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  Saggi&Saggi Roma, 10 novembre 2005    
di  Maria Santini
Una grande scrittrice ci guida, settimana dopo settimana, alla scoperta delle pieghe meno note di un mondo di personaggi al femminile seguendo un itinerario intellettuale alimentato da una inesauribile curiosità di scoprire, indagare. Pagine che intrigano, appassionano e, perché no?, divertono.
E' uscito nelle librerie,
a 150 anni dalla nascita di Giovanni Pascoli,«Candida Soror»di Maria Santini
Tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli, l'adorata sorella del poeta della Cavalla Storna:
un'opera frutto di anni di ricerche e ricca di inediti.
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   Ilaria e le coccole importune

   Da sei secoli una donna affascinante dorme il suo eterno sonno adagiata su un sarcofago adorno di putti e festoni. Il suo suntuoso abito marmoreo ha panneggi morbidi come burro : soffice appare il cuscino su cui appoggia la bella testa, con i capelli avvolti dal cercine a bande fiorite. I piedini della giovane signora appoggiano su un cagnolino che tiene la testina diritta ad osservarla quasi con ansia. Si tratta del monumento funebre di Ilaria del Carretto, forse il più famoso del mondo, custodito nel duomo di Lucca.
   Povera Ilaria, che pagò la sua immensa fama futura con la vita.
  La fanciulla, appartenente alla potente famiglia dei marchesi del Carretto, signori di Finale e Savona, aveva ventitre anni quando si sposò (1403) con Paolo Guinigi che, a ventisette, era da tre signore di Lucca e già vedovo di una sposa bambina:un uomo colto, un collezionista di cose rare.La coppia ebbe due figli in due anni: l’erede Ladislao e una bambina che costò la vita alla madre nel giorno stesso della nascita. Chiamata, per suo ricordo, Ilaria, a suo tempo essa sposò il nipote di un doge di Genova. Intanto Paolo Guinigi, secondo una voce comune straziato dalla perdita della bella sposa e comunque conscio del prestigio che la sua posizione gli imponeva di mantenere, ordinava a uno scultore emergente, Jacopo della Quercia, il monumento funebre di Ilaria, che fu terminato intorno al 1407.
  Qui però cominciano le sorprese. E’ opinione comune che Jacopo abbia realizzato l’intero monumento come oggi lo vediamo e che esso sia stato subito piazzato nel Duomo di Lucca ma non andò così. Pare certo che Guinigi abbia ordinato al grande artista soltanto la lastra tombale raffigurante Ilaria e che la commovente scultura sia stata posta, a livello del pavimento, sulla tomba della giovane donna nella cappella funebre dei Guinigi: non in Duomo ma nella loro villa suburbana. Poi passarono gli anni: nel 1430 Paolo, che intanto si era risposato altre due volte, fu spodestato e cacciato da Lucca in malo modo: sarebbe morto due anni dopo, prigioniero di Francesco Sforza. Intanto a Lucca tutte le sue proprietà erano state saccheggiate e l’immagine di Ilaria divelta dalla sua tomba. Ma qui entrò in gioco il suo fascino. Nessuno se la sentì di distruggere quella dormiente troppo bella, anzi la portarono in Duomo e poco dopo, per valorizzarla, commissionarono a uno scultore rimasto ignoto il sarcofago che oggi la sorregge.
   Attualmente Ilaria è nella sacrestia del Duomo all’interno di un recinto che finalmente la protegge dalle troppe mani e dalle troppe bocche che nel corso dei secoli si sono protese a toccarla e a baciarla.

Maria Santini
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Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
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In edizione elettronica, Dieci Romanzi Gialli
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