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Firenze, 17 Giugno 2014

...e Civati fa a Livorno
la sua "Leopolda"

Nella riflessione precedente (di ieri) mi dichiaravo speranzoso che Renzi riuscisse a tirarsi dietro il suo partito magari anche a costo di una scissione. Un trafiletto della versione web di ieri del ‘Fatto quotidiano’ mi fa quasi pensare di essere diventato un chiaroveggente: mi riferisco alla notizia secondo la quale Civati lancerà a Livorno, cito: “luogo simbolo della sinistra e della sua sconfitta” una ‘Leopolda di sinistra’; riunione da tenersi nei giorni 11 – 13 Luglio, cito nuovamente: “Per costruire un’area non solo con esponenti del PD ma anche con i fuorusciti dei 5Stelle e con la società civile”.
Io plaudo all’iniziativa di Civati principalmente perché mi sembra sia veramente l’ora di fare chiarezza nel PD e la scelta di Livorno mi appare, a parte le recenti vicende, simbolica (in quella città infatti ebbe luogo la famosa scissione del partito socialista, nel Gennaio 1921, dalla quale si originò il PCI). E forse siamo di nuovo davvero a citare la famosa spirale storica del Vico secondo la quale gli eventi si ripetono ripassando per le stesse coordinate, diciamo così, spaziali, ma soltanto un po’ più in alto nella coordinata tempo.
Però, anche se ne ha l’aspetto, stavolta non credo si tratterebbe, come nel ’21, di una separazione fra progressisti (oggi Renziani) e massimalisti (oggi ex PCI); penso piuttosto che, anche se velato da aspetti politici, il vero motivo sia di origine economica: ritengo infatti che il grosso del potere economico del PD sia ancora ben saldo nelle mani dei dirigenti dell’ala sinistra del partito. Certo che se la ‘Leopolda di sinistra’ sfociasse davvero in una scissione avremmo un Renzi forse assai immiserito in fatto di finanza ma sicuro di avere contemporaneamente ‘ripulito’ il suo partito della maggior parte dei re delle mazzette ecc. che, come dicevo ieri, pullulano là dove circolano molti quattrini.
Già, ma se davvero avvenisse la scissione, poiché in questi casi chi si scinde cambia nome, quale potrebbe essere la scelta di Civati in tal senso? Un ritorno al già sfruttato DS oppure un più moderno ‘Nuova Sinistra’ (NS)? Sicuramente quel ‘nuova’ della sigla NS sarebbe piuttosto anacronistico perché in realtà si tratterebbe di un ritorno non dico alle origini ma certamente non molto lontano da esse, e cioè allo stagnante conservatorismo che caratterizza l’ala sinistra della sinistra italiana.
C’è però un altro aspetto importantissimo da prendere in considerazione nel caso la scissione avvenga e cioè l’elevata possibilità che un tale evento porti rapidamente non solo ad elezioni politiche anticipate ma anche, assai probabilmente, alle dimissioni di Napolitano. Di qui l’esigenza per il governo di dotare pressoché immediatamente l’elettorato di una legge elettorale degna di questo nome sfruttando opportunamente, già che quella dell’ex è certa, anche la disponibilità alla discussione manifestata in questi giorni (come insegnano gli scapaccioni elettorali!) da Grillo.
Ieri avevo parlato di triumvirato, Che davvero io stia diventando chiaroveggente? Non scherziamo, tuttavia mi sembra certo che questo sia un momento particolarmente favorevole a Renzi, tralasciando le beghe del suo partito, per portare avanti le riforme promesse e via via rimandate. E, se posso permettermi un consiglio, giochi magari il tutto per tutto ma, mi ripeto, porti immediatamente in porto la legge elettorale e vedrà che gli italiani le mostreranno tangibilmente la loro riconoscenza alla prima occasione, con o senza scissione PD.
Piuttosto vorrei ora dire qualcosa circa la successione di Napolitano che, evidentemente anche stanco, ha già parlato di scadenza vicina. Vedo un buon numero di pretendenti a cominciare da Prodi, anche se dice di no dopo la bocciatura precedente, per proseguire con D’Alema che ci terrebbe tanto, cioè almeno quanto Monti o l’ex-idolo dei grillini Rodotà; ma forse ci sono anche molti altri che stanno lavorando nell’ombra pur di cercar di salire al colle. Non nascondo che non mi dispiacerebbe per niente che il vincitore fosse una donna, però ora che la radicale Bonino si è, come Monti, bruciata le ali per il caso marò, davvero non vedo chi potrebbe candidarsi. Ma, a questo proposito, forse bisogna anche prendere in considerazione la proposta di un referendum, che l’ex ha presentato in questi giorni o si appresta a presentare, relativo all’elezione popolare del Capo dello Stato. Sono abbastanza convinto che, dato il presente disamore del popolo italiano per i politici presenti, un referendum del genere, qualora fosse ammesso ma ci credo poco, riscuoterebbe un buon successo; e, se diventasse legge, al primo impatto sarebbe forse divertente vedere le ‘arrampicate’ alle candidature proposte dalle varie fazioni.
Ma ora basta fantapolitica, lasciatemi parlare un po’ dei mondiali di calcio: premetto che non sono né un intenditore né un tifoso, sono solamente uno cui piace vedere ogni tanto, ma senza partigianerie di sorta, qualche bella partita, cioè qualche partita dove prevalga quello che secondo me è il bel gioco. Devo dire che fin qui mi hanno deluso sia il Brasile (troppo aiutato dall’arbitro gIapponese) che la Spagna ma entrambe queste squadre sono costituite da grandi campioni che hanno vinto tutto ed anche di più e quindi abbastanza demotivati ma che, in qualsiasi momento, possono rendere pressoché imbattibili le loro squadre. A mio (misero) giudizio, e limitatamente alle partite che ho visto, le compagini che hanno espresso il miglior gioco sono Olanda e Germania mentre la nostra nazionale, pur avendo avuto successo con l’Inghlterra, non mi impressionato più di tanto e non sono in grado di individuare e specificare meglio cosa ci sia che, a mio modo di vedere, non va.
Comunque in bocca al lupo a tutti, abbiamo estremo bisogno di successi soprattutto, se non altro, per tirarci un po’ su di morale.

Attilio Taglia


L’aggettivo sciabordito è del vernacolo senese e, secondo me, non trova un esatto equivalente italiano. Non l’ho trovato nel Devoto-Oli e non credo sia nemmeno in altri vocabolari. Forse il suo equivalente inglese è “absent minded”.
Io sono vecchio, allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ’39, avevo sei anni. Quindi alla connata sciaborditaggine si è aggiunto il normale deterioramento dovuto all’età. Perciò quello che dico va preso con le molle. Non ho nessuna intenzione di raccontare la mia vita peraltro piuttosto uniforme e quindi di poco interesse. Ma, scorrendo negli anni e venendo fino ad oggi ed andando anche oltre con l’immaginazione, alcune cose mi hanno colpito; su queste mi sono soffermato ed ho creduto di ragionare. Ed è quanto cercherò di raccontare saltando di palo in frasca e da un tempo all’altro a seconda di come la memoria me lo ripresenta o come qualche richiamo me lo fa tornare in mente.









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