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  Saggi&Saggi Roma, 22 ottobre 2005    
di  Maria Santini
Una grande scrittrice ci guida, settimana dopo settimana, alla scoperta delle pieghe meno note di un mondo di personaggi al femminile seguendo un itinerario intellettuale alimentato da una inesauribile curiosità di scoprire, indagare. Pagine che intrigano, appassionano e, perché no?, divertono.
E' uscito nelle librerie,
a 150 anni dalla nascita di Giovanni Pascoli,«Candida Soror»di Maria Santini
Tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli, l'adorata sorella del poeta della Cavalla Storna:
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Amare Pirandello: 1. Antonietta

   Lei era una giovane donna incantevole, bruna con profondi occhi azzurri. Anche lui era un bel ragazzo dal viso sensibile incorniciato da una morbida barba. Si sposarono (1894) che lei aveva vent’anni e lui ventisette: erano Antonietta Portolano, figlia di un’ottima famiglia di Girgenti (oggi Agrigento) e Luigi Pirandello, giovane e colto intellettuale. Nessuno, vedendo quella bella coppia, avrebbe potuto immaginare in quale tragedia si sarebbe trasformata la loro vita.
 Innanzitutto il matrimonio proprio del tutto d’amore non era: l’avevano combinato i padri dei due ragazzi. E se Luigi rimase subito incantato dalla fidanzata, Antonietta, impacciata dalla timidezza, rimase di più sulle sue. Dopo le nozze, andarono a stare a Roma e questa fu un’ulteriore difficoltà per una ragazza già forse un po’ fragile e certamente intimidita dall’esuberanza del marito: di colpo perdeva la sua famiglia e il suo ambiente per trapiantarsi in un paese estraneo molto di più di quanto lo possano essere la Roma e l’Agrigento di oggi.
  Seguirono, in una manciata d’anni (1895-1899), tre figli: non a caso fu alla nascita del terzo che la giovane mamma, esausta, cominciò a dar segno di squilibrio. Infine ci fu il disastro della zolfara di Aragona, in cui il padre un po’ padrone di Luigi aveva investito la dote della nuora: di colpo la giovane coppia Pirandello perdeva le ricche rendite sulle quali aveva fino ad allora contato, riducendosi allo stipendio di professore del capofamiglia.
 Da allora le condizioni di Antonietta precipitarono:la sua malattia si incanalò nella gelosia morbosa e poi nell’odio verso il marito. Purtroppo l’odio della madre si riversò anche sull’unica figlia femmina, Lietta, portando la ragazza ad un tentativo di suicidio e alla fuga da casa (1917).
 Pirandello sapeva che la moglie non poteva più vivere in famiglia ma aspettava, per ricoverarla, che il figlio maggiore Stefano, prigioniero in Germania durante la grande guerra, tornasse a casa: doveva trovare la mamma dove l’aveva lasciata. Fu quindi nel 1919 che Antonietta varcò l’ingresso di una casa di cura per non uscirne mai più. Nei lunghi periodi di tregua della sua malattia appariva calma e ragionevole.
 Si riconciliò con Lietta, la quale intanto aveva sposato Manuel Aguirre, un ufficiale cileno, e viveva in Cile: le due donne si scrivevano lettere affettuose e quando veniva in Italia la figlia si recava a trovare la madre. L’odio per il marito, invece, rimase inalterato dato che Antonietta lo incolpava anche della sua “prigionia” senza fine. Quel consorte odiato morì nel 1936: la vedova gli sopravvisse fino al 1959. La nipote Maria Luisa Aguirre la ricorda sul letto di morte, piccola e come ristretta sotto la coltre funebre bianca: finalmente in pace.

Maria Santini
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Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
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