Subito Zaia (il quale ora, forse a ragione, se la prende con gli 80 euro in busta paga che porterebbero via soldi a Regioni e Comuni) è intervenuto a difesa del suo territorio e dell’economia locale e regionale sostenendo che non si può incolpare un vigneto o un vitigno (il Prosecco) di disastri causati da eventi naturali, come una pioggia eccezionale. Concordo con Zaia ma, dovendo cercare chi colpevolizzare, opterei per l’incuria e per l’avidità: l’incuria nel caso delle presse di fieno (che, specie se cilindriche, possono essere state lasciate ad asciugare in piedi senza preoccuparsi di possibilità di agevole rotolamento a valle) ed avidità nel caso dei vigneti se nell’impiantarli, per risparmiare (o per intascare corrispettivi in realtà non dovuti) non si fosse proceduto ad un adeguato drenaggio sottostante.
Di quest’ultima possibilità parlo per esperienza diretta poiché alcuni anni fa, nell’impiantare il vigneto che fiancheggia la carrareccia che mena qui, qualcuno (la ditta appaltatrice dei lavori o chi doveva supervisionare i lavori o forse tutti e due) ha lasciato una porzione dell’opera, come constatato successivamente, senza la costosa massicciata sottostante; bene, proprio in quel punto qualche anno dopo, a causa delle piogge, si è verificato un cedimento del terreno che fortunatamente deve aver trovato un sottostante ostacolo naturale altrimenti avrebbe investito e portato via forse irrimediabilmente anche parte della carrareccia di casa.
Sembra essere pressoché definitiva la tribolata trasformazione del Senato: anche se non mi soddisfano molto sia la composizione che i nuovi compiti che sembra gli verranno attribuiti (vedi riflessione precedente), tuttavia si tratta senz’altro positivamente dell’eliminazione di un costoso doppione. Anche per quel che riguarda l’eliminazione delle Province ho qualcosa da dire: per me ‘eliminazione’ ha un significato ben preciso e cioè azzeramento e non trasferimento alle regioni ed ai comuni, che già ne hanno più che a sufficienza per conto loro, dell’orda di nulla facenti accampati in quelle strutture sotto la protezione di partiti ed affini; si creerà, come già detto, temporaneamente un po’ di disoccupazione in più ma i vantaggi economici dovrebbero più che compensare tali difetti.
Ed alla fine la montagna ha partorito il topolino e, nonostante le, per alcuni ossessionati dal politicamente corretto, imperdonabili ‘gaffes’ verbali, Tavecchio è diventato il nuovo presidente della FIGC. A parte il fatto che avrei preferito una persona più giovane ed altrettano buon conoscitore delle camarille presenti in quel consesso come Albertini, quanto non mi convince è da un lato il timore che l’eletto sia più che altro un uomo di paglia in mano ad un qualche potentato che poi si rivelerà il vero capo del calcio italiano e favorirà qualche club piuttosto che l’Italia, da un altro lato il timore che un anziano (non dico vecchio perché per età io risulterei decrepito), data l’abbastanza generalizzata richiesta di un giovane che c’era in giro, voglia mettersi a fare il giovane, e non credo ci possa essere di peggio. Hanno trasmesso in un telegiornale parte del discorso che ha fatto appena eletto: mi è sembrato mostrasse evidenti difficoltà di eloquio, ma forse si trattava solamente di emozione. Intanto, trovati finanziamenti e sponsorizzazioni sufficienti, ha affidato la nazionale a Conte. Comunque il suo operato non potrà essere giudicato che fra qualche tempo ma intanto: in bocca al lupo!
In due giorni si sono succedute le morti di due grandi attori americani: Robin Williams e Laureen Bacall; anche se morta il giorno dopo e forse oggi quasi dimenticata o comunque non nota ai giovani parlo prima dell’attrice, ormai ottantanovenne, già moglie di Bogart, caratterizzata da un grande magnetismo personale dovuto, credo, principalmente allo sguardo ma anche al movimento elegante da modella. Anche se spesso a tarda notte in un canale locale ritrasmettono i suoi film col marito (che rivedo ancora con piacere) la ricordo principalmente nel film “Come sposare un milionario” dove con la sua bravura, la sua ‘classe’ e la sua eleganza aveva messo in secondo piano niente po’ po’ di meno che Marilyn Monroe e, se ben ricordo, Betty Grable. Però, anche forse per una questione di età, mi ha colpito maggiormente la scomparsa del mutevolissimo Robin Williams: da Mrs. Doubtfire al medico clown dei bambini dove aveva avuto accanto Philip Seymour Hoffman altro grande scomparso da poco, ma forse soprattutto al Prof. Keating del film di Weir “L’attimo fuggente” cioè di uno dei non molti film che io considero capolavori della cinematografia.
E proprio questo indiretto richiamo al “carpe diem” mi fa tornare agli avvenimenti politici di questi giorni: avevo già usato tempo fa per Renzi l’esortazione di Orazio (rifl. n° 110 del 29/5/14) ma oggi, quando mi sembra che, oltre a buona parte del suo partito e qualche ‘furbetto’ della maggioranza, quasi tutte le grandi ‘lobbies’ innamorate dello status quo stiano cominciando a voltargli le spalle, il detto del poeta dovrebbe essere da lui considerato più che un invito un cogente imperativo perché, mi auguro di sbagliarmi ma fra la spesa pubblica che continua ad aumentare senza freni e la diminuzione del gettito fiscale (dovuta probabilmente al fatto che anche quelli che hanno sempre pagato cominciano a non farcela più), il paese ha già un piede nel baratro e, senza un immediato robusto intervento sia sulla pressione fiscale che a favore delle industrie per creare lavoro, anche l’altro piede lo seguirà.
In altre parole, Renzi, o ora mandando, non solo a parole, a quel paese quanti dissentono sia in Italia che in Europa dalle sue iniziative ed agendo tempestivamente o, purtroppo, ritengo, mai più. E non si preoccupi delle accuse di ‘dittatore’ che gli vengono rivolte, anzi non perda nemmeno tempo a rimandarle al mittente anche perché, come ho sentito dire una di queste sere e proprio in una trasmissione notturna di RAI3 dove sono capitato per caso, forse una dittatura a tempo determinato potrebbe essere un toccasana per questo paese. Ora che ci penso proprio su questo punto potrebbe esserci quell’accordo ‘segreto’ con l’ex che tutti suppongono esista e vorrebbero conoscere. In altre parole i due potrebbero essersi accordati per cercare di creare le condizioni politiche per cui chi vince le elezioni (che non prevedo molto lontane) si trovi ad avere di fatto, col robusto premio di maggioranza, pieni poteri divenendo quindi una specie di dittatore per la durata di una legislatura. E così, oscillando (ma sempre meno) a seconda della volontà popolare quando a sinistra e quando a destra (pensate ad un pendolo che vada lentamente all’equilibrio), il paese potrebbe riprendersi ed incamminarsi finalmente sulla retta via.
Lo stesso poeta latino ha detto anche “Hoc erat in votis” ed io, al solito, concordo con lui.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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