la
Bacheca Virtuale
di Silvano
Calzini
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Quando leggere è un piacere e una autentica passione
Milano, 12 Settembre 2011
Hemingway, l'amico ritrovato
Quest’anno ricorrono i 50 anni dalla morte di Ernest Hemingway (1899-1961) e nel mio piccolo ho pensato che fosse arrivato il momento giusto per riconciliarmi con lo scrittore americano. Lo avevo letto negli ormai lontani anni del liceo e mi era piaciuto, poi però, a poco a poco, mi era diventato insopportabile. La responsabilità non era tanto sua quanto della pletora debordante dei suoi amici, conoscenti, frequentatori e chi più ne ha più ne metta. Sì, insomma, la continua, incontrollabile, stucchevole serie di: “quella volta che ho incontrato Hemingway”, “quella volta che sono andato a caccia con Hemingway”, “quella volta che mi sono sbronzato con Hemingway” e via di questo passo.
Sembra che tutti lo abbiano conosciuto, abbiano passato una serata insieme a lui e per bontà loro da 50 anni ci riversano aneddoti, battute, pettegolezzi, indiscrezioni. A forza di leggere interviste di tutti questi “hemingwayani”, o presunti tali, non ne potevo più e avevo finito per rompere i ponti con lui. Anche perché a stare dietro a loro, Hemingway ne veniva fuori come una specie di bonaccione sempre mezzo sbronzo che passava la vita a dare pacche sulle spalle a destra e a manca; uno di quei tipi che Gadda avrebbe definito “Un trufolone che va in cerca di tutti, è amico e ospite di tutti, è stato a balia con tutti”.
Poi un pomeriggio di quest’estate sono andato a riprendere dalla mia libreria la vecchia copia dell’Oscar Mondatori numero 1, “Addio alle armi”, certamente acquistata al tempo da mio padre, e ho cominciato a leggere. Un romanzo molto più bello di quanto ricordassi, che ti prende subito alla gola e non ti lascia più. Dopo poche pagine avevo già fatto pace con Hemingway, che, senza tanti fronzoli, mi ha portato sul fronte della Prima guerra mondiale fino a farmi vivere la ritirata di Caporetto in presa diretta. Poi via di corsa in ambulanza fino alla Milano di cento anni fa, dove, tra il piccolo ospedale americano di via Armorari e le serate in Galleria, Frederic, il protagonista del romanzo, vive la travolgente storia d’amore con l’infermiera Catherine. E poi ancora verso la Svizzera per il magnifico e struggente finale.
Ernest Hemingway, un grande narratore davvero e un amico ritrovato per me, convinto più che mai che per conoscere gli scrittori bisogna leggere i loro libri. Tutto il resto sono parole al vento, che per fortuna se le porta via.
Silvano Calzini Inserisci i tuoi commenti su
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Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.
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