Sebbene fosse un cimelio dell’eroismo di Suhbaatar, Yanjmaa fu considerata soltanto un presidente di transizione tant’è vero che terminò il suo mandato il 7 luglio dell’anno successivo, forse scadenza di quello del defunto Gonchigiyn. Poi fu sostituita, manco a dirlo, con un uomo.
Oggi, sia detto en passant, la Mongolia democratica ha ripudiato Suhbaatar: il mausoleo è stato smantellato mentre la salma dell’eroe è stata cremata. Yanjmaa non ha visto nulla di tutto questo, essendo morta settantenne nel 1963. Ma non vorremmo averla deprezzata troppo: con tutti i limiti esposti, essa ha diritto pieno al suo primato mondiale.
Da quel 1953 dovranno passare ancora ventun anni prima che la situazione si ripeta in un altro paese del mondo: nel 1974 Isabelita Peron, vicepresidente dell’Argentina, subentra al marito Juan Peron, defunto in carica, divenendo presidente: la prima donna in America latina. Ma presto spazzata via come una festuca dalla scena politica,l’inetta ex ballerina lascia spazio alla sanguinaria dittatura dei militari, salvando tuttavia la vita e notevoli ricchezze.
Insomma, bisogna arrivare fino al 1980 (1 agosto) perché una donna che non è il cimelio di nessuno venga eletta capo di stato in seguito alle regolari elezioni democratiche svoltesi nel suo paese: si tratta di Vigdis Finnbogadottir, presidente della repubblica d’Islanda. Come tutti i suoi compatrioti, la presidente è conosciuta con nome personale e patronimico: “dottir” cioè figlia, così come “son”, figlio, fanno da suffisso a tutti i cognomi islandesi rispettivamente femminili e maschili. Vigdis, cinquantenne al momento dell’elezione, si dimostrò una donna politica di grande spessore e, molto apprezzata dai suoi compatrioti, restò in carica per quattro mandati fino al 1996.
Frattanto qua e là nel mondo spuntavano quasi con timidezza altre presidenti di repubblica democraticamente elette: non una folla se si pensa che al momento attuale i capi di stato donna sono, in tutto il mondo, una manciata: Cile, Irlanda, Finlandia,Lettonia, Filippine, Liberia. E proprio la Liberia ci dà altri due primati: Ellen Johnson Sirleaf è insieme la prima donna nera che ha assunto tale carica e la prima presidente donna dell’Africa (2005).
Sessantaseienne al momento dell’elezione, grande esperta di economia, la Sirleaf ha una storia personale drammatica, così come drammatici sono stati gli ultimi decenni della sua patria, la Liberia, stremata da due brutali dittature e due guerre civili (1980 2003). Per le sue coraggiose prese di posizione la Sirleaf fu incarcerata e costretta all’esilio,in tempi diversi, da entrambi i dittatori ma finalmente nel 2003 fu il sanguinario Charles Taylor a dover lasciare il paese: così l’anno scorso Ellen è stata eletta presidente della repubblica di Liberia, sbaragliando l’avversario George Weah, un ex calciatore dalla pur immensa popolarità.
Ellen ha ereditato una democrazia molto fragile: la nazione è stremata, la corruzione soffoca la vita pubblica. Il suo sembra a molti un impegno enorme: ma enorme è il coraggio della presidente . (2.
fine)
Maria Santini Qualche commento? Inseriscilo tu stesso su The Web Park Speaker's Corner Vuoi contattare Maria Santini? Clicca qui
Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da <b>Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica, SeBook
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