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Firenze, 8 Giugno 2014

Dagli amici mi guardi Iddio...

Lo scoppio del ‘bubbone’ del Mose mi ha sorpreso sì, ma non poi esageratamente. Ieri, dopo aver letto sul ‘Corriere’ il lussuoso articolo di Severgnini in proposito, dopo cena, mentre ‘spippolavo’ in cerca di qualcosa di rilassante da vedere, mi sono soffermato per alcuni minuti ad ascoltare su La7 i commenti di alcuni ospiti di Mentana. Fra di loro un giudice, poi trasferito all’anti- mafia, che anni fa aveva già evidenziato ‘irregolarità’. E’ anche stato fatto l’elenco di chi, negli anni, avesse avuto la guida dei lavori passata, se ricordo bene, successivamente dall’IRI alla FIAT ed infine ai magistrati delle acque di Venezia.
La mia prima considerazione è legata a quel ‘non poi esageratamente’ iniziale, infatti è almeno dal dopoguerra che negli appalti dei ‘grandi lavori’ hanno sempre cercato di ‘guadagnarci’ tutti, e fra questi segnatamente partiti, sindacati, compagnie di assicurazione, banche ecc., quindi direi quasi che si tratti di una prassi abbastanza consolidata.
La seconda considerazione si riferisce invece al fatto che, finché i lavori sono stati in mano di IRI e FIAT, sembra non ci sia stato nulla da eccepire: ora io non posso dir niente dell’IRI ma sono molto propenso a ritenere che la FIAT ci abbia lucrato notevolmente sopra solo che, essendo dalla parte giusta, nessuno si è azzardato a fare qualche rilievo; rilievi che sono invece cominciati, a sentire il giudice di cui sopra poi prontamente trasferito, quando la guida dei lavori è passata in mano ai magistrati delle acque di Venezia.
La terza considerazione riguarda invece l’individuazione di un possibile motivo che cerchi di giustificare come mai una situazione, nota da anni, sia stata fatta ‘esplodere’ proprio ora: si potrà forse tirare in ballo come scusante la lungaggine delle necessarie indagini, ma la cosa non mi appare convincente.
Ed allora, dirò forse una supidaggine, ma per me è stato scelto questo momento perché il vero bersaglio di questa esplosione di discredito piombata su una delle città più famose del mondo nonché sull’Italia è Matteo Renzi; infatti se da un lato la grande popolarità gli ha consentito una rapidissima ascesa politica, quasi necessariamente da un altro lato gli deve aver procurato l’invidiosa inimicizia di molti ‘potenti’ che cominciano a temere il suo potere ora sicuramente supportato dal popolo italiano.
Quindi, in vista di importanti impegni europei e mondiali (G7), meglio caricare sulle spalle del giovane Presidente del Consiglio, oltre al già noto ‘polverone’ dell’EXPO milanese, anche quest’altro fardello di ancora maggiore risonanza mediatica; meglio cercare di tarpare sul nascere una pur remotamente possibile affermazione anche europea.
Ritengo inutile stare ad elencare chi potrebbero essere tali ‘potenti’: chiunque ascolti un po’ criticamente notiziari e legga qualche articolo di giornale è in grado di individuarli; però questa volta, a mio modo di vedere, a causa principalmente del tempismo, è in ballo soprattutto il più importante potere di questo paese: la magistratura; e, se questo è vero, allora sono grossi dolori per il nostro che dovrà prima o poi aspettarsi ulteriori ‘trattamenti’ del genere a meno che non riesca a mettere la sicura ai fucili spianati su di lui. Ora che ci ripenso, anche all’ex fu notificato che era stato messo sotto indagine durante un’importante riunione internazionale: come per le ‘rocambolesche’ spartizioni degli appalti la storia appare ripetersi in questo paese, solo che allora l’imputato era della parte sbagliata mentre oggi si è dovuto usare il guanto di velluto.
Potrei proseguire a buttar giù parole cercando di individuare ancora meglio i veri nemici del premier, invece mi fermo qui. Solo mi permetto di rivolgere un pressante invito a Matteo Renzi a convincersi dell’attualità e della profonda verità dell’antico adagio popolare:
“Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io”
a farlo suo e soprattutto trarne le dovute conseguenze.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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