Era l’inverno 1956, il momento clou della trasmissione “Lascia o raddoppia?”, quiz che definire storico è riduttivo (e di cui si celebrano in queste settimane i 50 anni). La sua immensa popolarità si riverberò e nello stesso tempo prese alimento da quella che certamente ne fu la concorrente più famosa: Paola Bolognani, subito definita, a furor di popolo, la “Leonessa di Pordenone”.
Paola, diciannovenne, era una bella ragazza dal viso pulito che sembrava quella che era, una studentessa di terza liceo. Studiosa e molto informata, la giovane concorrente, contando soprattutto sulla sua memoria di ferro, scelse di presentarsi per una materia “frivola “ ma popolare allora quasi come adesso: il calcio.
Giocò bene, dimostrando grinta e becchettandosi anche un poco con il giovane conduttore, Mike Bongiorno, che però, da vero uomo di spettacolo, la lasciava fare: tutto ciò gli faceva audience. Alla fine naturalmente Paola vinse i suoi cinque milioni (circa cinquantamila euro di oggi). La sua popolarità, cresciuta di serata in serata, divenne immensa. Tutta l’Italia parlava di lei: così carina, fresca e innocente , così studiosa e seria… Era la figlia ideale, la sorella ideale, la fidanzata ideale. Perfino il fatto che fosse orfana di padre e figlia unica faceva tenerezza. Di lei i media lodavano tutto, arrivando a trovarle doti innate di attrice, di ballerina, di indossatrice.
Ma se davvero le aveva, Paola non si sognava neppure di sfruttarle. Non aveva partecipato al quiz per diventare una diva e infatti, spentisi i riflettori, rientrò subito nell’anonimato con un’unica piccola deroga: in quello stesso 1956 incise un disco “Sorrisi” che d’altronde fu subito dimenticato. A parte ciò, la sua sparizione non rappresentò la caduta nell’oblio di una bambina prodigio rimasta priva di fans perché cresciuta: fu una scelta.
Paola voleva andare avanti nella vita con le armi dello studio e della cultura. Così si iscrisse all’università e si laureò in giurisprudenza e poi in scienze politiche ed in economia: quindi intraprese quella carriera nella scuola che l’avrebbe portata a divenire preside di liceo. Si era intanto sposata e, a tempo debito, arrivarono ben cinque figli. Intanto il lavoro del marito l’aveva portata in Toscana dove visse fino all’ultimo: fu anche giornalista, corrispondente del “Telegrafo” di Livorno.
L’anno scorso, forse già malata, lasciò il lavoro e trascorse quelli che sarebbero stati gli ultimi mesi della sua vita fuori da ogni clamore, gelosamente protetta dalla famiglia: tanto era diventato grande il suo riserbo. Salutata da mesti trafiletti sui giornali, se n’è andata il 9 giugno di quest’anno, forse ignota ai più giovani ma ricordata dai tantissimi che , ai tempi del padre di tutti i quiz televisivi, avevano ammirato la sua freschezza, la sua grinta, il suo sorriso. Maria Santini
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Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica,
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