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di Silvano Calzini

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7 febbraio 2005

Elogio di Moll Flanders


Nata nella prigione di Newgate, avventuriera, prostituta, sposata cinque volte (una delle quali con il proprio fratello), per oltre dieci anni ladra, per otto deportata in Virginia, e poi alla fine finalmente ricca e in odore di onestà. In breve questa è la storia di Moll Flanders la tagliaborse, raccontata da Daniel Defoe nello straordinario “Fortune e avventure della famosa Moll Flanders”, pubblicato per la prima volta il 27 gennaio 1722, e nel quale l’autore si cala completamente nelle vesti della protagonista, facendo così provare ai lettori l’ebbrezza di vivere in prima persona le sue travolgenti esperienze. La vicenda è ispirata alla vita di una celebre ladra morta a Londra nel 1659 e ben presto divenuta una figura leggendaria nell’immaginazione popolare.
D’altra parte sessant’anni di alti e bassi nella vita dovevano avere reso facile a Defoe immedesimarsi nella figura di Moll Flanders. Uomo d’affari, scrittore politico, agente segreto, giornalista e alla fine romanziere, Defoe passò da prestigiosi incarichi pubblici a disastrosi rovesci finanziari; durante il regno di Guglielmo III fu assiduo frequentatore delle dorate sale della corte e nello stesso tempo del sottobosco di ladri e spie che aveva conosciuto nelle celle della prigione di Newgate, in cui era finito dopo avere subito persino tre giorni di esposizione alla gogna. Nel 1704 fondando “The Review” diventò in pratica il precursore del giornalismo moderno, godette di altissime protezioni politiche ma venne ripetutamente arrestato per debiti e a causa di vendette personali. Poi negli ultimi quindici anni di vita inventò letteralmente il romanzo borghese con il suo “Robinson Crusoe” uscito nel 1719. Un testo fondamentale, il vero e proprio manifesto della middle class, la “nuova classe” industriosa, intraprendente, individualista, destinata a diventare il motore della società borghese moderna.
Senza dubbio “Robinson Crusoe” è un testo fondamentale ed è uno di quei libri che hanno segnato una svolta, ma confesso che personalmente l’ho trovato di una noia insopportabile. Il nostro eroe è là nella sua isola che si dà da fare come un matto, è uno che ce l’ha mette tutta, non molla mai, ha un milione di risorse e io mi tolgo tanto di cappello. Lo stimo, lo apprezzo, ma non mi fa battere il cuore. Niente a che vedere con Moll Flanders, trasgressiva, bugiarda, ladra, furba e pratica, insomma una vera e propria “poco di buono”. Certo, sconsiglierei vivamente a chiunque di sposare una donna del genere. Meglio seguirne le mille peripezie attraverso le pagine del romanzo. A Moll capita di tutto ma niente può fermarla, nessuna vicissitudine è in grado di diminuirne la straordinaria vitalità; al massimo ogni tanto versa una lacrima, si concede un attimo di disperazione, ma poi tira avanti per la sua strada. Non è giudiziosa né saggia e si fa guidare da un atavico buon senso votato esclusivamente alla sopravvivenza. Resta il fatto che qualunque cosa faccia non è mai un’ipocrita o una sciocca.
Un personaggio vivissimo, coinvolgente e trascinante, che non cerca scuse o autogiustificazioni per le sue azioni. Senza ipocrisie dice chiaro e tondo che la molla che la spinge ad andare sempre avanti, a passare da un imbroglio all’altro, da un letto a un altro, è il denaro. A tutte le anime belle e ai gran sacerdoti del politically correct che imperversano ai nostri giorni riserverebbe al massimo un’alzata di spalle. Costretta fin dall’inizio dalle avversità della vita a dovere affermare il proprio diritto all’esistenza, Moll Flanders è anche una femminista ante litteram. Naturalmente alla sua maniera, senza roboanti proclami o stucchevoli manifesti ideologici, ma agendo e perseguendo liberamente le proprie passioni e i propri desideri, che poi sono le passioni e i desideri più autentici degli uomini e delle donne, quelli che da sempre muovono e guidano gli esseri umani.

Silvano Calzini

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