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Saggi&Saggi 11 maggio 2005
di Maria Santini
Una grande scrittrice ci guida, settimana dopo settimana, alla scoperta delle pieghe meno note di un mondo di personaggi al femminile seguendo un itinerario intellettuale alimentato da una inesauribile curiosità di scoprire, indagare. Pagine che intrigano, appassionano e, perché no?, divertono.
Sono Usciti in SeBook i Gialli di Maria Santini
Dieci Romanzi Inediti di una scrittrice che vi appassionerà


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Amalia Guglielminetti
una poetessa dimenticata

 

E' così. Oggi la si ricorda soltanto per i suoi amori con due importanti letterati e per una sottile aura di scandalo che circonda il suo personaggio ma nei primi anni del Novecento Amalia apparve alla critica e perfino a D’Annunzio come una brillante promessa della poesia italiana. Il suo libro “Le Vergini folli” (1907) ebbe quindi un’accoglienza entusiastica mentre la ventiseienne autrice si dava a coltivare il personaggio che intendeva essere.
Uscita da una ricca famiglia torinese che le aveva fatto impartire un’educazione rigorosa in un istituto religioso, Amalia, divenuta adulta e padrona di sé, si propose come donna trasgressiva e un po’ tenebrosa, sul modello della dannunziana Basiliola Faledra, la crudele, sensualissima eroina della “Nave” anzi la “superfemmina”. Pertanto accentuava la sua figura alta e sottile con vesti eccentriche e cappelli alla Rembrandt e i grandi occhi con un trucco quasi luttuoso: si faceva fotografare in pose languide, racchiusa in cornici squisitamente Liberty.
Una maliarda?
Quest’etichetta le si appiccicò addosso ma in realtà, povera Guglielminetti, in amore diede sempre più di quanto gli uomini fossero disposti a concederle. Così capitò per il suo legame con Guido Gozzano, iniziato proprio dopo il successo delle “Vergini” come uno scambio epistolare a base di “Cortese Avvocato”, “Egregia Signorina” e divenuto una vera relazione, con Amalia che amava e Guido che si lasciava amare. Infatti durò poco: nel 1909 il complicatissimo poeta, il quale si piccava di non riuscire a provare veri sentimenti per nessuno, le scrisse una lettera in cui , tra i fiori dei complimenti rivolti alla donna bella e intelligente, spiccava un crudele “io non ti ho mai amato”: ciò pose fine a tutto. Rimasero tuttavia amici.
Ma cominciò da allora la parabola discendente di Amalia. La “promessa” letteraria che era stata non si realizzò mai anche se lei continuò a scrivere tutta la vita non solo poesie ma anche romanzi, opere teatrali, articoli di giornale. Il suo secondo amore serio, quello per lo “scandaloso” Pitigrilli, dopo sette anni si chiuse così male (1924) che la poveretta dovette essere ricoverata in clinica per esaurimento nervoso. Poi si riprese e tirò avanti, dividendosi fra il giornalismo e la scrittura, sempre più dimenticata. Morì a Torino nel 1941, per le ferite che si era provocata cadendo mentre scendeva al rifugio, durante un bombardamento. Aveva sessant’anni (cinquantasei secondo alcune fonti che indicano come anno di nascita il 1885).
“Essa è pur sempre quella che va sola”. Questo suo verso è emblematico se si pensa al lungo crepuscolo della sua esistenza, intessuto soltanto di ricordi certamente non tutti piacevoli e di chissà quali rimpianti.

Maria Santini

Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
...ed ora i Primi 7 Gialli di Maria Santini sono usciti anche in libreria >>>

 

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