Ne fa di strada Anna de Breuil, una suorina di clausura, probabilmente costretta a prendere il velo da un padre che non aveva mezzi per farle una dote. E sì che era molto bella: riccioli biondi, occhi color fiordaliso, pelle d’alabastro. Comunque in convento l’affascinante Anna ci rimarrà ben poco e la sua breve e turbolenta vita prevederà un prete sedotto, un marchio d’infamia impresso dal boia, un nobilissimo marito francese, un’impiccagione fallita, un altro nobile marito inglese e infine una bella carriera da agente segreto del cardinale Richelieu…nonché, naturalmente, una scia di delitti efferati e , in mezzo a tutto questo,perfino la nascita di un figlio destinato a diventare peggiore di lei, se possibile.
E dire che la promettente carriera della bella fanciulla stava per essere troncata dal nobilissimo primo marito, il conte di La Fère: costui, avendo per puro caso scoperto che su una delle bianche spalle dell’amata moglie era impresso il marchio delle delinquenti, non aveva esitato un istante ad impiccarla a un albero o almeno così aveva creduto: in realtà la donna si era salvata ed era fuggita mentre l’infelice consorte, che si riteneva ormai un assassino, aveva abbandonato il suo castello e la sua posizione nel mondo per divenire uno squattrinato moschettiere del re, sotto il nome di Athos.
Marchiata, perché? Non per l’ordine di un tribunale ma per una vendetta privata: il boia di Lilla aveva vendicato così il proprio fratello, cioè il giovane cappellano del convento che Anna aveva persuaso a fuggire insieme a lei, finito suicida.
Approdata in Inghilterra, la rediviva aveva sposato un figlio cadetto della grande famiglia dei conti de Winter: da questo momento in poi
la giovane francese sarà nota con quel nome carico dell’orrore evocato dai suoi delitti: Milady. Ma quando suo marito muore in circostanze sospette, il conte de Winter, suo fratello maggiore, allontana quella pericolosa cognata e non vuole né vorrà mai riconoscere il bambino che le è nato, avendo gravi dubbi sulla sua legittimità. Di quel figlio che pure un giorno con il nome di Mordaunt si ergerà a suo vendicatore, Milady non deve essersi occupata molto, dato che ben presto la troviamo agente di Richelieu, coinvolta nell’affaire dei diamanti della regina Anna d’Austria e poi implacabile nemica dei quattro moschettieri e di d’Artagnan in particolare. E’ vero, il giovane le ha giocato un brutto tiro imponendosi come suo amante mediante uno stratagemma indegno di un gentiluomo:ma i tentativi di vendetta di Milady sono feroci, spropositati.
Coronamento della sua opera è l’assassinio per procura del duca di Buckingham: benché prigioniera del cognato de Winter, la donna riesce ad irretire il suo austero carceriere e a spingerlo al delitto.
Ma poi ne fa una di troppo, avvelenando l’innocente Costanza, l’amata di d’Artagnan: braccata dai quattro moschettieri, Milady viene da loro catturata e condannata a morte. Sarà proprio il boia di Lilla, opportunamente ripescato da Athos, ad eseguire la sentenza sull’argine della Lys. E Milady la vediamo così, per l’ultima volta: in ginocchio, rassegnata, con le mani giunte,
mentre la spada cala sul suo tenero collo. Maria Santini
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Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica,
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