15 agosto 778. A Roncisvalle, una gola dei Pirenei, la retroguardia dell’esercito franco che sta tornando dalla Spagna viene attirata in un’imboscata dai guerriglieri baschi della zona e sterminata. Con i suoi uomini muore il comandante, Hroudland, marchese di Bretagna. Carlo, il re all’incirca trentacinquenne, raccoglie i suoi morti e mette la parola fine alla sua inconcludente spedizione in Spagna.
Tale è il fatto storico . Nient’altro sappiamo di Hroudland: possiamo solo arguire che se il re lo aveva messo a capo della difficile marca bretone doveva essere un comandante esperto e non giovanissimo.
Eppure quest’episodio oscuro e sfortunato doveva conquistare, nei secoli, una fama talmente vasta da divenire uno dei miti dell’umanità occidentale. Le leggende continuarono ad intrecciarsi, fornendo Hroudland di una biografia particolareggiata: perso quel nome impronunciabile, egli divenne il paladino Roland (Orlando per noi italiani), figlio di una sorella di Carlomagno, trasformato a sua volta in un vegliardo. Lo scontro di Roncisvalle con i Baschi,
cristiani, diventa una lotta epocale contro i “ Mori”,cioè i musulmani di Spagna: Roland compie prodigi di valore, acconsentendo ad avvisare l’esercito dello zio, mediante il suono dell’olifante, solo quando è troppo tardi. Ad ogni modo Carlomagno scende di nuovo nella penisola iberica e sbaraglia i nemici, vendicando il nipote.
Siamo così arrivati alla più famosa fra le “ Chansons de geste” cioè
la “Chanson de Roland”( XI sec). Ma la fama del giovane paladino non si ferma qui: continua il suo cammino, più tranquillo e soprattutto più fantastico e immaginifico, fino a confluire nei poemi cavallereschi italiani, dedicati appunto a Orlando: “L’Innamorato” di Boiardo, “ Il Furioso” di Ariosto.
Ma torniamo alla celeberrima “chanson”. In questo cupo mondo di feroci combattenti appare una figura di donna dolcissima e fiera: Alda “la bella” (semplicemente Aude nell’originale) fidanzata di Orlando e sorella di Olivieri, il compagno che muore con lui a Roncisvalle. Alla fanciulla sono dedicate solo due strofe che però l’hanno resa immortale. Lasciamo la parola all’antico poeta:
“L’imperatore è tornato di Spagna…Monta al palazzo, è entrato nella sala. Ecco che giunge Alda, la bella dama. Così disse al re: “Dov’è Orlando, il condottiero che giurò di prendermi come moglie?” Carlo ne ha dolore e pena: piange dagli occhi, si tira la barba bianca: “Sorella, cara amica, di un uomo morto mi domandi. Io te ne darò un
cambio molto vantaggioso: sposerai Lodovico, mio figlio…erede del mio regno”. Alda risponde: “Questo discorso non mi tocca. Non piaccia a Dio, né ai suoi santi, né ai suoi angeli che dopo Orlando io rimanga viva! ” Perde il colore, cade ai piedi di Carlomagno.Subito è morta : ha pietà di lei e piange l’imperatore. Alda la bella è giunta alla sua fine. Crede il re che ella sia svenuta:la prende per le mani e l’ha sollevata: sulle spalle ha la testa reclinata…”
Eppure Orlando, morendo, non aveva avuto un pensiero per questa donna meravigliosa: s’era rivolto a Dio, al suo sovrano, alla sua spada ma non a quella compagna fedele fino a morirne.
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Maria Santini è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da <b>Simonelli Editore: Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica, SeBook
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