n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27   

Eva Perón dopo le esequie
 
Avrebbe dovuto diventare la statua di se stessa. Imbalsamata in modo da sfidare l'eternità, avrebbe dovuto giacere in una bara di cristallo all'interno di un enorme, sfarzoso mausoleo. Avrebbe sovrastato la statua di carne quella di candido marmo, altissima, raffigurante lei, Eva Duarte, nata povera e divenuta un'icona: idolatrata o bestemmiata,considerata santa o strega.
Nulla di questo progetto di gloria fu realizzato nemmeno nei tempi del potere di Juan Perón: quel corpo reso incorruttibile ebbe sì la sua teca di cristallo ma giacque nel palazzo della CGT (Sindacato) visibile solo a pochi. Poi il dittatore cadde e per Eva, scomoda da morta come da viva, cominciarono delle tristi, umilianti peregrinazioni. Infatti quando Perón fuggì in Paraguay (1955) , i nuovi capi del governo si trovarono di fronte all'imbarazzante problema di quella mummia dai capelli d'oro. Non la distrussero ma per un lungo periodo la salma vagò da una sistemazione all'altra. Operazioni segretissime che però puntualmente, non appena Evita arrivava da qualche parte erano note a tutti: lo si vedeva dai fiori e dalle candele che apparivano di colpo nei paraggi. Alla fine la fecero uscire dall'Argentina. Ed Evita scomparve. Fu solo nel 1970 che il generale Lanusse, allo scopo di venire a patti con Perón, di nuovo potentissimo, la fece ritrovare: Evita era a Milano, sepolta in cimitero sotto il falso nome di Maria Maggi. Così alla fine la salma giunse in Spagna al quartier generale di Perón, prossimo a riprendere il potere in patria. Dopo quindici anni il generale rivedeva, senza grande commozione, pare, la donna che aveva tanto contribuito al suo successo politico. La salma era in cattive condizioni: ci si poteva ora rendere conto che ai tempi della" Revolución Libertadora" aveva ricevuto non pochi oltraggi. Ma il dottore che l'aveva imbalsamata allora c'era ancora e riparò i danni mentre Isabelita, la terza, ambiziosissima moglie di Perón , le cuciva nuovi vestiti e le rifaceva lo chignon. E, morto Perón, che non aveva avuto né tempo né voglia di occuparsi della defunta, fu proprio durante il breve periodo della presidenza dell'ex ballerina, intenzionata ad appropriarsi del suo prestigio, che Evita ritornò in patria (17 novembre 1974) accolta con tutti gli onori. Ma durò poco: Isabelita fu cacciata, i militari instaurarono la sanguinosa dittatura che portò ai trentamila desaparecidos: di Evita non sapevano che farsene. La restituirono alle sorelle e finalmente quella salma inquieta trovò la pace in un cimitero di Buenos Aires: oggi solo una piccola lapide la ricorda. Ma nell'odierna Argentina carica di problemi Evita non interessa più nessuno, se non i turisti che l'hanno conosciuta attraverso un musical americano neppure col suo volto ma con quello di Madonna.

Maria Santini

Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
...ed ora i Primi 7 Gialli di Maria Santini sono usciti anche in libreria >>>