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Il radio,
inflessibile padrone di Madame Curie

Passata la prima guerra mondiale, il Laboratorio della somma scienziata , a Parigi, era all'avanguardia per le misure di sicurezza che vi regnavano. C'erano cappe aspiranti per risucchiare i vapori radioattivi, i minerali pericolosi venivano conservati in astucci di piombo e nulla veniva toccato con le mani nude. Non appena qualcuno dello staff accusava sintomi sospetti, lo si spediva in campagna nella convinzione, ingenua, che l'aria pura eliminasse gli effetti delle radiazioni che, del resto, non tutti ritenevano perniciose .Per esempio non ne era convinta la stessa figlia scienziata di Marie Curie, Irène Joliot-Curie che insieme al marito Frédéric lavorava a stretto contatto con la madre.
Ma la grande madame Curie non aveva sempre rispettato quelle precauzioni che ora imponeva al suo staff. All'inizio della loro leggendaria ricerca del nuovo elemento lei e il marito Pierre, non padroneggiando ancora l'inquietante scoperta, avevano trattato enormi quantità di materiale radioattivo praticamente a mani nude, in un capannone mal ventilato: in seguito Marie aveva lavorato molto anche con i raggi X. Per conseguenza, intorno al 1920 , cinquantatreenne, la scienziata appariva duramente provata: gravi disturbi alla vista, che imposero diverse operazioni, l'udito compromesso: una grande debolezza, le mani callose e piene di cicatrici. Tutta bianca di capelli ,appariva magra, esausta e molto più anziana della sua età. La situazione negli anni peggiorò . Si può dire che madame Curie continuò la solita vita fatta di duro lavoro, di viaggi faticosi per trovare fondi necessari al laboratorio e di vacanze troppo brevi , reggendosi con la forza di volontà.
Nel maggio 1934 la scienziata, prostrata dai raffreddori e dalla febbre ricorrente, uscì per l'ultima volta dal suo Laboratorio:non che fosse conscia della fine anzi aveva ancora tanti progetti personali e di lavoro. Pensava di andare "a curarsi". In realtà i medici, diagnosticando la tisi, la spedirono in un sanatorio della Savoia. Non era tisi: era anemia perniciosa che ebbe un decorso rapidissimo. Ma lei non capì di star per morire , riponendo tutte le speranze di una ripresa nell'aria pura di montagna. Niente da fare: il 3 luglio 1934 , in un luminoso mattino, Maria Sklodowska Curie si spense senza aver troppo sofferto. La figlia Irène, quella che da giovane scienziata non aveva creduto al pericolo della radioattività, morì esattamente come lei, nel 1956, a neppure sessant'anni. Pierre Curie era morto , travolto da un carro, nel 1906: l'unica della famiglia ad arrivare alla vecchiaia fu Eve,poi sposata Labouisse: nel 1937 aveva pubblicato una bella biografia della famosa madre, divenuta ben presto un successo letterario.

Maria Santini

Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
...ed ora i Primi 7 Gialli di Maria Santini sono usciti anche in libreria >>>