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E' stata lei la vera, la genuina " principessa triste" . Oggi pochi se la ricordano (è morta a sessantanove anni nel 2001) ma nel periodo 1951 - 1958, quando cioè era sposata con Mohammed Reza Pahlavi, scià di Persia (allora tutti dicevano Persia e non Iran) se ne faceva indigestione soprattutto sui rotocalchi che avevano più pubblico della ancor neonata televisione. Alla fine, un sondaggio dimostrò che i lettori non ne potevano più: basta con Soraya e la sua tristezza!
Se ne parlava da quando, diciannovenne, avvolta in un abito da fiaba, aveva sposato il potentissimo scià: lo scià che, come un soldatino al fronte, si era innamorato di lei vedendola in fotografia.
Di Soraya ci venne detto tutto: era figlia del capo della potente tribù persiana dei Baktiari (petrolio) però di madre tedesca: a papà doveva i capelli corvini e l'esotico viso, alla mamma i tanto reclamizzati occhi verdi.
I rotocalchi stabilirono che la coppia imperiale di Persia si adorava e magari era anche così: ma il clou della faccenda era che gli anni passavano e bambini non ne arrivavano: e sì che lo scià aveva il bisogno disperato di un erede maschio!
Di qui il ritornello della stampa rosa: "è incinta o non è incinta?" sostituito più avanti da "La lascia o non la lascia?
A complicare la vicenda ci fu anche il breve colpo di stato (pochi giorni nell'agosto 1953) con il quale il ministro Mossadeq esautorò lo scià con la conseguente fuga della coppia imperiale a Roma. I giornalisti si arrogarono di leggere sul volto dei due sovrani spodestati la gioia: niente più trono niente bisogno dell'erede, era il ragionamento.
Sarà.
Ma questo genuino sentimento - se veramente ci fu - fu spazzato via dalla repressione del colpo di stato e dal ritorno in patria della coppia nuovamente imperiale. Ma eredi, niente. E alla fine, con grande strombazzamento mediatico, il ripudio della "sposa adorata".
Per inciso Reza Pahlavi il suo erede poi lo ebbe dalla moglie successiva, Fara Diba, ma non gli servì a nulla: la rivoluzione komeinista lo scacciò e stavolta per sempre dal trono (1979).
Morì l'anno seguente.
Ma torniamo al 1958. La ventiseienne Soraya non rimaneva in mezzo a una strada, avendo ricevuto una liquidazione miliardaria. Ma non si rassegnò all'anonimato e fu un errore.
Seguirono infatti una breve e insulsa carriera cinematografica, un altro amore concluso tragicamente, un libro di memorie, la pinguedine, la chirurgia estetica, l'alcool. Ora Soraya era veramente "triste" ma i riflettori si erano infine spenti e non si riaccesero più su di lei neppure quando sulla sua morte improvvisa cadde l'amaro sospetto di suicidio.
 

Maria Santini

Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
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