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Per una mutazione genetica, la regina Vittoria fu la prima della sua famiglia a trasmettere ai discendenti l'emofilia, una malattia che sembra inventata da un antifemminista: trasmessa dalle madri, le conseguenze le subiscono i figli maschi, e sono brutti guai. Non oggi, naturalmente, perché la pur grave affezione può essere tenuta sotto controllo: ma ai tempi di Vittoria e per decenni ancora la mortalità procurata dall'emofilia era alta e le sofferenze atroci, soprattutto quelle causate dalle emorragie interne:bastava farsi un livido. Né c'erano cure adeguate: l'unica salvezza era che alla fine si producesse in maniera spontanea la coagulazione sia pure in tempi lentissimi,
La regina Vittoria ebbe, fra i suoi nove figli, un maschio emofiliaco, Leopoldo, e due femmine portatrici sane, Alice di Assia-Darmstadt e Beatrice di Battenberg. Leopoldo visse trent'anni e neppure tanto male, visto che arrivò a sposarsi: morì nel 1884 dei postumi di una caduta.
La principessa Beatrice, dal canto suo, ebbe una figlia, Vittoria Eugenia, che, sposato il re di Spagna Alfonso XIII, gli diede sei figli dei quali due (il primo e l'ultimogenito) emofiliaci, morti giovani anche loro in conseguenza d traumi di per sé non gravissimi: Alfonso venticinquenne(1933), Gonzalo ventenne(1934).
Lo stesso era capitato a un figlioletto di Alice d'Assia, Federico, morto nel 1873 a quattro anni dopo una caduta di per sé non letale: non si potè far nulla contro l'inarrestabile perdita di sangue. Non solo: due sorelle del piccolo Federico furono portatrici sane. Irene, sposò Enrico, fratello del kaiser Guglielmo II, ed "infettò" i suoi due figli maschi: ma il vero disastro fu rappresentato dall'omonima della madre, Alice, per il matrimonio prestigioso che fece.
Alice divenne la tristemente famosa zarina Alessandra, moglie del debole imperatore Nicola II. Dopo quattro figlie, arrivò alla coppia imperiale il desideratissimo maschio, Alessio (1904) ma fu subito evidente che la madre gli aveva trasmesso l'emofilia. Le conseguenze furono terribili per la Russia e per la dinastia, dato che la zarina si rimise completamente all'intrigante "santone" Rasputin, l'unico in grado di far fronte alle terribili crisi del bambino malato.
Rasputin s'impicciava di politica e consigliava la zarina, già di per sé bigotta e retriva, sempre per il peggio: e Alessandra dominava del tutto l'imbelle imperatore. Così l'emofilia dello zarevic divenne un grave problema politico che, sommandosi agli altri mali della Russia, portò alla rivoluzione, alla caduta della monarchia (1917) e, un anno dopo, alla strage di Ekaterinburg.
Come è noto, sotto i colpi delle potenti pistole Nagant degli assassini perì tutta la famiglia imperiale, compreso lo sfortunato Alessio, quattordicenne.

Maria Santini

Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
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