Bisogna infatti dire che quella dotatissima scienziata era anche una donna profondamente religiosa e per istinto votata al servizio degli altri. Già da adolescente aveva chieso al padre il permesso di chiudersi in convento: don Pietro dapprima rimandò la decisione fino al compimento dei vent’anni della ragazza ma in ultima analisi neanche allo scoccare di quella data le diede il sospirato consenso. Maria Gaetana, che lo venerava, accettò la sua imposizione ma pose dei chiari patti che il genitore dovette sottoscrivere: da allora in poi avrebbe vissuto una vita semplice senza più partecipare a feste o divertimenti. Sarebbe rimasta soltanto la consuetudine dei dibattiti culturali che don Pietro organizzava incentrandoli su di lei. Inoltre Maria Gaetana cominciò allora la sua opera di infermiera delle donne più povere ed emarginate: era usuale, per la famiglia, vedere tante di queste infelici entrare nel loro palazzo cittadino per essere curate nelle stanze di lei.
Eppure alla giovane donna non pareva di fare abbastanza. Quando il padre, pur adorato, morì (1752) Gaetana si sentì finalmente pront all’autorealizzazione anche se il suo vivo senso di responsabilità la costrinse a non allontanarsi subito dal palazzo paterno dato che anche la sua seconda matrigna era morta e c’erano tanti dei suoi piccoli fratellastri ancora bisognosi di cure. Infine nel 1759 la svolta: Gaetana raccolse i suoi pochi averi (don Pietro era stato ricco ma la divisione dell’eredità fra tanti figli aveva generato un mare di strettezze per tutti) e andò a vivere in un piccolo appartamento popolare, dove continuò ad occuparsi delle malate indigenti. Era suo destino divenire famosa qualunque cosa facesse: lo era stata per la filosofia e la matematica, ora del tutto abbandonate, lo divenne per la sua carità. Così nel 1783 fu nominata direttrice del reparto femminile del Pio Albergo Trivulzio, il più grande ospizio dei poveri di Milano. Fu bravissima anche in questo incarico: sollecita con le malate, pronta a licenziare infermieri sadici e medici ignoranti, all’avanguardia nel trattamento dei problemi psichici delle ricoverate: fermissima nel dar battaglia alle istituzioni per ottenere finanziamenti. E povera, sempre più povera: venduti da tempo i gioielli ereditati e quelli regalati da Maria Teresa al tempo della sua gloria, donava tutto quello che aveva a chi era più povero di lei. E, puntigliosamente, per le stanze che le erano state allestite al Pio Albergo
pretese sempre di pagare l’affitto…
Passarono gli anni: arrivò la rivoluzione francese, dando uno scossone al mondo. Incurante, Maria Gaetana continuava a lavorare. Morì nel 1799 lasciando un’ ultima eredità: uno scritto che descriveva le sue appassionate esperienze religiose. Maria Santini
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Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica,
Dieci Romanzi Gialli ...ed ora i Primi 7 Gialli di Maria Santini sono usciti anche in libreria >>>
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