La prima donna a ricoprire la carica di premier viene dal sud-est asiatico, zona del mondo adusa al potere politico al femminile. Ma non fu, come talune fonti citano testardamente e a sproposito, Indira Gandhi: quest’ultima ebbe il suo primo incarico nel 1966 mentre dal 1960 c’ era, a capo del governo di Ceylon (dal 1972 Sri Lanka), un’altra signora: Sirimavo Bandaranaike.
Sia Indira che Sirimavo sembrerebbero rientrare nella categoria rappresentata da Suhbataaryn Janimaa: donne scelte perché “lascito” di un uomo famoso e potente. Ma se è vero che la Gandhi era figlia, unica ed amatissima, del leggendario Jahwahrlal Nehru, “ Il Pandit”, è altrettanto vero che fu un personaggio politico di tutto rispetto: ebbe una carriera lunga e complessa, con ascese a cadute ed era tornata ad essere primo ministro quando l’attentato ordito dalle sue guardie del corpo la condusse, sessantaseienne, ad una fine orribile (1984).
Ma torniamo a Sirimavo Bandaranaike, che al momento della sua nomina prendeva il posto del marito Solomon, ucciso anche lui in un attentato (1959). Essa diede buona prova di sé: il suo maggior trionfo fu il sostegno dato al Movimento dei Paesi non allineati, quelli cioè che non stavano con nessuna delle grandi potenze. Sirimavo aveva uno stile oratorio molto passionale e si rifaceva spesso alla tragica morte del marito tant’è vero che i suoi detrattori non esitarono ad affibbiarle il nomignolo di “vedova piagnucolante”. Tuttavia era capace e popolare, cosicchè venne rieletta tre volte in tempi diversi ed era ancora in carica quando morì, a ottantaquattro anni, nel 2000. Va detto tuttavia declino era cominciato da un pezzo ad opera della sua stessa figlia, Chandrika Kumaratunga, divenuta sua rivale politica. Per ispirazione di Chandrika la costituzione dello Sri Lanka venne cambiata attribuendo maggiori poteri al capo dello stato e subordinandogli il primo ministro: così nei suoi ultimi anni Sirimavo ebbe ben poco da fare mentre la figlia , eletta presidente, spadroneggiava sulla scena politica.
Veniamo ora all’occidente. La più famosa donna che sia stata a capo di un governo è certamente l’inglese Margaret Tatcher, la” lady di ferro” che restò al potere dal 1979 al 1990 , dai cinquantaquattro ai sessantacinque anni. Pochi ricordano, invece, che anche la Francia ha avuto la sua donna premier: Edith Cresson, nominata da Mitterrand. Fu però una meteora (dieci mesi fra il 1991 e il 1992). Ed in tempi recentissimi (novembre 2005) si è imposta Angela Merkel che, con la sua carica di cancelliere della repubblica federale tedesca, viene considerata oggi la donna più potente al mondo.
Venendo agli Usa, dobbiamo sfatare un’altra diceria. La prima donna a divenire Segretario di Stato non è stata Condoleezza Rice: l’ha preceduta la formidabile Madeleine Albright, nominata da Clinton nel 1996. Condoleezza è però la prima donna afro-americana ad avere ottenuto il prestigioso incarico.
Chiudiamo con una curiosità. La lontana Nuova Zelanda ha un originale primato al femminile: gli ultimi due capi del governo, consecutivi, sono stati due donne: nel 1996 venne eletta Jenny Shipley che lasciò il posto, nel 1999, ad Helen Clark, tuttora in carica.
(1. Continua)
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Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da <b>Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica, SeBook
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