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  Saggi&Saggi Roma, 20 Settembre 2006   
di  Maria Santini
Una grande scrittrice ci guida, settimana dopo settimana, alla scoperta delle pieghe meno note di un mondo di grandi personaggi lungo il filo un itinerario intellettuale alimentato da una inesauribile curiosità di scoprire, indagare. Pagine che intrigano, appassionano e, perché no?, divertono.
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di Maria Santini
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    Bellissimo e odorifero molto
     Isabetta (Novella quinta della giornata quarta del Decamerone)


  
Nel Decamerone, così scintillante, così pieno di brio, non mancano però novelle patetiche e tragiche. Bellissima, fra le molte belle, è quella dedicata a Isabetta da Messina e alla sua follia d’amore e di morte. Uno scrittore meno grande ne avrebbe fatto un racconto dell’orrore: invece Boccaccio stempera i particolari anche più raccapriccianti nella disperata dolcezza e nella patetica follia della protagonista.
   Isabetta è la sorella bella e gentile di tre giovani e facoltosi mercanti di Messina che non l’hanno ancora maritata : sola e rinchiusa in casa è inevitabile che la fanciulla si innamori dell’unico uomo che le sta continuamente davanti agli occhi: Lorenzo, prezioso aiutante dei tre fratelli , un ragazzo prestante e gentile. In breve tempo, Isabetta e Lorenzo diventano, felicemente, amanti.
   Purtroppo una sera il maggiore dei fratelli vede entrare la sorella nella camera di Lorenzo: senza nulla dire, egli avvisa gli altri due e insieme essi consumano una vendetta silenziosa e feroce. Con la scusa di una gita, i tre, attirato il giovane fuori dalla città , lo uccidono e lo seppelliscono in un luogo remoto. Tornati a casa, non dicono una parola alla sorella. Ma Lorenzo non torna più e Isabetta comincia a chiedere di lui con insistenza finché i fratelli le impongono brutalmente di smetterla: che ha a che fare, lei, con quell’uomo?
   Spaventata e sottomessa la fanciulla smette di domandare ma nelle sue notti insonni e febbrili continua a invocare l’amato: finché una notte Lorenzo le appare in sogno, lacero e insanguinato, e le rivela, con l’atroce verità, il luogo in cui è sepolto. Seguendo le indicazioni del sogno, una sbigottita Isabetta arriva al luogo dov’ è la tomba improvvisata del suo amante e lo disseppellisce con l’aiuto della sua fantesca. Vorrebbe dargli un’onorata sepoltura, ma non è in grado , neppure con l’aiuto dell’altra donna, di trasportare quel corpo. Allora – ed ecco il particolare orribile che per la maestria narrativa di Boccaccio risulta invece altamente poetico – Isabetta spicca dal busto la testa di Lorenzo e se la porta a casa. La avvolge in un drappo prezioso, la pone in un grande vaso e la ricopre di terra: sopra pianta un cespo di basilico. Da ora in poi vivrà per curarlo e lo annaffierà solo con acqua all’essenza di rose e d’arancio e con le sue stesse lacrime. Seduta vicino al vaso, pensa che esso racchiude il suo perduto amore e piange, piange…
   Il basilico, oggetto di tante cure, diventa bellissimo e profumato. Ma è destino che i feroci fratelli debbano togliere a Isabetta anche la sua ultima consolazione. Insospettiti dal suo comportamento e dal deperire della sua salute, le sequestrano il vaso e, vuotandolo dalla terra, fanno l’orribile scoperta della testa di Lorenzo riconoscibile ancora per i capelli crespi. A questo punto i tre decidono di fuggire da Messina: si suppone, anche se non è detto apertamente, che portino con sé la povera Isabetta. Comunque sia, la fanciulla muore poco dopo, sprofondata nella follia, continuando a chiedere che le restituiscano il suo vaso. E così, commenta lo scrittore, il suo disavventurato amore ebbe termine.

Maria Santini
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Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:
  Matilde di Canossa, Liszt.
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