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puntata il 24 agosto
Le donne del Gattopardo
Giuseppe Tomasi di Lampedusa e le due figure femminili più
importanti della sua esistenzaL'eccentrica Licy
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La baronessina Alessandra Wolff trascorse la prima parte della sua vita a
Stomersee, un romantico castello baltico che solo tanti anni dopo avrebbe
rivelato quanto fosse infelice la sua ubicazione. 'Licy" e il futuro
creatore del Gattopardo divennero quasi parenti quando, la madre di
lei, Alice Barbi, già raffinata cantante brahmsiana, rimasta vedova del
barone Wolff sposò uno zio di Giuseppe, il marchese della Torretta e si
trasferì in Italia (1920).
A quell'epoca Licy era già sposata (1918) con André
Pilar, le cui terre confinavano con quelle dei Wolff: l'unico uomo che,
anche dopo il loro divorzio, riusciva a farla vestire decentemente senza
bruciature di sigaretta nei vestiti e nei cappellini. Quando Licy accettò di
ripetere l'esperimento coniugale con Giuseppe aveva 38 annì ed era già una
psicanalista: lui pure non era un ragazzino e aveva viaggiato molto,
studiato molto. Pure si risolsero ad avvisare i genitori solo il giorno
delle nozze e quelli di Giuseppe, specie la madre, la principessa Beatrice ,
la presero molto male. Con tutto ciò il neomarito non trovò la forza di
metter su casa per conto proprio e costrinse Licy alla convivenza con i
suoceri. Ma le due donne della sua vita non riuscirono ad andare d'accordo e
Licy se ne tornò al nord. Il matrimonio tuttavia resistette: si può dire che
si ibernò. I due coniugi si vedevano una o due volte all'anno, in genere in
Lettonia, a Stomersee o a Riga.
Fu la guerra a riunirli.
Licy perse il suo castello, confiscato, insieme
all'enorme parco e al lago di proprietà, dalle autorità sovietiche, mentre a
Palermo il palazzo Lampedusa veniva bombardato fino al crollo. I due coniugi
molto impoveriti si rimisero insieme sempre a Palermo in un appartamento
ereditato da Giuseppe e la loro vita sì assestò in una routine non
sgradevole. Giuseppe passava la giornata nei caffè del centro, con il suo
piccolo circolo di giovani discepoli, e fu lì che stese il Gattopardo.
Licy era ormai una psicanalista rinomata e lavorava molto.
Ma la serenità durò poco.
Giuseppe si vide rifiutare il Gattopardo da
Mondadori e poi da Einaudi (la famosa gaffe di Vittorini) e subito dopò
arrivò la sua morte rapida e sommessa, per un tumore ai polmoni(1957).
Alla gloria raggiunta dal Gattopardo Licy invece
assistette in pieno - ne fu fierissima ‑ e continuò una bella carriera di
psicanalista. Le foto ce la mostrano vestita in maniera assurda con velette
a puntolini calate sul volto rotondo. Morì, molto anziana, nel 1982.
La bonissima Bona - Il suo nome da ragazza, completo, era Beatrice Mastrogiovanni Tasca e
Filangeri di Cutò. Aveva un fratello, Alessandro, e quattro sorelle: Teresa,
Lina, Giulia, Maria. La loro madre, la ricchissima principessa Giovanna
Filangeri, era cresciuta in Francia e per questo allevò le figlie alla
moderna: troppo per la bigotta società palermitana. I l'avevamo detto,
noi, da parte dei detrattori della famiglia si sprecarono parecchi anni
dopo, sull'onda di un terribile scandalo. Fu quando Giulia, sposata Trigona
di Sant'Elia e dama di corte della regina Elena, venne assassinata
dall'amante Vincenzo Paternò (1911): al processo, l'avvocato di costui coprì
di fango la memoria dell'uccisa ma se la prese anche con le sorelle viventi,
specie con Maria che più tardi si suicidò. E Lina era morta nel terremoto
del 1908 a Messina.
Disgrazia, omicidio, suicidio: delle
raffinate e colte ragazze Cutò solo Beatrice e Teresa, sposata Piccolo,
ebbero una vita e una morte normali.
Sul finire del secolo, Beatrice ,sposatasi ventunenne (1891) con Giulio
Tomasi di Lampedusa era stata una donna di grande eleganza e stile, regina
delle feste palermitane: dopo lo scandalo Trigona condusse una vita più
appartata: rimase poi vedova nel 1934.
Da sempre la principessa riversò sull'unico figlio (una
bimba le era morta piccolissima) un affetto profondissimo ma esigente .
Giuseppe la ricambiò con grande tenerezza. Lo vediamo, nelle lettere,
chiamare spesso la madre con nomignoli, dei quali il più corrente è mia
bonissima Bona. E mia bonissima Bona,lo scrivo a papà, lo scrivo a
te. Licy ha accettato di diventare mia moglie comincia la lettera (1932)
con la quale quel figlio trentaseienne, imbarazzato come un ragazzino,
comunica ai genitori non un fidanzamento, come sembrerebbe, ma il matrimonio
già avvenuto con Alessandra Wolff.
Beatrice la prese malissimo: la convivenza con la nuora,
che Giuseppe non seppe evitare, fece scintille finchè Licy non se ne tornò
in Lettonia, da dove scriveva lettere sarcastiche al marito mammone.
Beatrice si riunì al figlio e a Licy, fuggita dalla Lettonia divenuta
sovietica, quando tutti e tre dovettero sfollare da Palermo , durante la
guerra: ma appena poterono tornare in città si fece spontaneamente da parte.
Andò a stare in un quartierino del palazzo Lampedusa semidistrutto e lì morì
nel 1946.
Maria Santini
Sereno Ferragosto a tutti: la prossima
puntata il 24 agosto
Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica,
Dieci Romanzi Gialli
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