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di Silvano Calzini

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Quando leggere è un piacere
e una autentica passione
    
Milano, 20 Novembre 2007

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Albert Camus:
alle radici del male

  Figli che ammazzano i genitori, madri che ammazzano i figli, mariti che ammazzano le mogli, vicini di casa che si trasformano in spietati assassini, e poi tutto un fiorire di serial killer che si divertono ad ammazzare a destra e a manca. Da anni assistiamo, un po’ increduli e un po’ annoiati, a una serie infinita di delitti con tutte le variazioni criminali possibili. In alcuni casi i colpevoli vengono scoperti in breve tempo, altri invece si trascinano per mesi o per anni, in una serie infinita di puntate e presunti colpi di scena, con l’accusa e la difesa che si fronteggiano, i colpevolisti e gli innocentisti, il tutto in un grande frastuono mediatico dove diventa sempre più difficile distinguere la realtà dalla finzione.
  Ormai, quasi fosse un riflesso condizionato, di fronte a ogni nuovo crimine di questo tipo la mia mente corre subito a “Lo straniero”, il romanzo di Albert Camus, perché anche nei casi in cui si arriva al cosiddetto accertamento della verità contro ogni ragionevole dubbio, mi sembra che le ragioni profonde di questi orribili delitti restino avvolte nella nebbia più fitta. Sempre di più mi convinco che indagini, inchieste, perizie, processi e sentenze non spiegano un bel niente. Insomma, resta più valido che mai lo shakesperiano “Much ado for nothing”, “Tanto rumore per nulla”.
  Per fortuna mi viene in soccorso il libro di Camus.
  Protagonista de “Lo straniero” è Meursault, un modesto e abulico impiegato di Algeri che vive in uno stato di totale estraneità rispetto a se stesso e al mondo. Basterebbe ricordare la frase di apertura del romanzo, “Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”, per dare l’idea dell’apatia dei sentimenti del personaggio, ma è solo l’inizio di un vuoto e di un’indifferenza nei confronti di tutto e di tutti. Dopo una lite con due arabi incontrati per caso su una spiaggia, Meursault ne uccide uno senza sapere bene quello che sta facendo.
Processato, viene condannato a morte, senza che ci sia alcuna reazione da parte sua. Si limita ad assistere passivamente al processo e poi ad aspettare la morte, accettando il proprio assurdo destino. “Lo straniero”, pubblicato nel 1942, è un romanzo splendido, scritto con uno stile asciutto ed essenziale, in cui l’autore utilizza una storia drammatica per rappresentare una condizione che tocca l’essere uomini in quanto tale, per mettere davanti agli occhi del lettore l’assurdità della vita e della morte.
  Albert Camus ci presenta un colpevole che non cerca giustificazioni, difese o menzogne, ma che accetta lucidamente il male che ha commesso. È una presa d’atto del marcio che abita nella coscienza dell’uomo, che fa parte della sua natura e che è inestirpabile. Le analisi sociologiche o psicologiche lasciano il tempo che trovano e non spiegano quel disagio profondo di fronte all’esistenza che genera il male. Il riscatto per l’uomo può venire solo da una lucida presa di coscienza e dall’accettazione della vita così com’è: assurda e senza senso, con gli eventi che si susseguono senza che egli possa intervenire.
  Al contrario di quanto potrebbe sembrare, non è un messaggio pessimista quello di Camus, uno scrittore a lungo imprigionato dai critici nella categoria degli esistenzialisti, ma in realtà libero e insofferente delle correnti letterarie, delle ideologie e delle religioni. Il suo è un invito a comprendere le vere radici del male, a prendere coscienza di quell’aspetto terribile e disumano che abita anche in noi, ad accettare la parte oscura del nostro animo. Solo se ne saremo capaci forse potremo riuscire a sopravvivere in un mondo “dove sono mescolate rivoluzioni fallite, una tecnologia impazzita, divinità morte e ideologie consunte”.

Silvano Calzini
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  Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi, cinquantenne, si è lasciato alle spalle l’entusiasmo iniziale, ma non l’amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora.  


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