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  Saggi&Saggi Roma, 29 ottobre 2005    
di  Maria Santini
Una grande scrittrice ci guida, settimana dopo settimana, alla scoperta delle pieghe meno note di un mondo di personaggi al femminile seguendo un itinerario intellettuale alimentato da una inesauribile curiosità di scoprire, indagare. Pagine che intrigano, appassionano e, perché no?, divertono.
E' uscito nelle librerie,
a 150 anni dalla nascita di Giovanni Pascoli,«Candida Soror»di Maria Santini
Tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli, l'adorata sorella del poeta della Cavalla Storna:
un'opera frutto di anni di ricerche e ricca di inediti.
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Amare Pirandello: 2. La donna fulva

   L’incontro fra Luigi Pirandello e Marta Abba avvenne nel 1923 quando l’ormai famoso commediografo aveva cinquantasei anni e la giovane attrice ventitrè.
   Marta veniva da una famiglia borghese di Milano: aveva una sorella di sei anni più giovane, Cele ( Celestina) che fu anche lei attrice.
  Marta era bella, con un viso armonioso, una figura slanciata, i capelli rosso bruniti. E fu subito amore: amore immenso, totalizzante, morboso destinato a durare fino alla morte …ma solo da parte di Pirandello.
  Lei, la donna fulva, fu sempre molto più distaccata e cercò, con successo, di non farsi fagocitare da quella passione che rischiava di stritolarla: aveva troppo buon senso per fare la fine di Antonietta. Perciò l’attrice, che per anni fu la prima donna della compagnia di Pirandello (il “Teatro d’Arte di Roma”) e che fu la prima interprete di tanti suoi lavori (Diana e la Tuda, L’amica delle mogli, Come tu mi vuoi) non acconsentì mai ad una convivenza continuata con il suo maestro. Anzi, dopo il volontario esilio di Pirandello a Berlino si staccò da lui (1929), creandosi una propria compagnia ed allargando il repertorio ai più noti autori moderni: successivamente imparò l’inglese e partì per una fortunata tournée in America, incoraggiata nobilmente dal suo maestro, che pure aveva il cuore spezzato dalla separazione.
  Marta era un’attrice brava e piena di fuoco ma per quanto sia stata apprezzata anche in repertori diversi, è stata sempre considerata, allora come adesso, l’attrice pirandelliana per eccellenza.
  La Abba rimaneva inflessibile ma il maestro continuava a sopportare malamente ogni separazione. Si scrivevano: il loro carteggio è imponente e assai significativo dei complicati rapporti che li legavano. Lui amava, lei più o meno tollerava quell’amore. Alla donna fulva Pirandello sacrificò anche la figlia Lietta, pur amatissima.
   Durante uno dei suoi periodici ritorni dal Cile la ragazza, resasi conto della furibonda passione paterna non si peritò di criticare Marta…il padre non gliela perdonò: Lietta e il marito, caduti in disgrazia, preferirono tornare in Cile. Con il tempo la situazione si ricompose ma Lietta non occupò mai più il primo posto nel cuore paterno. Tuttavia fu la figlia, non l’amata, presente al letto di morte di Pirandello (10 dicembre 1936).
  Nel 1938 Marta si sposò con un ricco industriale di Cleveland, Severance A. Millikin. Il matrimonio durò fino al 1952 e dopo il divorzio l’attrice tornò in Italia. Cominciava il lungo, lunghissimo crepuscolo. Non era certo anziana ma sicuramente superata: la sua carriera si arenò in pochi anni. Intanto era andata a vivere con la sorella Cele: negli ultimi tempi si ridusse sulla sedia a rotelle. La morte la colse nel giugno 1988.

Maria Santini
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Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
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di Maria Santini

 

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