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  Saggi&Saggi Roma, 21 Gennaio 2006   
di  Maria Santini
Una grande scrittrice ci guida, settimana dopo settimana, alla scoperta delle pieghe meno note di un mondo di personaggi al femminile seguendo un itinerario intellettuale alimentato da una inesauribile curiosità di scoprire, indagare. Pagine che intrigano, appassionano e, perché no?, divertono.
E' uscito nelle librerie,
a 150 anni dalla nascita di Giovanni Pascoli,«Candida Soror»di Maria Santini
Tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli, l'adorata sorella del poeta della Cavalla Storna:
un'opera frutto di anni di ricerche e ricca di inediti.
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    La donna cigno

   Dame Margot Fonteyn de Arias. Era questo il suo nome ufficiale, preceduto dal prestigioso titolo conferitole dalla regina Elisabetta nel 1956 ("dama dell’Impero britannico", la più alta onorificenza femminile inglese). Si tratta della più grande ballerina classica del novecento e di una delle più significative di tutti i tempi. Intessuta di trionfi, la sua è stata una vita che qualcuno può considerare favolosa ma che l’ha vista protagonista anche di una grande tragedia.
   La futura danzatrice nacque nel 1919 e si chiamava allora semplicemente Margaret Hookam, detta Peggy. Ottima famiglia: il padre era un ingegnere, la madre, che dava un tocco esotico all’insieme, una signora brasiliana. Per via del lavoro paterno Peggy trascorse parte dell’infanzia in Cina ma aveva solo quattordici anni quando la famiglia tornò definitivamente in Inghilterra e da allora la danza fu la sua vita. Peggy aveva le idee ben chiare: avrebbe sfondato. Infatti, già nota come una promettente solista a partire dai diciassette anni, compì il salto di qualità quando interpretò al Covent Garden (1946) la parte principale in una memorabile “Bella Addormentata”: tanto memorabile che quello di Aurora rimase sempre il suo ruolo di elezione, anche se fu una non meno grande Odette (Lago dei Cigni) , ed al di fuori dei ruoli romantici, uno splendido “Uccello di Fuoco” stravinskiano.
  Peggy, ormai ufficialmente Margot, nel 1955 si sposò con un diplomatico panamense, Roberto ( Tito) de Arias: la loro conoscenza risaliva al 1940, quando erano entrambi studenti. Poi si erano persi di vista ma quando si incontrarono di nuovo decisero di non lasciarsi più. Purtroppo la tragedia incombeva su di loro. Nel novembre del 1963 Tito fu fatto segno, a Panama, di diversi colpi di pistola da parte di avversari della sua potente famiglia, rimanendo totalmente paralizzato. E finché visse, Margot lo assistè con amore.
   Intanto nel 1962 si era compiuta un’altra svolta nella carriera della grande danzatrice. Fu in quell’anno che Rudolf Nureiev, ventiquattrenne astro nascente del balletto russo, realizzò la sua rocambolesca fuga in occidente, letteralmente volteggiando al di là dei suoi custodi all’aeroporto di Parigi. Fu così che nacque il sodalizio artistico delle due incomparabili stelle della danza, destinato a durare circa vent’anni: Margot infatti si ritirò dalle scene intorno alla sessantina. Il quarantenne Nureiev pareva invece nel pieno del suo fulgore mentre la sua triste e precoce fine non era poi così lontana. Ma Margot non dovette assistervi. Già vedova di Tito (1979), la ballerina fu colpita da un tumore contro il quale lottò invano per diversi anni, arrendendosi nel febbraio 1991. Nureiev morì due anni dopo.

Maria Santini
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Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
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