Un grande amore, quello di Franco Maironi e Luisa Rigey: un amore che alla fine trionfa di tutto anche della terribile crisi che ha minacciato di distruggerlo. I due sposi hanno caratteri molto diversi. Franco è un idealista convinto che non vi sia giustizia, a questo mondo, se non è accompagnata dalla comprensione e dalla carità: in nome di questi suoi alti principi si rifiuta di intraprendere qualsiasi azione contro la marchesa Orsola, sua nonna, che pure ha osteggiato con cattiveria il suo matrimonio con Luisa e si è appropriata con l’inganno dell’eredità a lui spettante. Luisa, molto tepidamente religiosa, ha un altro concetto della giustizia che, secondo lei, dovrebbe sostenere chi ne è degno e punire i malvagi. Questa sua idea si scontra continuamente con la realtà, una realtà che vede la perfida marchesa Orsola sempre trionfante nelle sue male azioni, come quella di ridurre alla miseria i due giovani sposi e lo zio Piero che li ospita, facendo perdere a quest’ultimo,con i suoi intrighi, il posto di ingegnere dell’imperiale regio governo austriaco. Questa assenza di giustizia Luisa la sperimenta di continuo, fino all’avvenimento più drammatico: proprio quando si decide ad affrontare la marchesa Orsola, raggiungendola sulla piazza del paese per gridarle il suo sdegno, la sua bambina, la piccola, idolatrata “ Ombretta” , rimasta priva di sorveglianza cade nel lago e annega. A questo punto Luisa, oppressa oltretutto da un terribile senso di colpa, si chiude in un dolore astioso dal quale esclude tutti e Franco per primo: questo nonostante il marito non le muova assolutamente alcun rimprovero anzi cerchi di confortarla. L’estraniamento appare completo. Franco, compromesso per le sue idee patriottiche, è lontano dalla Valsolda austriaca e Luisa passa il suo tempo assorta morbosamente nel ricordo di Ombretta, fra continue visite al cimitero e sedute spiritiche. Così quando il marito si arruola volontario in quella che verrà poi chiamata seconda guerra d’indipendenza, Luisa si rifiuta di andare a salutarlo: non può lasciare la tomba della sua bambina, afferma. Sarà lo zio Piero, con la sua rude bontà e il suo buon senso, a farla riscuotere dal suo sterile dolore. Così zio e nipote partono insieme raggiungendo Franco sul lago Maggiore. Ma quello che Luisa aveva concepito come un saluto freddo ad un uomo ormai estraneo, si tramuta in una passionale riconciliazione: da essa nascerà Piero, il futuro “ Santo”. Non solo: da quel ritrovarsi Luisa attingerà una forza e una religiosità nuove, che le permetteranno di sostenere i successivi colpi del destino: la morte dello zio Piero e quella di Franco, tornato ferito dalla guerra e andatosene dopo pochi mesi. Luisa, che pur gli sopravvive solo due anni, appare ormai pacificata e sostenuta dalla fede. Infatti questa è la lapide che un giorno il figlio Piero, divenuto adulto, leggerà sulla tomba del padre: A FRANCO IN DIO LA SUA LUISA Messaggio d’amore ma soprattutto di completa accettazione, da parte di una donna tanto inquieta e razionale, della religiosità ardente che aveva contraddistinto il suo sposo tanto amato.
Maria Santini Qualche commento? Inseriscilo tu stesso su The Web Park Speaker's Corner Vuoi contattare Maria Santini? Clicca qui Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da <b>Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica, SeBook
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